Alle cinque della sera, in biblioteca l'atmosfera è sospesa e rarefatta, gli sguardi assorti cullati dall'arpa dolce di Marco Allevi, mentre la voce morbida di Pamela Olivieri schizza luoghi pieni di luce e pensieri intensi.

La caccia alla luna, metafora della bellezza ineffabile dell'esistenza, dove la grazia è celata dietro la natura crudele che le è intrinseca, condivisa dall'astuta volpe e dal leggiadro uccellino. Il segno della sofferenza che si confonde con il peso prezioso della memoria, da serbare contro l'usura del tempo.

Ivana Manni e Lucilio Santoni conversavano ieri di emozioni e di bisogni dell'anima, nel pomeriggio dedicato alla poesia, nel progetto voluto dall'Assessorato alla cultura per far vivere la bella biblioteca "G. Lesca" con i talenti più vividi della nostra terra. L'incanto e il talento espressi in "una voce dentro che senti e allora scrivi", come dice l'autrice, manifestano "una libertà profonda di segnare il limite e il suo superamento", spiega Santoni.

"La sensazione di un attimo, che qualsiasi cosa pensassimo ... poteva succedere", sono le parole che salgono in gola durante la lettura recitata dei versi della Manni: se Tiromancino descrive un amore eterno, la Manni celebra la poesia non come effige ma come impulso dell'anima.

Ritmo e magia danno il passo, e quello che ha bruciato tanto tempo sul fondo manda fuori la sua violenta fiammata: la poesia vive in un attimo, ma esce fuori dopo che la vita si è consumata e ha bruciato lo spirito.