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Mooalade

Ascoli Piceno | Il Cineclub di Ascoli Piceno all’associazione Amnesty International

Da sempre attento a tematiche di interesse sociale, il CINECLUB di Ascoli Piceno è lieto di ospitare sui propri schermi una pellicola, la cui proiezione è orga-nizzata insieme all’associazione AMNESTY INTERNATIONAL, che tratta di un tema aspro e purtroppo ancora attuale: l’infibulazione. Sono recenti casi di cronaca, anche nel nostro paese, relativi ad arresti di persone che compiono illegalmente questo terribile e dolorosissimo gesto di mutilazione sessuale, spesso su vitti-me giovani ed inconsapevoli, comunque estremamente frequente nelle terre di ori-gine (Africa, soprattutto).

La denuncia di AMNESTY, che da sempre lotta in difesa dei diritti umani, è acco-rata e gridata con forza; il Cineclub di Ascoli raccoglie l’appello e si impegna a diffondere l’allarme.
Il film MOOALADE, di Sembene Ousmane, sarà proiettato martedì 20 e mercoledì 21 marzo, alle ore 21,15, presso il cinema Piceno, per tutti, SOCI E NON SOCI. NON E’ NECESSARIO, per prendere parte alla proiezione, essere in possesso della tessera FIC in quanto il Cineclub si augura una massiccia presenza, anche di non Soci, affinché la denuncia espressa dalla pellicola possa avere la massima riso-nanza.

Trama: In un piccolo villaggio, sei bambine scappano per non essere sottoposte al rito dell’escissione, ovvero la mutila-zione dei genitali come “purificazione” e viatico per un futuro da sposa. Due di loro spariscono, e saranno ritrovate in fondo a un pozzo. Altre quattro chiedono la protezione (mooladé) della seconda delle tre mogli di un notabile del villag-gio, Collé Ardo, che a suo tempo ha rifiutato l’escissione della figlia Amsatou, partorita in circostanze drammatiche dopo aver perso due figli alla nascita.

La protezione è una consuetudine rispettata, tra diritto orale e superstizione, che può essere spezzata soltanto dall’interessata, anche indotta dal marito con la forza. Il villaggio si divide, le “sacerdotesse” dell’ortodossia reclamano le bambine e denunciano Collé Ardo al consiglio degli uomini. Costoro ne approfittano per vie-tare a tutte le donne di ascoltare la radio, strumento di corruzione che “accende i cervelli”, mentre il marito della corag-giosa donna dovrà piegarsi al volere comune e usare la frusta perché il giuramento sia spezzato. L’affronto contro la no-vella Lisistrata, l’accentuarsi dell’oscurantismo e l’ennesima morte di una fanciulla per le conseguenze del rito produr-ranno l’effetto di unire le donne in una ribellione contro i soprusi, convincendole a sfidare una tradizione millenaria quan-to barbara, che costringe al nubilato le donne “impure”.

L’82enne Sembene Ousmane è il pioniere del cinema africano, avendo diretto nel 1966 la prima produzione continentale dopo la formazione alla scuola di cinema di Mosca e i mille mestieri nella Francia colonialista. Acuto osservatore delle contraddizioni che animano l’Africa, ha vinto con Moolade la sezione “Un certain re-gard” a Cannes 2004 e torna sui nostri schermi a quasi 20 anni da Campo Thiaroyé (…). Secondo capitolo di una trilogia sull’eroismo quotidiano in Africa, Mooolade si dipana con un fluire dolce e un respiro lento, tra le tinte pastello del villaggio assolato (splendida la location nel Burkina Faso), le musiche soavi e i toni da favola ancestrale, che gradualmente lasciano emergere la tragedia della mutilazione, ancora praticata in 25 stati africani nonostante i divieti.

La leggerezza del tocco consente affondi implacabili, così come la tensione è spezzata da digressioni nel quotidiano, dallo scorrere ordinario dell’esistenza. Molto net-ta e ben orchestrata la scansione degli eventi e dei numerosi personaggi, con una messa in scena tradizio-nale ma accurata.
Il film è un interessante viaggio nella superstizione accettata supinamente dalla maggioranza silenziosa, in nome della sottomissione della donna sotto un’apparente concordia (attenzione ai dettagli, ad esempio la scena di sesso che per la donna escissa si trasforma in una tortura). La dolcezza dei portamenti cela dun-que uno spietato atto d’accusa contro l’ignoranza che umilia, uccide, rende disabile il genere femminile che non osa ribellarsi. Il finale di rivoluzionaria e dolorosa solidarietà (“la speranza fa nascere il coraggio”) sug-gella un film che riesce a far prevalere il linguaggio cinematografico sugli intenti didattici, incitando il popolo africano a spezzare il giogo e guardare al futuro, simbolizzato dall’antenna televisiva dell’ultima inquadratu-ra. Efficace connubio di grazia e orrore, sapientemente distribuito in versione originale sottotitolata.

17/03/2007





        
  



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