"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona al Teatro delle Energie di Grottammare
Grottammare | Intervista all'attore Marco Zoppello sullo spettacolo ispirato al celeberrimo personaggio creato da Astrid Lindgren e sulle attività della Fondazione veronese.
di Alfonsi Valentina
"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona
Le avventure della misteriosa bambina con le «treccioline ritte in fuori» e il naso «tutto spruzzato di lentiggini» nata dall'immaginazione della svedese Lindgren sono state adattate da Pino Costalunga e Marinella Rolfart e messe in scena attraverso una singolare interazione tra gli attori e i pupazzi che rappresentano i tre bambini protagonisti: «le scenografie e i pupazzi sono stati creati da Tjåsa Gusfor, un'artista svedese - ci spiega l'attore Marco Zoppello - Si tratta di un tipo di teatro di figura diverso rispetto a quello delle classiche marionette: noi attori prendiamo in mano i pupazzi e li animiamo restando in scena, è come se giocassimo a "fare finta", proprio come i bambini».
È nel momento in cui compaiono i pupazzi di Annika e Tommy che Pippi entra in scena e inizia davvero la storia.
«Sì, tutto ruota intorno a Pippi. Il fatto di usare i pupazzi permette a me e Margherita Varricchio (Annika) di impersonare anche i personaggi "grandi", gli adulti. Pippi invece, interpretata da Irene Høgsberg, rimane sempre se stessa. La scenografia è interamente a misura di Pippi-pupazzo e questo ci consente tra l'altro di rappresentarne in modo immediato la forza fisica.
"Pippi" è una bella palestra per un attore, grazie ai continui travestimenti e la molteplicità di linguaggi e dialetti; i pupazzi poi richiedono un'attenzione particolare: il fatto che l'attore-manipolatore sia in scena - e non nascosto come nel teatro delle marionette - fa sì che il pubblico guardi prima di tutto te e poi segua la direzione del tuo sguardo, perciò tu, attore, devi sempre guardare il pupazzo per renderlo vivo agli occhi del pubblico e catturare l'attenzione di chi guarda».
Come vivi, da attore, il teatro per bambini?
«Fare teatro per bambini è una questione di responsabilità: al di là di "Pippi", che è molto giocoso, penso che ai più piccoli si possano proporre anche temi meno allegri, senza sottovalutarli credendo che si possa far vedere loro qualunque cosa e che si accontenteranno. Non è necessario che capiscano tutto, è bello trasmettere loro anche delle impressioni, delle suggestioni più sfumate».
Qual è la tua esperienza in questo settore con la Fondazione Aida?
«La Fondazione Aida è un teatro stabile di innovazione che produce spettacoli per ragazzi, giovani e adulti. Ci occupiamo anche di pubblicazioni, audiolibri, dvd, cd audio, organizzazione di rassegne in Italia e all'estero: in Australia, ad esempio, abbiamo portato la commedia dell'arte con "Il segreto di Arlecchino", scritto da me, oltre a "Il principe felice", "Pierino e il lupo" e uno spettacolo ispirato a testi di Pier Paolo Pasolini. "Arlecchino" è andato in scena anche a New York per il Columbus Day».
Come viene accolto il vostro teatro all'estero?
«Molto bene, in paesi europei come la Francia o la Spagna il teatro di figura e per i più giovani è una tradizione radicata.
In Australia è difficile vedere un teatro per ragazzi come il nostro, lì sono molto influenzati dallo stile di Broadway e maggiormente orientati sul musical. Noi abbiamo girato soprattutto nelle scuole dove è alta l'attenzione nei confronti dell'espressione teatrale: quasi tutte hanno un insegnante di "drama" e un teatrino interno».
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08/02/2011
"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona al Teatro delle Energie di Grottammare
Grottammare | Intervista all'attore Marco Zoppello sullo spettacolo ispirato al celeberrimo personaggio creato da Astrid Lindgren e sulle attività della Fondazione veronese.
di Alfonsi Valentina
"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona
Le avventure della misteriosa bambina con le «treccioline ritte in fuori» e il naso «tutto spruzzato di lentiggini» nata dall'immaginazione della svedese Lindgren sono state adattate da Pino Costalunga e Marinella Rolfart e messe in scena attraverso una singolare interazione tra gli attori e i pupazzi che rappresentano i tre bambini protagonisti: «le scenografie e i pupazzi sono stati creati da Tjåsa Gusfor, un'artista svedese - ci spiega l'attore Marco Zoppello - Si tratta di un tipo di teatro di figura diverso rispetto a quello delle classiche marionette: noi attori prendiamo in mano i pupazzi e li animiamo restando in scena, è come se giocassimo a "fare finta", proprio come i bambini».
È nel momento in cui compaiono i pupazzi di Annika e Tommy che Pippi entra in scena e inizia davvero la storia.
«Sì, tutto ruota intorno a Pippi. Il fatto di usare i pupazzi permette a me e Margherita Varricchio (Annika) di impersonare anche i personaggi "grandi", gli adulti. Pippi invece, interpretata da Irene Høgsberg, rimane sempre se stessa. La scenografia è interamente a misura di Pippi-pupazzo e questo ci consente tra l'altro di rappresentarne in modo immediato la forza fisica.
"Pippi" è una bella palestra per un attore, grazie ai continui travestimenti e la molteplicità di linguaggi e dialetti; i pupazzi poi richiedono un'attenzione particolare: il fatto che l'attore-manipolatore sia in scena - e non nascosto come nel teatro delle marionette - fa sì che il pubblico guardi prima di tutto te e poi segua la direzione del tuo sguardo, perciò tu, attore, devi sempre guardare il pupazzo per renderlo vivo agli occhi del pubblico e catturare l'attenzione di chi guarda».
Come vivi, da attore, il teatro per bambini?
«Fare teatro per bambini è una questione di responsabilità: al di là di "Pippi", che è molto giocoso, penso che ai più piccoli si possano proporre anche temi meno allegri, senza sottovalutarli credendo che si possa far vedere loro qualunque cosa e che si accontenteranno. Non è necessario che capiscano tutto, è bello trasmettere loro anche delle impressioni, delle suggestioni più sfumate».
Qual è la tua esperienza in questo settore con la Fondazione Aida?
«La Fondazione Aida è un teatro stabile di innovazione che produce spettacoli per ragazzi, giovani e adulti. Ci occupiamo anche di pubblicazioni, audiolibri, dvd, cd audio, organizzazione di rassegne in Italia e all'estero: in Australia, ad esempio, abbiamo portato la commedia dell'arte con "Il segreto di Arlecchino", scritto da me, oltre a "Il principe felice", "Pierino e il lupo" e uno spettacolo ispirato a testi di Pier Paolo Pasolini. "Arlecchino" è andato in scena anche a New York per il Columbus Day».
Come viene accolto il vostro teatro all'estero?
«Molto bene, in paesi europei come la Francia o la Spagna il teatro di figura e per i più giovani è una tradizione radicata.
In Australia è difficile vedere un teatro per ragazzi come il nostro, lì sono molto influenzati dallo stile di Broadway e maggiormente orientati sul musical. Noi abbiamo girato soprattutto nelle scuole dove è alta l'attenzione nei confronti dell'espressione teatrale: quasi tutte hanno un insegnante di "drama" e un teatrino interno».
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08/02/2011
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