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Una cordata di imprenditori per la Genevieve

San Benedetto del Tronto | In alternativa si cerchi si salvare ogni pezzo della motonave.

Benedetta Trevisani

Lo stato di abbandono in cui versa la nave oceanica Geneviève, acquisita con atto di indirizzo del dicembre 2006 al patrimonio della Provincia di Ascoli Piceno e da allora parcheggiata nel porto di San Benedetto in attesa di essere riutilizzata per altri scopi, ha prodotto infine i suoi danni. Sullo scafo di ferro si è aperta una falla che rischia di mandarla a fondo mettendo la parola fine alla disputa tra chi la pensa destinata a un futuro museale e chi invece ritiene che non ne abbia i titoli, tanto più considerati i costi elevati della sua sopravvivenza.

Il fatto è che, dopo aver vissuto esperienze di pesca oceanica e di sequestro in Guinea Bissau, nel nostro porto la nave c'è tornata e ora sta lì a testimoniare una sfida all'oceano dei nostri pescatori che oggi si è esaurita ma che grazie alla sua presenza può ancora vivere nella memoria cittadina. Attraccata nella banchina Malfizia di Riva nord si trova a contatto visivo con il neonato Museo della Civiltà Marinara rispetto al quale effettivamente potrebbe svolgere un'importante funzione di appendice integrativa.

Certo i problemi della marineria oggi sono altri, legati alla produttività del nostro mare e alla sussistenza stessa della pesca che per San Benedetto è stata e dovrebbe restare indispensabile fonte di sviluppo, pena la perdita di identità. E' altrettanto certo che, con l'aria che tira, una destinazione museale che collochi la Geneviève in ambito esclusivamente culturale cozza contro l'idea oggi tanto diffusa soprattutto a livello nazionale che la cultura non meriti investimenti. D'altra parte gli enti pubblici, per quanto illuminati, patiscono tagli sostanziali, in questo come in altri campi, per cui pare abbastanza difficile aspettarsi aiuti da loro, anche se il consorziarsi di Provincia, Comune, Regione potrebbe realisticamente strappare la nave atlantica alla sua agonia.

C'è però il campo dell'imprenditoria privata (costruttori, industriali, commercianti) che trae alimento dal territorio e al territorio, quindi, potrebbe destinare un investimento culturale che, se pure nell'immediato non restituisce reddito, promuove tuttavia dinamismi sociali e culturali che possono dare vitalità anche all'economia.
Riterremmo pertanto che una cordata dell'imprenditoria locale a sostegno della Geneviève, meritoria per l'attenzione agli aspetti più qualificanti della storia cittadina, sarebbe un bel segno di maturità.

Se questo non dovesse avvenire auspichiamo che dello scafo siano salvate tutte le parti salvabili perché possano essere conservate come porzioni significative di quel tutto che è stata la nave ai tempi della sua navigazione.

21/03/2011





        
  



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