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La nota di aprile

| CUNEO - Non facciamoci del male

di Beppe Tassone*

Ricevo decine di e-mail e di lettere da parte di camperisti che segnalano che, qua e là, lungo i tremila chilometri di costa del nostro Bel Paese appaiono cartelli con divieti, qualche sbarra  per impedire l’accesso ai parcheggi e fioccano multe a volte incomprensibili.
Anche gli stranieri rilevano il medesimo problema e lo fanno ancora più con enfasi perché, dalle loro parti, sono abituati ad un ben diverso rapporto con la pubblica amministrazione: quello che è vietato non lo si fa, ma se una cosa è “border line” non è che “a capocchia” qualcuno decida in un modo e qualcun  altro in un  altro.
 
Rispondere agli italiani, il più delle volte è semplice: si parla di caos amministrativo, di mania di grandezza da parte di alcuni amministratori che, dopo l’elezione diretta del sindaco, si sentono investiti di poteri divini, della possibilità di ricorrere al prefetto o al giudice di pace, della quasi certezza (conoscendo un pochino le norme nostre e le altrettanto nostre croniche lentezze) di farla franca, giusto ci si voglia impegnare un pochino.
 
Agli stranieri spiegare questo “levantinismo” diventa più difficile, quasi impossibile quando scrivono che non comprendono come sia possibile che dalle loro parti, nel freddo nord europeo, i campeggi siano aperti tutto l’anno mentre da noi, mentre fioriscono le mimose, per parcheggiare sia obbligatorio indirizzarsi verso qualche piazza per poi scoprire che si rischia pure una bella multa.
 
Scriveva Heinrich Boll in “Lontano dall’esercito”: ”E’ già amaro commettere delle sciocchezze, ma le sciocchezze inutili sono quanto di più amaro ci sia”.
 
Il comportamento di certi amministratori che perdono di vista la legge ed il suo spirito, che vengono meno al dovere di reperire risorse per la zona che amministrano, che contribuiscono a dirottare flussi e quindi ricchezze al di fuori degli stessi confini nazionali, rientrano sicuramente nella categoria delle “sciocchezze stupide” e per di più anche dannose.
 
Scorrendo i quotidiani in questi primi mesi del 2005 mi sono imbattuti, più volte,  nella medesima notizia: sono ormai centinaia di migliaia, nel complesso superano il milione, i ricorsi contro multe e sanzioni (il più delle volte con annessa decurtazione dei punti dalla patente) per presunte violazioni al Codice della Strada.
 
Che fine facciano questi ricorsi è ben chiaro alla maggioranza degli italiani: intasano le prefetture che provvedono, il più delle volte, a lasciar scadere i termini, mentre i giudici di pace, la maggior parte delle volte, danno ragione all’utente o per vizio di forma o perchè, nella sostanza, le motivazioni del ricorso sono più che fondate. 
 
Gli italiani questo lo sanno e qualcuno, appartenente alla categoria dei “soliti furbi” ci sguazza anche bene dentro (leggasi agenzie specializzate in ricorsi contro le multe che pare facciano affari d’oro), ma gli stranieri faticano a capire.
L’immagine dell’Italia ne esce quindi con le ossa rotte, la professionalità va a farsi benedire e con essa anche la possibilità di poter accrescere le presenze e quindi il volume degli affari.
Non a caso molti tour operator stranieri hanno segnalato le enormi difficoltà che incontrano quando debbono confrontarsi con il nostro Paese, la diversa legislazione regionale che non contribuisce a far chiarezza, la difformità dei prezzi ed anche certi atteggiamenti un poco “ballerini” che non possono essere facilmente compresi al di là delle Alpi.
 
Insomma è il sistema turistico Italia, nel suo complesso, ad uscirne con le ossa rotte, a faticare ad attivare quel volano indispensabile se si vuole  che il turismo, da prima industria del nostro Paese, quale in effetti è, possa sviluppare a pieno le proprie potenzialità.
Le “sciocchezze inutili” di cui scriveva Heinrich Boll rischiano di rivelarsi oltre modo dannose e di sviluppare effetti perversi di grande portata.
 
Pretendere da parte della pubblica amministrazione un maggior rispetto del cittadino appare il minimo.
 
Non può che essere questa la base di partenza: pretendere dal cittadino il rispetto delle leggi è il minimo ed è corretto farlo, a patto che l’esempio venga dall’alto.
 

Certe sbarre, certe ordinanze, certi provvedimenti adottati in violazione di norme o abusando del potere, invece, sembrano andare in tutt’altra direzione.

*Camper Club La Granda

23/03/2005





        
  



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