L'eroe dei due mondi aveva un rapporto speciale con il mare: celebre capitano e astuto navigatore, farà del mare la via per diventare lo stratega di un sogno, dove esercitare la perizia del combattimento, a cui ricorrere per sfamare la famiglia e fuggire dai pericoli di una vita avventurosa.

Al Museo della Civiltà Marinara, che ha visto la luce lo scorso mese, si celebra venerdì davanti a un pubblico numeroso e attento, l'evento di apertura delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità di Italia: la storia dell'eroe dell'Italia Unita e dell'uomo che ha affascinato intere generazioni fino a diventare leggenda.

Si sfatano, con il ricorso alle fonti, le infamanti quanto stravaganti voci che non riescono mai ad offuscarne la gloria, dall' uccisione di Anita odiata in segreto, alla mancanza di un orecchio, fino alla macchia dello schiavismo praticato secondo i costumi dell'epoca. Accuse gravi quanto stridenti con una vita dedicata alla nazione e alla famiglia, costellata di rocambolesche avventure e dominata dallo sfondo del mare traversato in lungo e in largo intorno al Mondo.

Un mare dato per scontato nella vicenda di Garibaldi, in cui pure ebbe una grandissima importanza, e privato del giusto onore nel suo essere identità profonda del popolo italiano: così Gino Troli attribuisce un legame dato per scontato all'Italia che sembra non riconoscere le sue radici.

In contro tendenza Cesenatico, dove il rapporto tra la gente, il mare e l'eroe rappresenta l'orgoglio della città, e sulla stessa scia San Benedetto, che celebra il mito ospitando Davide Gnola, "candidandosi a diventare insieme al Museo di Cesenatico un punto di riferimento nell'Adriatico", come dice con orgoglio l'Assessore Sorge. Per celebrare il luogo dove la partenza coincide con il ritorno e i marinai diventano leggenda.