Cerca
Notizie locali
Rubriche
Servizi

Ancora morti sul lavoro...

Ascoli Piceno | "Quanto accaduto di recente a Molfetta è indice di un bisogno primario di rinnovare le regole e le leggi nel mondo del lavoro".

Carabinieri effettuano un controllo in un cantiere edile (Foto d'archivio)

Quanto accaduto a Molfetta è l'ennesimo segnale che è necessario ed urgente rinnovare le regole del mondo del lavoro. In Italia c'è un morto ogni sette ore, 1300 morti l'anno e la cosa peggiore è che la maggior parte di essi passa assolutamente inosservata se pensiamo a quanti di questi morti passano in TV.

Non chiamiamole "morti bianche", non continuiamo a giocare con la semantica: i morti della Tyssen, i morti di Molfetta insieme agli altri 13oo sono "morti di lavoro".
E nessuno, in questo macabro quadro, riesce a dire la verità, soprattutto in campagna elettorale, dove le suscettibilità degli imprenditori (e quindi dei capitali) potrebbe spostare "l'ago della bilancia" e degli investimenti elettorali.

Nel più totale silenzio dei Sindacati si muore di lavoro perché ormai non esistono più regole sul lavoro se non quelle della velocità della produzione e della quantità della produzione.

Si muore di lavoro perché i contratti cosidetti "atipici" impongono regole non scritte che "obbligano" coloro che ne usufruiscono a lavorare sette giorni su sette con tanto di accordi firmati dalle RSU e dai Sindacati territoriali.
Si muore di lavoro perché i nuovi lay-outs della produzione post-fordista spersonalizzano l'uomo e rendono il lavoro un solo mezzo di sussitenza delegittimendolo, nei fatti, dal ruolo collettivo di strumento di integrazione ed interazione sociale.

Si muore di lavoro perché negli appalti pubblici i soldi non bastano nemmeno a fare i lavori d'oggetto e gli "pseudo-imprenditori" tagliano - guarda caso - proprio sulla sicurezza.
Si muore di lavoro perché non c'è la "formazione"; come è ormai "somatizzato" e passivamente accettato che non si possono formare persone che non lavoreranno per più di qualche mese in un'azienda.

Si muore di lavoro perché il lavoro è "NERO", incontrollato ed incontrollabile.
Si muore di lavoro perché ormai la connivenza tra chi rappresenta i lavoratori e chi rappresenta il capitalismo è tanta e tale che le poche regole rimaste vengono puntualmente derogate e tacitamente accettate.

E la conferma di questo è nei fatti, nei comportamenti silenti dei Sindacati, nel limbo di questo assurdo silenzio che fa paura e che evidenzia che in nome della produzione dovremmo continuare passivamente a scontare accordi scellerati e regole disattese.

In un Paese Civile, dove le Istituzioni sarebbero realmente rappresentative della società ed i Sindacati rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori milletrencento morti avrebbero scatenato quanto meno un'insurrezione morale e deontologica.
Istituzioni e Sindacati avrebbero lavorato iniseme affinché le "regole del diritto" delle lavoratrici e dei lavoratori fossero applicate e sistematicamente controllate.
In un Paese Civile il Sindacato avrebbe fermato il lavoro su scala Nazionale ogni qualvolta una vita è perduta in nome del "super-lavoro"; in Italia NO!

E in questo silenzio-assenso dei Sindacati e delle Istituzioni i "padroni italiani" continuano lo sfruttamento sistematico della forza lavoro, continuano inesorabilmente a mandare al macello lavoratrici e lavoratori così come dimostrano i dati ufficiali della Comunità Europea.

In Europa, nel decennio 1994-2004, l'Italia resta purtroppo al primo posto per le morti sul lavoro con solo una riduzione del 24,4% della mortalità contro il 33,6% della Spagna e il 48,3% della Germania. Come dire: "PRODUCTION MUST GO ON"!

Massimiliano Catani - Segr. PRC Circolo "Peppe Fanesi"

04/03/2008





        
  



5+1=

Altri articoli di...

Politica

02/11/2022
Sisma 2016: approvati 15 mila contributi per 4.8 miliardi (segue)
28/10/2022
Zero Sprechi, al via un progetto per la lotta agli sprechi alimentari (segue)
27/10/2022
Il Comune pulisce i fossi Rio Petronilla e via Galilei (segue)
22/10/2022
Via libera alla variante al Piano Particolareggiato di Recupero del Centro Storico (segue)
22/10/2022
Porto San Giorgio torna a gareggiare al Palio dei Comuni (segue)
21/10/2022
Grandi e medi investimenti, chiesto il triplo delle agevolazioni disponibili (segue)
19/10/2022
Al via il progetto sulla sicurezza urbana e sulla legalità (segue)
13/10/2022
Festival dello sviluppo sostenibile (segue)

Ascoli Piceno

16/11/2022
Project Work Gabrielli, i vincitori (segue)
15/11/2022
800.000 euro per le scuole (segue)
14/11/2022
Tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (segue)
31/10/2022
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
28/10/2022
Zero Sprechi, al via un progetto per la lotta agli sprechi alimentari (segue)
26/10/2022
Il recupero della memoria collettiva (segue)
26/10/2022
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
26/10/2022
Tribuna presso lo Stadio “Cino e Lillo del Duca” (segue)
ilq

Quando il giornalismo diventa ClickBaiting

Quanto è sottile la linea che divide informazione e disinformazione?

Kevin Gjergji