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L'aura mitica dell'eterna Juliette Greco

San Benedetto del Tronto | Riportiamo la lunga intervista rilasciata dalla diva che non tiene in considerazione il tempo che passa "è spaventoso, ma alla fine delle cose riserva sempre un sorriso"

di Eleonora Camaioni

Juliette Greco


A guardare l’incedere fermo di Juliette Greco mentre entra nella hall dell’Hotel Calabresi e cammina tra gli applausi di due stuoli di folla che la attendono in piedi per render l’omaggio alla diva e ascoltare dalla sua viva voce i momenti della sua vita, non si direbbe di avere di fronte una Madame di 80 anni e qualche settimana. Anche lo storico caschetto corvino, segno distintivo della musa degli esistenzialisti, trae in inganno i presenti.

Eppure osservano la rotondità del volto del colore dei riflessi lunari, si notano i solchi del tempo che è passato. In quelle increspature della pelle sono raccontate le mille vicende che hanno visto partecipe Juliette Greco nella vita culturale della Francia del ‘900. Ad uno ad uno i corrugamenti delle sue mani potrebbero ricordare il lavorio delle stesse sui tasti del pianoforte, accanto al marito Gerard Jouannest e ai tanti altri musicisti con i quali ha intrattenuto rapporti di lavoro come il maestro Leo Ferrè.

Tutti i presenti da Marie Ferrè, moglie di Leo, alle figlie del maestro; da Pino Gennari, direttore artistico del Festival Ferrè, a Ugo Nespolo, lo scultore che, all’inizio dell’intervista si improvvisa perfino traduttore, dal Sindaco Giovanni Gaspari, all’Assessore alla Cultura Margherita Sorge, da Enrico De Angelis, responsabile del Club Tenco, a tutti i giornalisti e ospiti in sala, erano in attesa di ascoltare la voce della Diva che non disattende le aspettative dei suoi interlocutori e si lascia intervistare e fotografare per più di un’ora.

Ecco alcune delle domande poste a e le risposte di Juliette Greco.

Cosa resta della vita culturale della Parigi degli anni della sua giovinezza?
Nulla se non che nei bilanci statali ci sono più capitoli destinati alla guerra piuttosto che per gli avvenimenti culturali.

Come ricorda il suo primo incontro con Leo Ferrè?
Ci siamo incontrati in un piccolo cabaret di Saint-Germain-des-Prés, lui mi ha proposto di andarlo a trovare a casa sua e ci siamo scambiati il numero di telefono. Un giorno l’ho chiamato e lui mi ha invitata. Sono arrivata e stava suonando al piano forte una canzone per le corde maschili. E mi ha detto se vuoi la puoi cantare anche tu.

Nel suo ultimo disco uscito nel dicembre scorso, dal titolo ‘Le temps d’une chanson’, ha scelto di cantare ‘Avec le temps’ di Leo Ferrè solo ora come mai?
‘Avec le temps’ non l’ho mai cantata prima perché mi intimoriva e non mi piaceva molto. Sapevo come la cantava Leo e non pensavo di riuscire a raggiungere il suo livello artistico con la mia interpretazione. Poi lo scorso hanno mi sono detta, o lo faccio adesso, o non lo farò mai più e l’ho incisa nell’ultimo disco.

‘Avec le temps’ è una canzone che narra il passare del tempo, dei sentimenti, in cui il maestro dice ‘col tempo sai…non ami più’. Secondo lei cosa è più duraturo, l’amore o l’odio?
L’amore senza dubbio. L’amore è invincibile, l’odio si può vincere.

Di tutta la produzione di Ferrè, se potesse fare un duetto con il maestro, quale pezzo sceglierebbe? E con i mezzi elettronici che ci sono oggi a disposizione perché non lo fa?
Canterei la canzone che vorrebbe lui perché Leo sarebbe il padrone della canzone e della registrazione. Con l’elettronica non sarebbe come con il maestro. Ferrè era solo, ma molto forte. Come tutti i poeti grandi ha inventato un linguaggio tutto personale, difficile da riprodurre anche solo vocalmente.

Perché nel suo disco, tra tante canzoni italiane, ha scelto di interpretare ‘Volare’ di Domenico Modugno?
Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare Mimmo Modugno e di apprezzarlo come cantante. Volare è una canzone di felicità, semplice ma meravigliosamente ben scritta.

Cosa la lega al nostro Paese, all’Italia?
E’ l’ultimo paese civilizzato. Se non fossi nata in Francia, sarei voluta nascere in Italia.

A venti anni dal suo primo arrivo a San Benedetto, a dieci anni dalla sua ultima volta in Riviera, quali sono le emozioni che prova nel salire di nuovo sul palco?
La risposta ve la darò domani, esprimerò le mie emozioni in musica.

Tra cantare e parlare qual è il mezzo più potente per esprimere emozioni?
Entrambe. Parlare quando vuoi esprimere le tue emozioni ad una singola persona. Cantare quando vuoi far capire a tanti cosa hai dentro.

Quali nuovi fermenti culturali ci sono in Francia oggi?
Sono molti, moltissimi. Bisognerebbe solo dar loro la possibilità di svilupparsi.

Soddisfazione del Sindaco Gaspari che ha affermato “E’ una giornata speciale per San Bendetto, si è realizzata una magia per la nostra città. La presenza di M.me Ferrè, di M.me Greco e di Monsier Nespolo ha fatto si che la città riparta e riparte dalla Cultura”. Scherza la Greco all’annuncio della consegna delle chiavi d’oro della città e domanda al Sindaco: “Potrò entrare dove vorrò con queste chiavi?” e il primo cittadino “Si certo soprattutto nei nostri cuori, dove è sempre stata e sempre sarà”.

Al termine dell’incontro M.me Greco si è concessa a foto con ammiratori e agli autografi per poi essere accompagnata all’Hotel Regent dove la Diva ha scelto di pernottare.

Permettetemi alcune note a margine di una intervista ‘mai vista’.
Da aspirante giornalista: mai tante inappropriatezze nella conduzione di una intervista, forse un microfono sarebbe stato necessario per dare la possibilità a tutti di ascoltare la voce della Diva. Per non parlare della location, il salotto buono di un albergo mi sembra più consono per una tavola rotonda piuttosto che per una intervista. Pongo un interrogativo: forse sarebbe stato meglio distinguere l’evento colloquiale, dall’intervista in se?

Da giovane di quasi ventisette anni, che nei suoi curricula scolastici non ha mai avuto insegnamenti della lingua francese, e si mette anche nei panni dei colleghi di qualche anno in più, i quali pur avendo studiato la lingua d’oltralpe sui banchi di scuola non la praticano da tempo: sarebbe stata utile una traduzione ufficiale, senza nulla togliere a chi ha gentilmente ha tradotto a braccio dal francese all’italiano, dall’italiano al francese, ricoprendo il ruolo di ‘traduttore per caso’.

17/03/2007





        
  



4+1=
Margherita Sorge, Giovanni Gaspari ricevono l'autografo di Juliette Greco

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