Lo-Fang

"Blue film"

Quello di Lo-Fang è un bel suono primaverile che sottolinea un suggestivo esordio per la storica etichetta alternativa 4AD di Ivo Watts-Russell. Al secolo Matthew Hemerlein, nato nel Maryland ma californiano a tutti gli effetti, Lo-Fang ha avuto una seria educazione da conservatorio e praticamente suona tutti gli strumenti con i quali ha registrato "Blue film", il suo primo disco frutto di ispirazione dai molti viaggi fatti in Oriente. Più che di viaggi bisogna parlare di lunghe permanenze nell'isola di Bali, culla del minimalismo occidentale ma anche in Cambogia, in Indonesia, a Tokio, in Islanda e a Nashville.

asterebbe una meravigliosamente erotica traccia come "Boris" (cover del duo femminile dei BOY) per rendersi conto del sapiente melange di strumenti che Hemerlein aggiunge alla delicata melodia e al canto sussurrato. E' un progetto davvero interessante e promettente quello di Lo-Fang che è stato scelto dalla nuova giovane diva neozelandese Lorde, recente vincitrice di 2 Grammy Awards, per aprire i concerti della sua imminente tournée mondiale. Nella complessa produzione di "Blue film" ci sono echi degli anni Ottanta per l'abbondante uso di elettronica e di sintetizzatori ma non mancano suggestive atmosfere create da violino, violoncello, banjo, mandolino, percussioni tipiche del gamelan mescolate con echi bachiani ("Light year") davvero intriganti nei quali il falsetto della voce di Matthew Hemerlein dondola come in un'altalena di note.

C'è un po' di Colin Vearncombe/Black e un po' di Sufjan Stevens tra queste note, un po' di James Blake e un po' di St. Vincent, un po' di shoegaze e un po' di psichedelia ma tutto è sapientemente amalgamato grazie anche all'aiuto di un eccellente miscelatore di suoni qual è il produttore François Tetaz che ha scovato magie tra le note di Gotye. Lo-Fang ha lavorato a questo progetto sin dal 2009 e la maturità di questo suono davvero affascinante emerge da ogni canzone. Sembrerebbe assurdo che tra i brani migliori di tutto il disco ci siano due cover. La prima di cui abbiamo già detto e, verso il finale, quella di "You're the one that i want", sì proprio quella canzone scemetta di "Grease" che sotto le mani di Lo-Fang diventa un capolavoro al rallenty nel suo gioco di archi, di crescendo, di finto gamelan, di sospensione sonora, sussurrata dalla sua bella voce. Il gioco elettroacustico di Lo-Fang si innalza nella centrale, lunghissima "#88" (che Lorde ha definito il pezzo dell'anno) che condensa tutta la sua filosofia artistica in un soundscape complesso e spesso suggestivo e ipnotico che lascia poco spazio ai passi falsi dovuti quasi necessariamente in un disco d'esordio. La chiusura "Permutations" compendia tutto l'intero disco bilanciato tra il vecchio e il nuovo in un atlante sonoro che merita ogni attenzione.

Voto 8.5/10

https://www.youtube.com/watch?v=F9RkMxXvyG8

https://www.youtube.com/watch?v=D-YlvTSiKV0