Pubblichiamo integralmente il testo dell'articolo giornalistico che ha vinto il primo premio (ex aequo)  al concorso per studenti delle superiori organizzato, nella ricorrenza della Festa della Polizia, dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di San Benedetto.
La vincitrice è Carolina Rosetti. Carolina frequenta la 3°B del Liceo Classico "Giacomo Leopardi" di San Benedetto.

Il pezzo, ricco di suggestione, prende spunto da una frase di Angelo, il figlio del poliziotto Emanuele Petri ucciso dalle Br il 2 marzo scorso durante un controllo su un treno:  "Farò il poliziotto come mio padre". E' la storia di una passione per il dovere,  la giustizia e la pace che "come in una staffetta" passa il testimone da padre in figlio.

 FARO' IL POLIZIOTTO COME MIO PADRE 

"Farò il poliziotto come mio padre, ucciso per servire lo stato". Così reagisce Angelo: il figlio di Emanuele Petri. Faceva il proprio dovere quel giorno il poliziotto freddato il 2 marzo dalle Br.. Lo aveva sempre fatto. Emanuele portava la divisa con onore. La considerava la sua seconda pelle. Voleva che i suoi colleghi la pensassero allo stesso modo. Davanti al feretro il cappello blu e la sciabola. La sua bara coperta dal tricolore. Sul cappotto della moglie la sua medaglia d'oro al valore civile. Sono i simboli di chi ha dedicato la propria vita a servire lo stato,  a proteggere noi cittadini, a rendere onore ai valori della pace, del rispetto e dell'uguaglianza. No, fare il poliziotto non significa quello che le fiction ci vogliono far vedere.

Non significa sempre gioire ma anche piangere, addolorarsi per chi non c'è più. Quelle che scendono dalle guance sono lacrime di dolore, lacrime di rabbia per una vita strappata troppo presto ai propri cari al proprio amato lavoro. Vogliamo che il poliziotto ci protegga, ci assista. Questo è il prezzo che dobbiamo pagare. Pensiamo che premere un grilletto sia facile. Una semplice mossa. Un rumore repentino. Una vita che non c'è più. Sembra semplice se non consideriamo le responsabilità, i sensi di colpa, il giudizio degli altri. I poliziotti non sono macchine ma prima di tutto uomini, uomini come molti altri, con le loro famiglie, i loro amici, le loro gioie, le proprie soddisfazioni.

Ma i poliziotti sono anche coloro che combattono contro il crimine, il terrorismo. Coloro che le domeniche sono negli stadi per garantire l'ordine. Coloro che si mettono in prima linea per fornirci riparo. Il ricordo di Petri rimarrà nel cuore di tutti i suoi più cari amici, di tutti coloro che lo hanno amato, di tutti coloro che hanno pensato di non potercela fare senza di lui. Ma l'onore, l'amore per il suo lavoro lo erediterà il figlio Angelo. Come in una staffetta due atleti si passano il testimone così padre e figlio si passeranno l'amore per la divisa.

* III  B   LICEO CLASSICO "GIACOMO LEOPARDI"