The Niro

"1969"

C'è uno strano connubio che lega Vasco Brondi e Davide Combusti, diventati per l'arte Le Luci della Centrale Elettrica e The Niro. Della Bassa Padana il primo e di Roma il secondo, entrambi internazionali quanto basta per avere troppo stretti i confini italiani ed entrambi in volo verso lo spazio siderale. Il primo in cerca della Via Lattea in un mondo di sogno e di immaginazione, il secondo con lo sguardo verso la Luna, testimone, dopo oltre 40 anni, di un avvenimento aggregante per l'intero mondo come lo fu il primo sbarco del 1969.

E con la copertina ricca di perfette e suggestive immagini post atomiche firmate da Ilaria Magliocchetti Lombi che richiamano il bianco e nero dell'olandese Anton Corbijn (l'ufficialità dell'immagine degli U2), The Niro si presenta dopo Sanremo e dopo aver composto nella sua madre lingua canzoni per Malika Ayane ("Medusa") e Nathalie ("Sogno d'estate"), con un album tutto in italiano, dopo i tre lavori precedenti nei quali si era espresso in inglese su una scia vocale dai colori e dai timbri tipici di Tim Buckley. La lingua sembrava sulla carta un ostacolo insormontabile dati i trascorsi di The Niro che in passato aveva diviso il palco con pezzi da novanta come Amy Winehouse, Sondre Lerche, Deep Purple, Isobel Campbell, Badly Drawn Boy e Lou Barlow, ma "1969" rappresenta una scommessa vinta immediatamente grazie alla capacità di scrittura del bravo artista romano che qualche anno fa partecipò ad un progetto come "Anti Atlas-Between voices" nel quale erano coinvolti persino i Radiohead. La sua capacità di autore visionario ha attratto anche il mondo del cinema e delle immagini e per questa ragione, dopo aver provveduto con la sua musica ad accompagnare le immagini di un documentario della CNN su Roma, egli ha recentemente lavorato con i registi Leonardo Ferrari Carissimi ("Mr. America"), Pietro Mereu e Luca Merloni ("Disoccupato in affitto") e James McTeigue ("Caserta Palace Dream"). "Nel 1969 -dice The Niro- si è assistito allo sbarco sulla Luna e quello rappresenta per me l'ultimo evento in cui l'umanità intera si sia sentita unita completamente, da allora non è più successo un fatto analogo".

E' questo lo spunto di celebrare il 1969, anno importante anche per la musica. Ed è una celebrazione per la stessa canzone italiana che trova finalmente un autore moderno che stralcia di netto i canoni compositivi dello stile sanremese. Il cambio generazionale è ormai fatto e brani come "Ruggine" , "Eroe" (pezzo capolavoro), "Non riesco a muovermi", "Vanità", "Colpa mia", "Newton" e "Pindaro" respirano di vera energia rock ad ogni rigo e mai con passaggi scontati da trite citazioni lunghe sessant'anni. E' originale al 100% The Niro, possiede guizzi melodici inventivi di notevole statura che si stendono come un tappeto di velluto per le sue mirabili corde vocali in continuo falsetto. Gioca con la chitarra con una classe da reduce storico del rock che ha respirato vite intere di follia musicale dal 1970 ad oggi.

Il suo stile ha ben poco di italico e per questo gli sarà sempre difficile percorrere un suolo invecchiato da certa canzone e certa televisione. Il mondo indie gli calza a pennello e gli regala una corona incastonata di note.

Voto 8,5/10