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Si dividono anche i sindacati sul futuro della Foodinvest

San Benedetto del Tronto | Cisl e Uil avrebbero accolto la richiesta di cassaintegrazione per gli 80 operai del sito produttivo di Porto D'Ascoli. UGL e CGIL - FLAI sembrano in posizioni simili. Bartolomei: "La soluzione è l'amministrazione straordinaria, per il futuro del sito".

di Matteo Pagnoni

Foodinvest Malavolta e figlio all'hotel Arlecchino (foto Cicchini)

I sindacati non mollano, non ci stanno a perdere 82 lavoratori qualificati per il sito produttivo della Foodinvest a Porto D'Ascoli.

Nei giorni scorsi infatti la proprietà Malavolta sembrava essersi orientata su una ripartenza, a detta degli stessi operai falsa, con lo stabilimento della Marollo a Rotella.

Continuare la produzione nell'entroterra Piceno per non perdere le commissioni della Findus. Questo significherebbe per una parte dei sindacati far morire definitivamente il sito produttivo Foodinvest in riviera. Spostare poi gli operai ad una produzione meno qualificata significherebbe aver perso le maestranze che si sono formate in tutti gli anni a Porto D'Ascoli.

Spinosa anche la questione delle posizioni di CGIL, CISL, UIL e UGL. Si sarebbe formato un tandem doppio CISL - UIL e CGIL - UGL. Il primo gruppo sarebbe favorevole alla cassaintegrazione degli operai, mentre i secondi punterebbero ad una soluzione che guarderebbe al fututo.

Parla oggi Stelio Bartolomei della FLAI - CGIL che spiega come "Chiedere la cassa integrazione oggi vuol dire firmare la fine del sito produttivo di Porto D'Ascoli. C'è bisogno dell'aministrazione straordinaria dal ministero. Questa però deve essere chiesta dalla stessa proprietà, che ad oggi non si esprime in merito."

Se infatti ci fosse di mezzo un fallimento, l'amministrazione straordinaria partirebbe automatica, ma è in vigore il concordato e senza una richiesta esplicita al Ministero della famiglia Malavolta lo Stato ha le mani legate.

Alla Marollo poi non esiste un piano di sviluppo industriale, ragione in più perchè una parte dei sindacati si opponga alla chiusura del sito Foodinvest.
Da dipanare anche la matassa delle "proprietà": l'immobile sarebbe intestato alla società Nova Torìa, i macchinari alla Marollo e gli operai lavorerebbero per la Foodinvest Verde.

"Un sistema perverso di scatole cinesi" commentò un mese fa il Sindaco Giovanni Gaspari. Come dargli torto?

03/03/2008





        
  



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