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L’umilta’ e la forza dei principi

San Benedetto del Tronto | Alcuni spunti di riflessione sull’elezione di Papa Benedetto XVI tratti dai suoi scritti.

di Laura Ripani


E’ la secolarizzazione dell’Europa l’emergenza del nuovo millennio. Lo si evince dalla nomina lampo del cardinal Ratzinger al soglio pontificio, lui, il severo e dolce custode dell’ortodossia cattolica, amico e già consigliere di Giovanni Paolo II.

 Se il Papa polacco ha guidato la liberazione del Vecchio Continente dal “necessario male comunista” (“Memoria ed Identità Giovanni Paolo II, 2005) con un’azione popolare e determinata,  quello tedesco dovrà affrontare un dramma più spirituale che psicologico o politico. Non a caso ha scelto come nome Benedetto XVI.

Si richiama, quindi, chiaramente a quel santo patrono dell’Europa, monaco e fondatore di una Regola oltre che di un Ordine medioevale. Come ai tempi di Benedetto da Norcia, quindi, l’Europa appare ai “signori cardinali”, come li ha chiamati,  divisa (nel 480 d.c. circa le invasioni barbariche). Come già ai tempi dell’abate di Montecassino, messaggero di pace tra nazioni in guerra, si possono rintracciare oggi i segni di una società decadente che ha eletto il benessere a suo unico dio. E, nell’orazione, il lavoro, e l'esercizio paterno dell'autorità compendiate della nota massima “ora et labora”, la via per ritornare alla centralità di Cristo e del suo messaggio (http://www.ora-et-labora.net/letteraapostolica.html. ).

 Appare allora di estrema attualità la lezione di Benedetto, vivente ai tempi di una società dove il profitto era l’unico obiettivo dei padroni e nella quale la dignità dell’uomo, del contadino per l’esattezza, non era tenuta in minimo conto. Una situazione che anche questo Papa tedesco, agricoltore nella vigna di Dio per sua stessa ammissione, si trova a fronteggiare.
 Ma il “programma” del neo Benedetto, il XVI, è già in buona parte dei testi che egli ha scritto da principe della Chiesa.

Tra i più illuminanti  c’è sicuramente “Senza Radici” del novembre 2004 nel quale, insieme al presidente del Senato italiano, l’ateo Marcello Pera, indaga con assoluta competenza storico-filosofica se non filologica, alcuni dei temi più scottanti dell’attualità: dal relativismo etico ai fondamenti spirituali dell’Europa. Traccia qui un quadro allarmante del Vecchio Continente: cala demograficamente, non vota per il suo Parlamento, e, chiamata a definire la sua identità, si rifiuta di declinare le radici culturali e religiose. Predica, inoltre un’ideologia che non riconosce i valori universali a vantaggio di quelli soggettivi, neppure ricorda i grandi princìpi tramite i quali ha civilizzato il mondo e, posta di fronte alla minaccia concreta della Guerra Santa islamica da fanatici, manifesta per la pace. Ha parole dure anche per il laicismo, divenuto oggi un dogmatismo arrogante.

Ecco, è di fronte a queste emergenze, che il cardinal Ratzinger ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, rifuggendo da un linguaggio politicamente corretto e rintracciando nel rinnovamento spirituale e morale, non moralistico, i rimedi per salvare la società occidentale. Ma egli, pur nel rispetto delle persone, non è tenero neppure con quegli atteggiamenti che rischiano di minare alla base l’integrità. Ad esempio ribadisce il primato dei diritti umani che si declinano, tra gli altri, nella promozione della famiglia come dell’unione delle diversità di uomo e donna in quanto fondanti la rispettiva dignità umana, la clonazione e il traffico degli organi. “Da sempre” sentenzia “si adducono finalità buone per giustificare l’ingiustificabile”.

Tra i tanti spunti che la prolifica attività del cardinale, eletto Papa, offre, una parola è necessario spenderla per la sua concezione della donna. E val la pena citare le parole della femminista Rita Armeni che, in un servizio su Magazine del Corriere della Sera, annuncia nel titolo “Caro Ratzinger lei è degno di entrare nella Libreria delle donne”.

La giornalista-femminista loda infatti la posizione dell'alto prelato sulla questione femminile. E azzarda: proprio lui, poliziotto della Chiesa, dà i punti a tutti gli intellettuali laici d'Italia. In sostanza, a seguito della Lettera ai vescovi sulla collaborazione dell'uomo e della donna l’allora cardinale dimostra di aver approfondito la portato storica dell’ultima rivoluzione del '900 e rovescia la visione misogina che vede nella donna la causa del peccato originale dal quale nascerebbe “la violenza degli uomini e la guerra vendicativa delle donne, che mortifica la differenza, annulla la «capacità dell'altro» che è specifica dell'umano femminile e che fonda la differenza”. “La sessualità – spiega ancora Ratzinger - è non solo fisica, ma psicologica e spirituale. E non necessariamente si incanala nel ruolo materno, ma allude a quel sistema relazionale che è il fondamento originale dell'essere umano femminile”
   
Per finire non lesina invettive in casa propria. Nel commento alla IX stazione durante la recente Via Crucis di Pasqua 2005 riconosce: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa”.
 Un monito, insomma, per qual ritorno alla moralità alla quale si accennava poco sopra e che non soltanto dai cosiddetti conservatori è stata apprezzata.

E’ ragionevole pensare, insomma, che Chiesa si debba preparare ad un pontificato deciso ma amorevole che si baserà sui principi comuni a religioni e uomini illuminati per creare quei ponti di accordo basati sull’elevata dignità dell’essere umano, per i cattolici in quanto immagine di Dio. Anche Papa Giovanni Paolo II, oggi osannato anche dai non credenti, all’inizio del suo pontificato fu fortemente criticato per i suoi viaggi che, si disse, “sprecavano fondi da destinare ai poveri dell’Africa”. Forse, allora, il teutonico pastore non riempirà le piazze ma qualcuno, già annuncia, le chiese sì.

20/04/2005





        
  



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