Leggo nell'ultimo editoriale il seguente titolo: 'Liberate la pace'e tutto quello che segue. Indubbiamente è un argomento importantissimo ma che viene, anzi è stato (ora dalla prima pagina è passato nelle pagine interne, avendo perso il cosiddetto senso della notizia)sottoposto al classico bombardamento dei media, da quando la giornalista del 'Manifesto', Giuliana Sgrena e le colleghe Florence e Hussein, sono state fatte prigioniere dai terroristi iracheni.

Della serie: interessa il 'locale', compito a cui dovrebbe tendere un quotidiano 'on - line', oppure, mi domando, l'editoriale, spesso e volentieri, viene sfruttato per i 'bei compitini' di quanti avrebbero voluto diventare soggetti attivi dell'informazione e, invece, per tanti motivi (in primis la scelta del lavoro), sono stati costretti a 'farlo da grandi'?

Polemica gratuita? No, poiché, il mio invito all'amico direttore di ' ilQuotidiano.it', Mimmo Minuto, è di evidenziare il mio intervento - sfogo, con questo titolo: 'Liberate le case'. Quelle sfitte, logicamente, quelle per le quali l'Amministrazione Comunale di San Benedetto ha alzato l'aliquota ICi al 9 per mille.

Giustamente, occorre aggiungere, poiché, come evidenziato dal caso del cittadino marocchino Mustafà Flhali e famiglia (moglie, due figlie di 11 e 12 anni e mamma a carico), i proprietari di queste 'case sfitte' impongono ai responsabili delle Agenzie Immobiliari di non stilare contratti di affitto con gli extracomunitari.

Quasi fossero gente appestata, incivile che trasformano un appartamento di 'civile abitazione' in una sorta di 'suburra'. Poi, magari, all'insegna della 'carità pelosa', fanno le preghiere per gli ostaggi in Iraq, partecipano alle gare di solidarietà versando quel tanto che basta per poter dire di essere dei buoni cristiani. E sì, poiché, anche il settore religioso non è esente dalle giustificate considerazioni.

Dice il vice sindaco Pasqualino Piunti che, nel ruolo di assessore alle Politiche Sociali sta facendo l'impossibile per trovare un'adeguata soluzione che possa evitare la strada alla famiglia di Mustafà Flhali, che la Caritas Diocesana non può ospitare la famiglia marocchina perché sta ristrutturando l'immobile in zona Ponterotto.

Inoltre, anche il parroco della chiesa 'Cristo Re', don Pio Costanzo, sembra abbia driblato il problema dell'indispensabile alloggio alla famiglia Flhali, perché la filosofia di gestione della 'Casa Famiglia' è tutt'altra cosa. E gli insegnamenti del buon Gesù che si è sacrificato per mondare le pecche di noi miseri peccatori dove sono andati a finire, solo nelle prediche domenicali? Sarebbe il caso di battersi il petto fino a sfondarselo e nel contempo ripetere 'mea culpa, mea culpa, mea massima culpa'.

A meno che, prendendo per buono l'invito, qualche santa persona non liberi la propria casa.Tra l'altro, a pagamento. Meriterebbe l'innegabile grazie, con tutto il cuore, di quanti sulla 'soglia della povertà, fanno fatica a tirare avanti, guerra o non guerra, prigionieri o carcerieri in Iraq.