Le violazioni dei diritti umani nei paesi occidentali
| MACERATA - "Se è vero che la guerra nasce dalla mente dell'uomo, anche la pace nasce dalle nostre menti." (slogan UNESCO, Barcellona)
di Roberta Carbonetti
In occasione del 56° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ieri pomeriggio si è tenuto un convegno, presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Macerata, che si inserisce nella serie d'incontri sul tema "il futuro dei diritti umani ed il valore della memoria".
E' interessante considerare in parallelo i due argomenti ricorrenti negli ultimi appuntamenti organizzati dall'Università in collaborazione con gli enti locali, cioè "i diritti umani nei paesi islamici" e "i diritti umani nei paesi occidentali". Dalla sovrapposizione dei due tracciati emergono alcuni preoccupanti punti di contatto: se è vero, come sostiene il Prof. Khaled Fuad Allam, che il processo di globalizzazione, costituendo una minaccia per la conservazione della cultura e delle tradizioni islamiche, ha portato ad una chiusura da parte di diversi stati mussulmani tale da ricondurre la legge dello stato alla sharìa (nella sua interpretazione più ortodossa), è anche vero che dopo gli eventi dell' 11 settembre 2001 nei paesi occidentali l'opininone pubblica, sostenuta dalla voce di noti giuristi statunitensi, ha cominciato a giustificare pratiche lesive dei diritti umani quali le torture inflitte ai detenuti delle carceri di guerra.
E' intervenuto in proposito il Prof. Baratta (Diritto internazionale, Università di Macerata), sottolineando che negli attuali ordinamenti statali occidentali la "tortura di stato" è proibita, anche se non sempre tale divieto è osservato, come dimostrano le recenti ed inumane immagini delle carceri americane in Iraq. Tuttavia bisogna osservare che dal punto di vista del diritto internazionale, il divieto di pratiche di tortura di stato è divenuto inderogabile dopo la seconda guerra mondiale, il che sotto il profilo giuridico costituisce una garanzia. La nozione stessa di "tortura" è stata estesa dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e configura una fattispecie diversa da quella restrittiva del diritto consuetudinario.
Per entrare nel merito della posizione dell'ordinamento italiano riguardo alla tortura è intervenuto il Prof. Salerno (Istituzioni di diritto pubblico, Università di Macerata), che ha individuato un principio costituzionale in particolare che farebbe da "antidoto" alla diffusione dell'atteggiamento di ammissibilità di tali pratiche, almeno nel nostro paese. Tale principio è "la dignità dell'individuo come fondamento del sistema di relazione tra gli individui stessi", nelle sue varie accezioni ed anche in relazione ai detenuti.
E' necessario quindi fermarsi a riflettere, per evitare che anche nel nostro paese si assita ad inversioni di tendenza e regressioni, per evitare che si mettano in discussione principi dichiarati fondamentali già nel 1947, affinché dalle scandalose eccezioni alla regola non si giunga alla sistematizzazione di strumenti lesivi della dignità umana.
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23/03/2005
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