Le piccole cose della vita di Ben Watt
San Benedetto del Tronto | Ben Watt "Hendra"
di
Ben Watt
"Hendra"
Tra le centinaia di concerti a cui ho avuto il piacere (a volte solo dovere) di assistere ce n'è uno in particolare che è ancora fermo nella mia memoria. In un antico palazzo romano di via del Corso, eravamo una ventina, per una serata speciale in un saloncino barocco, stuccato di oro e finzione, che aveva accolto, in piedi Tracey Thorn e seduto, con una gamba tesa e ingessata, Ben Watt. L'intimità era assoluta e le note di quella sera riempirono il palazzo di semplicità e purezza. Le canzoni erano nude, su linee melodiche essenziali e le voci arrivavano direttamente al cuore senza la minima amplificazione. Era uno dei molti capitoli della storia degli Everything But The Girl che oggi ormai non vivono più una stagione artistica insieme. Ben e Tracey, sempre discreti e intenzionati a difendere il loro privato, si sono sposati e hanno tre figli. Come spesso succede il quotidiano si interseca con la vita dell'artista e le "cose della vita" possono spezzare linee che altrimenti vivrebbero storie diverse.
Ben Watt, cessata l'attività degli EBTG si è messo a fare il DeeJay, ha fondato un'etichetta discografica per la musica dance, la Buzzin' Fly che nell'ultimo periodo a ristampato parecchie riedizioni del duo, ne ha aperto una seconda, la Strange Feeling che ha aperto le porte a diversi alternativi d'Europa. Tra un nightclubbing e l'altro Ben Watt è diventato anche scrittore. Dopo l'esordio autobiografico di "Patient", pubblicato nel 1996, dove descrive a lungo la grave patologia di cui soffre (la sindrome di Churg-Straus) ritorna oggi con un'altra opera letteraria ben accolta a Londra racconta la storia dei suoi genitori. Si intitola "Romany and Thom" nel quale Ben guarda con nostalgia al passato del papà, musicista di talento, che gli ha lasciato un forte insegnamento. Le storie del quotidiano sembrano quasi ossessionare la visione musicale di Ben Watt.
L'improvvisa morte della sorellastra Jennie, cui era fortemente legato, l'ha precipitato in un pesante inverso da cui lo ha sollevato solo l'osservazione delle piccole cose. Ancora quelle "choses de la vie" raccontate con grande pathos da Claude Sautet nel 1970 (lì c'erano i meravigliosi Romy Schneider e Michel Piccoli). L'omaggio di "Hendra" alla sorellastra è davvero toccante. Con una voce piena d'anima e mai spiegata per avere un'eco, Bew Watt ci regala un gioiello di composizioni rare e piene di sussurrata intimità. A mo' di sabbia negli occhi ci sono leggere curvature verso il rock, in un vago stile Dire Straits, grazie alla collaborazione del suo amico Bernard Butler dei Suede. Mentre in "The levels" è ospite addirittura David Gilmour dei Pink Floyd.
Erano 31 anni che Ben Watt non incideva un disco da solo (il primo fu "North marine drive") ma oggi, con "Hendra" dimostra come la scrittura di una canzone abbia solo bisogno di ispirazione e non di orpelli e sovraimpressioni. Non per niente i veri capolavori di questo disco sono i demo per voce e chitarra lasciati in fondo ("Hendra" strappa solo lacrime, "Spring" apre il cuore ad una nuova stagione e "Young mans game" tiene sul cuore Nick Drake) ma non è da meno il ricordo incantato della casa del padre in "Matthew Arnold field". In queste canzoni c'è la sintesi di Nick Drake, Bobby Hebb, John Martyn in un condensato di straordinarie emozioni. "Il cuore è uno specchio" canta in una della stupende canzoni di questo disco. Puoi correre, vivere intensamente, buttarti a capofitto negli impegni più importanti ma se non ti specchi nel tuo cuore hai fallito. E' li che le piccole cose della vita scorrono. Una dietro l'altra.
Voto 9/10
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13/04/2014
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