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Anche i Russi possono leggere Leopardi....

San Benedetto del Tronto | Anna Akhmatova, poetessa russa del secolo scorso, ha tradotto, compreso L' infinito", ventiquattro liriche del Leopardi, anche grazie alla collaborazione con il suo allievo Najman.

di Elvira Apone

"Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de l'ultimo orizzonte il guardo esclude". Inizia così una delle liriche più celebri, forse in assoluto la più famosa, del nostro sommo poeta marchigiano Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti italiani del XIX secolo.

Il colle, dal quale il poeta riesce a stento a vedere l'orizzonte, a causa della siepe che gli copre la visuale, ma che al tempo stesso gli lascia immaginare un mondo infinito al di là di essa, è un luogo reale, una verde collina nei pressi di Recanati, il suo paese natale, che rappresenta per lui anche una sorta di rifugio e di ispirazione. È qui che il poeta si perde nell'infinità dello spazio e nell'immensità del tempo, raggiungendo una condizione di grazia e di serenità, in cui ogni suo dolore sembra, almeno momentaneamente, sopito.

Anna Akhmatova, una poetessa russa del secolo scorso, che amo particolarmente per il suo approccio realistico e consapevole a diversi temi come l' amore, il dolore, la vita, la morte, ha tradotto, compreso L' infinito", ventiquattro liriche del Leopardi, anche grazie alla collaborazione con il suo allievo Najman.

Dopo il suo primo viaggio in Italia nel 1912, l'Akhmatova ritornò nel nostro paese nel 1964, per ricevere il premio Etna Taormina e, come lei stessa scrisse in una lettera, per approfondire lo studio della lingua italiana e visitare personalmente tutti i luoghi leopardiani.

Leopardi era già stato tradotto in Russia sin dalla seconda metà del XIX secolo, ma nessuno prima dell'Akhmatova era riuscito a cogliere la vera essenza della sua poesia, a renderne così efficacemente il verso e il ritmo attraverso un linguaggio semplice e immediato che, pur partendo da immagini concrete, arriva però a esprimere concetti astratti e sentimenti universali. Fedele e intensa, in particolar modo la traduzione dell'Infinito dell'Akhmatova si rivela assai vicina alla profonda sensibilità del Leopardi e alla sua pessimistica ( o forse realistica?) visione della vita e del mondo.

I due poeti, infatti, per quanto appartenenti a paesi, culture e periodi storici diversi, hanno, tuttavia, rivelato sorprendenti affinità come, ad esempio, l' amore e il senso di responsabilità per la propria patria, e soprattutto una forte volontà di trovare un senso alla fragile e caduca esistenza umana, che per l'uno si perde nell'infinità dell'universo circostante, mentre per l'altra viene soffocata dal regime totalitario della Russia del suo tempo.

Così Anna Akhmatova ha regalato a se stessa e alla Russia un pezzo della nostra cultura e un quadro dei luoghi di leopardiana memoria, cari non soltanto al nostro grande poeta, ma a noi tutti, figli naturali e adottivi di questa terra dal carisma straordinario.

28/02/2013





        
  



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