Ben vengano percorsi di Pace
| GROTTAMMARE - Non bisogna rassegnarsi alla guerra.
di Massimo Rossi*
Non possiamo subire come se niente fosse le immagini di terrore, di sangue e di morte che, sebbene dosate, sgorgano copiose dai nostri televisori tra una fiction ed un varietà.
Se saremo capaci di assuefarci a questa tragica realtà la nostra sensibilità e la nostra coscienza ne usciranno ulteriormente offuscate. La nostra società, le nostre comunità locali, domani saranno peggiori di oggi.
Molto è stato detto su questo conflitto illegittimo sotto il profilo del diritto internazionale ed inutile allo scopo dichiarato ( quello di combattere il terrorismo e di affermare la democrazia in Iraq).
Basti solo ribadire che questa guerra aumenterà inevitabilmente le tensioni, gli odi, le vendette e quindi il terrorismo; e che la democrazia non può essere certamente esportata con i bombardamenti a tappeto delle città, delle case, dei mercati; uccidendo o terrorizzando bambini, donne, esseri umani innocenti già provati dagli effetti criminali di uno spietato embargo.
Per questo e per molte altre ragioni sulle quali non mi soffermo, è necessario pertanto fare qualcosa.
Ben venga, allora, questa marcia per la pace che si svolgerà Sabato 29 da Monteprandone a San Benedetto, per iniziativa della nostra Provincia, di quelle ad essa confinanti e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace.
Ben venga perché, grazie all'adesione attiva di enti locali e comunità religiose, essa mostra come all'irresponsabilità delle scelte dei potenti si possano contrapporre gesti di pace che uniscono tutti gli uomini (e le donne) di buona volontà a prescindere dal loro credo e dalle loro appartenenze.
Ben venga perché le nostre comunità locali che tanto si impegnano in politiche attive di accoglienza e di integrazione verso gli immigrati, in progetti di cooperazione e di solidarietà internazionale, debbono reagire a venti di guerra che tendono a sgretolare tali sforzi, seminando ostilità e pregiudizi interetnici e interreligiosi.
Ben venga perché è giusto che gli Enti Locali non si occupino soltanto di strade, servizi e sviluppo economico. Ciò non avrebbe senso in un mondo ove, a causa delle grandi ingiustizie prodotte dalla globalizzazione liberista e delle guerre preventive, umanitarie o infinite, si tinge di nero il nostro futuro. Di "pace e lampadine" debbono occuparsi i Sindaci e gli amministratori locali, affemava negli anni sessanta Giorgio La Pira, illuminato sindaco cattolico della città di Firenze; perché la fratellanza tra i popoli si costruisce a partire dalle comunità locali.
Ben venga quindi l'adesione a questa marcia da parte del maggior numero possibile di Comuni piceni, perché i Sindaci, avendo giurato pubblicamente fedeltà alla Costituzione Repubblicana, debbono farsene garanti attivi anche quando il proprio Governo nazionale, come in questo caso, non sa interpretarne lo spirito e i contenuti.
Quello spirito unitario che portò, non a caso, i nostri Costituenti a sancire il ripudio della guerra.
Il ripudio esprime infatti una tensione ben più forte, attiva e appassionata dello stesso rifiuto.
Una tensione che non può ammettere rassegnazione ne tantomeno complicità nei confronti di questa barbarie.
Una tensione che esige quindi da parte degli amministratori locali, delle cittadine e dei cittadini di questo Paese e di questa terra pacifica ed ospitale un inarrestabile impegno contro la guerra.
*Membro della Presidenza
del Coordinamento Nazionale
degli Enti Locali per la Pace
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27/03/2003
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