Deve ritornare a San Benedetto tra un mese. E quel brodetto che soltanto una settimana fa aveva chiesto di poter assaggiare di nuovo, è ancora qui ad attenderlo, sperando in un sequestro lampo. Daniele Mastrogiacomo, del quotidiano La Repubblica, rapito in Afghanistan, è un amico della città delle palme. L'aveva scoperta grazie al collega del gruppo Espresso Andrea Barchiesi. Qui era venuto, per presentare il libro Sempre meglio che sparare. Era il primo luglio del 2005, la Palazzina Azzurra straripava.

Le sue esperienze da inviato, insieme con il collega Gianni Perrelli, avevano affascianato la platea. Tanti, tantissimi erano corsi a farsi raccontare di quando, a Bagdad, era sfuggito in modo rocambolesco, ad un rapimento. Dei motivi per i quali il mondo non ha pace. Stravolta l'hanno preso.

In un paio di giorni di San Benedetto e della Riviera era riuscito a godere di tutto. Ripromettendosi una pausa anche più lunga. Dal lungomare, all'enogastronomia, all'accoglienza. Aveva dormito all'albergo Relax dove ancora ricordava la splendida cortesia dell'assessore Mozzoni. E poi la cena, al Kursaal di Grottammare, con la gestione di Patrizia Corradetti.

Aveva goduto della vita notturna. Prima alla Terrazza che gli era rimasta impressa per l'avvenenza della clientela e lo chalet Da Luigi dei fratelli Giudici.
Erano le 4 del mattino quando si era concesso il bicchiere della staffa, raccontando come soltanto in una grande città, lui che ha girato il mondo in lungo ed in largo, ci possono essere tante opportunità. E locali aperti fino a tardi. Aveva, infine, apprezzato le paste del caffé Florian. Era quasi fuggito dai suoi amici, per comprare un regalo in ricordo della città e fatto, quindi, shopping da I love my jeans, in centro.

Ancora non aveva perso un giro per le colline, da Grottammare a Cupra Alta. Incantato.
Insomma, non si era fatto mancare nulla, sapendo che ben presto i suoi impegni come firma di uno dei più autorevoli quotidiani italiani, lo avrebbero chiamato dove amicizia, struscio e bellezze artistiche avrebbero dovuto lasciare il posto all'impegno e alla fatica delle corrispondenze dai luoghi più caldi del mondo.

Daniele è un giornalista con la G maiuscola, hanno detto i collegghi dell'Ordine nazionale del quale era membro del Consiglio. Chi, in città, lo ha conosciuto da vicino, lo ricorda perchè era guascone. Sempre pronto alla battuta, una simpatia fuori dal comune. UN'autorevolezza fatta di competenza e esperienza.

Il suo coraggio nella professione, la sua voglia di raccontare la realtà perchè tutti possano essere informati, lo hanno spinto in una zona rischiosa. In un momento difficile, alla vigilia dell'offensiva di primavera contro i Talebani. Ma senza persone come lui, professionisti della sua levatura, per i giovani giornalisti non ci sarebbero esempi appassionati da seguire. E, soprattutto, il mondo sarebbe molto più povero.