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La strana follia di Diodato

San Benedetto del Tronto | Diodato "E forse sono pazzo"

di

Diodato

"E forse sono pazzo"

Nuove Proposte a Sanremo 2014: Zibba, The Niro, Diodato, Rocco Hunt. Con la vittoria scontata della retorica graffitara del buonismo hip hop che accende di passione il grosso pubblico, restano fuori dalla vittoria le tre proposte più interessanti della nuova scena nazionale decisamente superiori a tutte le canzoni ufficiali in gara. Diodato, nuovissimo volto del panorama televisivo italiano, gira sulle scene da diverso tempo. Si era già messo in luce al MEI di Faenza ben sette anni fa, poi ha solcato tanti club del centro sud ed è diventato un piccolo re al Contestaccio di Roma, luogo di passioni musicali e fucina di nuovi talenti. In realtà "E forse sono pazzo" era uscito un anno fa ed oggi viene ripubblicato grazie al nuovo brano sanremese e un inedito live, "I miei demoni" in presa diretta dall'Angelo Mai di Roma.Manca solo una Yoko Ono nella formazione che apre il lavoro con un pianoforte martellante da Plastic Lennon Ono Band e un tema ossessivo che si chiama "Mi fai morire" dai riflessi di British rock Sixties. E' un originale mondo di rock quello che Antonio Diodato spalanca dalle ricche note di questo lavoro davvero impressionante.


Pugliese a tutti gli effetti (pur essendo nato ad Aosta nel 1981) Diodato ha lasciato subito il segno con un brano come "Ubriaco", geniale mix di canzone melodica italiana e di limpide chitarre rock su cui si staglia un gioco vocale dal timbro falsettistico che ha affascinato molti colleghi. Un altro punto a favore Diodato l'ha segnato con una speciale rilettura del De André di "Amore che vieni amore che vai", introdotta e inframezzata da acidissime chitarre à la Pete Townshend travestito da metallico hard rocker. Con quel brano chiudeva sui titoli il film di Daniele Luchetti, "Anni felici", bell'affresco sull'Italia degli anni Settanta. Dovendo pensare ad un gruppo di riferimento per il trentenne genietto potrei pensare al mondo dei Radiohead, ma non tanto per una fotocopia musicale, quanto per il mix dell'elettronica e della melodia mai dimenticata ("E non so neanche tu chi sei" è un perfetto esempio di canzone italiana di vent'anni avanti agli altri, ma non è da meno la grandiosa, onirica e commovente "Patologia"). In alcune canzoni (la superlativa "E forse sono pazzo", ad esempio) ci sono echi della migliore vocalità di Ivan Graziani annegata tra chitarre psichedeliche di dreampop à la Mojave 3 e Spiritualized, ma anche Cocteau Twins e Yo La Tengo.

Sono queste, canzoni di una incredibile forza le cui parole sono lotta continua e contrasto di coscienza al limite di un patologico panico e trovano un senso di grande liberazione in crescendo vorticosi che planano in territori da mare della tranquillità melodica ("oggi ho visto il mio primo capello bianco, oggi hai riso per il mio capello bianco ed una ruga apparsa all'improvviso sul mio viso....ma come si può sfiorire pur restando fermi!"). Più che rabbie giovanili e grida contro il mondo, Diodato canta riflessioni interiori da moderno esistenzialista che nasconde la sua identità ("sarà colpa di quel vento che ogni tanto soffia dolce dentro me....sai gli uomini sono alberi nostalgici del cielo e i pensieri sono i loro rami toccati dal vento" canta ne "Gli alberi"). A Sanremo la sua "Babilonia" è stato un crescendo di grande e positiva follia che rimarrà nella canzone italiana.

Voto 9/10

02/03/2014





        
  



5+3=

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