Villa Adriana, una bellezza violata
Roma | Difendiamo la nostra Storia, non deturpiamola.
di Alice Galasso
Villa Adriana
"Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più ... cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti".
Arriva dalla Francia questo pensiero, concepito nei non lontani anni ‘50 da Marguerite Yourcenar, e posto al principio del suo romanzo "Memorie di Adriano". Non fu né la prima né l'ultima ad essere ammaliata dal fascino antico della grande Villa Adriana, una delle tante bellezze architettoniche in Italia, una delle tante culle di civiltà scomparse ma le cui orme sono ancora tangibili sotto i nostri passi; uno dei tanti siti archeologici deturpati e lasciati in balia del tempo che li corrode, uno dei tanti gioielli del passato sottoposti alle barbarie del "dio denaro", uno dei tanti plurisecolari tesori destinati a venire seppelliti da una colata di cemento grigio. "Si chiama lottizzazione Nathan e prevede la realizzazione di 122mila metri cubi di residenze" scrive Sergio Rizzo su Il Corriere della Sera alludendo al progetto di sviluppo edilizio Comprensorio di Ponte Lucano della Impreme spa che Massimo Mezzaroma ha deciso di intraprendere a poche centinaia di metri da Villa Adriana, violando la cosiddetta buffer zone, una zona protetta stabilita con un accordo internazionale tra la Repubblica italiana e l'Unesco.
Come da regola il progetto dovrebbe essere preventivamente descritto all'Unesco in termini di impatto sull'area su cui si intende costruire e soprattutto introdotto al Whc (World Heritage Centre) dal Ministro dei Beni Culturali, il quale, tuttavia, si è limitato a dare "solo un parere consultivo" da quanto afferma il sottosegretario ai Beni Culturali Buitoni, ex presidente del Fai. Come si dice scarica barile, una pratica in auge tra le istituzioni. Intanto i liceali di Tivoli si mobilitano e scrivono al ministro "Onorevole ministro Massimo Bray [...] Abbiamo bisogno di cultura [...]". E' una dichiarazione forte, la loro, uno spiraglio di luce nel buio in cui vacilliamo da tempo. L'arte e la cultura che in questi momenti difficili dovrebbero costituire una consolazione per gli animi, versano in uno stato di incuria e di indecenza.
Dov'è la dignità? Tra i nostri martiri ricordiamo Paestum, Pompei, il Teatro Romano - seppellito da cemento armato e mattoni di tufo -, il vicino Truentum e tanti altri.. Non sono anche questi omicidi di Stato? Difendiamo la nostra Storia, non deturpiamola.
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03/02/2014
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