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Sindacalisti e funai uniti dalla voglia di cambiare

San Benedetto del Tronto | Presentato ieri mattina in sala consiliare un volume contenente le biografia dei sindacalisti operanti nelle Marche dal 1900 al 1970. Nell'occasione si è ricordata da dura lotta intrapresa dai funai che rivendicavano migliori condizioni di vita e lavoro

di Marco Braccetti

E' stato presentato ieri mattina in sala consiliare il volume "Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970". Un'opera significativa, che da lustro e valore al lavoro svolto nel nostro territorio da moltissimi sindacalisti. Nomi noti o meno noti, storie più o meno avvincenti, ma tutte legate dalla passione verso il modo sindacale e dal tentativo constante di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori che purtroppo, ai primi del novecento, non brillavano per diritti e guarentigie.

La stesura del libro è stata curata da Roberto Giulianelli e Massimo Papini, ma hanno collaborato un foltissimo numero di redattori che hanno spulciato negli archivi di confederazioni sindacali, questure, uffici provinciali ed hanno ascoltato familiari e conoscenti delle persone da inserire nel dizionario. Sono 220 le voci totali, 41 biografie sono di sindacalisti che hanno operato nel Piceno. Va detto che i sindacalisti inseriti nel volume non sono necessariamente d'origine marchigiana, l'importante per i ricercatori è che avessero operato nella nostra regione.

Nell'ambito sambenedettese dei primi del ‘900 il movimento sindacale era particolarmente attivo nel mondo dei funai. Nel 1952 i funai, con l'aiuto di alcuni sindacalisti, organizzano la cosiddetta "marcia della fame" una protesta per porre all'attenzione di tutti le loro misere condizioni di vita e di lavoro. "Il '52 è stato un anno di forti scontri sindacali e di forti scontri politici-spiega il prof. Renato Novelli, intervenuto alla presentazione- Ma nonostante questa situazione di forse instabilità si aveva l'impressione che l'Italia si stesse riprendendo alla grande dopo le difficoltà della guerra".
Il professore sottolinea come il Governo e la Confindustria di allora perseguissero un modello di lavoro fondato sul "lavoratore formica: un popolo di lavoratori all'interno di un sistema fortemente controllato e strutturato" mentre, dall'altro canto, il sindacato premette per un sistema di lavoro tutelato da diritti o garanzie. Come sappiamo nel corso degli anni si è affermato il secondo modello: "Io sono convinto che questo ha posto le basi per il successivo boom del miracolo italiano negli anni ‘60" dice Novelli.

Tornando alla realtà sambenedettese Novelli è convinto che "Il funaio fosse ancor più importante del marinaio. Se i marinai erano l'anima di San Benedetto i funai erano il corpo". Negli ultimi giorni si discute riguardo l'opportunità di realizzare un monumento alla figura del funaio "Per me non è sufficiente un semplice monumento-conclude il professore- se non verrà affiancato a delle attività utili a far conoscere il ruolo dei funai nel nostro territorio, mi riferisco a raccogliere testimonianze di vita o a raccontare nelle scuole le storie di chi filava la canapa".

"Siamo certi che i funai meriterebbero un museo dedicato alla loro storia ed alle loro tradizioni-dice Francesco Vagnoni, responsabile locale della CGIL- Ma abbiamo osservato con delusione che i locali destinati inizialmente ad ospitare il loro museo sono serviti per la realizzazione del museo ittico".

Il volume è edito da EDIESSE ed è in vendita ad un prezzo di 30 Euro

 

22/04/2007





        
  



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