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Storia di una lezione di storia allo stadio

| Il professor Renato Novelli, ex assessore alla Cultura del Comune di San Benedetto, sottolinea il percorso socio - culturale ed economico, prendendo spunto dalla presenza allo stadio 'Riviera delle Palme'.

di Renato Novelli *

Sabato di Pasqua, stadio 'Riviera delle Palme'. Come altre volte, i biglietti dei Distinti sono esauriti. Meccanismo di distribuzione incomprensibile, situazione spiacevole. Per la prima volta ho dovuto tradire i Distinti e ho seguito la partita da una torretta con due giovani amici. Non tutto il male viene per nuocere. Per la prima volta ho avuto anche una visione panoramica di tutti gli striscioni delle frazioni della tifoseria.

Non avevo mai notato che alcuni rappresentano uno specchio parziale, ma efficace nel quale è riflessa una selezione molto istruttiva delle fasi della storia di San Benedetto e del suo territorio.
Una grande bandiera nella curva Nord porta la scritta "Vecchia marineria", specchio della San Benedetto marinara. Un paese nuovo rispetto al Castello, fondato sulla pesca, generato dall'espandersi della spiaggia dalla seconda metà del '600 in poi (come ricorda Liburdi nella sua "Storia di una chiesa e di una spiaggia" nel 1754 "i poverelli del paese chiedevano di poter fabbricare le loro case ne' siti dei relitti", divenuto già nel corso del '700 un vero e proprio paese (al 1793 risale il primo Piano Regolatore dell'ing. Luigi Paglialunga), culminato come realtà economico - sociale con la costruzione del porto e la grande espansione delle attività di pesca del dopoguerra.

Sulle scale dei Distinti una serie di striscioni dei tifosi dei paesi vicini (Acquaviva, Castel di Lama ecc.) rappresentano la memoria della grande immigrazione dall'interno verso la costa che portò gli abitanti del Comune da 21.000 nel 1951 ai 41.000 del 1971. Come mostra un bello studio di Livio Oddi su quel periodo, fu caos edilizio e la città si allargò. Porto d'Ascoli fu l'area di maggior raccolta dei nuovi arrivati. San Benedetto diventò la città dei cittadini che avevano perduto un'altra città precedente. In questo seconda solo a Sesto San Giovanni. Porto d'Ascoli da frazione conquistata per decreto si trasformò in parte costitutiva della nuova comunità.

Infine un altro striscione "Tifosi di colore rosso - blù", riflette l'immagine più recente della città dove gli immigrati svolgono un ruolo chiave nel mondo del lavoro, la pesca è un'attività secondaria, Porto d'Ascoli non è più un quartiere di operai e immigrati interni, il turismo non trova la via di un'innovazione radicale sempre discussa e mai riuscita.

Gli stadi stessi a San Benedetto hanno avuto sempre un significato simbolico, come veri e propri monumenti. Quando il paese era fatto di barche sulla spiaggia e industria cittadina, lo stadio era collocato nel cuore urbano, nella piazza che ora si chiama San Giovanni Battista. Nel dopoguerra, vicino al porto, divenuto con l'ortofrutta, il cuore dell'economia cittadina. Porto e Stadio furono, simbolicamente, per i pescatori anche se poveri, quello che Versailles fu per la monarchia francese.
La vicinanza con la spiaggia, la collocazione a metà strada tra il centro vecchio e Porto d'Ascoli del presente campo sono il segno della nuova dimensione della città. Era un' amico caro e mai dimenticato, Sabatino D'Angelo, quando prendevamo il treno insieme per Ancona , mi parlava del significato simbolico dello stadio e desiderava che qualcuno scrivesse la storia della città a partire dagli stadi.

Come lo specchio delle brame della regina madre nella fiaba de "La bella addormentata nel bosco", gli striscioni raccontano in modo schematico la nostra storia collettiva. E anche se non possiamo negare di essere anche noi, soprattutto negli ultimi tempi, alquanto addormentati, non sarà certo un principe a provocare il nostro risveglio.

Da molti anni cittadini benemeriti si dedicano alla identificazione delle fonti della nostra storia e molti frammenti, storie particolari, aspetti del mondo sociale sambenedettese, sono usciti in molti libri e riviste.

Una storia della città e del suo territorio sistematica, attraverso le grandi mutazioni dell'assetto economico e territoriale, potrebbe contribuire all'effetto bacio, cioè a quel risveglio che vuol dire un livello maggiore di autoconoscenza e consapevolezza che Sabatino D'Angelo desiderava.

* Docente all'Università di Ancona

26/04/2003





        
  



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