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A proposito di cultura dell’accessibilità

San Benedetto del Tronto | Intervento di Assunta Cassa, presidente dell’associazione Euromediterranea per la provincia di Ascoli

di Assunta Cassa*

Assunta Cassa

Scriviamo queste riflessioni, non per alimentare polemiche sul lungomare o sulla piazza in porfido della città di San Benedetto del Tronto, non è questo il nostro intendimento. Anzi, vorremmo allargare lo sguardo a tutto il territorio del Piceno, che vuole promuoversi come territorio dell’accoglienza. Ma come si può parlare di accoglienza nei confronti del turista, se poi gli stessi cittadini non riescono a vivere appieno il proprio territorio?
 
Ciò che è a nostro avviso carente in tutte le città e i paesi del Piceno è la “cultura dell’accessibilità” e la consapevolezza dei problemi sociali che ne derivano. La nostra Associazione, unitamente ad un Consorzio di Cooperative Sociali, ha promosso un progetto pilota denominato “Vacanze senza Barriere”. Un progetto patrocinato da ben cinque comuni (San Benedetto del Tronto, Grottammare, Cupra Marittima, Acquaviva e Monteprandone), proprio per la valenza sociale del progetto stesso, che vuole promuovere un turismo veramente per “tutti”, perché tutti abbiamo diritto a godere del sole e del mare, ad entrare in ristorante o in un bar, a visitare un museo o un sito naturalistico.
 
Ma per lo stesso progetto, presentato alla  Fondazione Carisap, che pure persegue scopi di utilità sociale, non abbiamo ricevuto un cenno di risposta, nemmeno di archiviazione. E presumibilmente, il concetto di accessibilità non permea le strutture comunali e le barriere esistenti tra assessorati diversi (Politiche Sociali/ Urbanistica) che pure mirano al benessere dei cittadini.
 
È che quando si parla di problemi sociali, si pensa a categorie tradizionali: anziani, ragazze-madri, tossicodipendenti… ma non si pensa al disagio di chi, impossibilitato a deambulare, non può salire su un marciapiede o accedere ad una banca o ad un servizio qualunque, perché la carrozzina non è fatta per salire gradini, (si parla di una stima della popolazione disabile in Europa di circa l’11%), o ai “bisogni speciali” che condizionano il quotidiano.
 
È necessario che le problematiche si affrontino con metodo multidisciplinare, metodo determinante per la efficacia della progettualità in qualsiasi settore, e quindi che si comprendano tutte le sfaccettature dell’accessibilità che, necessariamente, chiama in causa tutti, sia chi governa la città e il territorio, sia chi lo abita.
 
Ancora oggi, l’approccio alla città di un tecnico, di un professionista o di un amministratore pubblico è di tipo scientifico, professionale, estetico… un approccio che spesso, anzi diremmo quasi sempre, mette in ultimo piano il cosiddetto “utente”, mettendo, quindi, da parte tutta la ricchezza racchiusa nelle persone di ogni età. Nella progettazione di una città, la riqualificazione di un quartiere, il rifacimento di una strada, ci si dimentica di attingere alla ricchezza delle peculiarità che derivano dall’appartenere ad una generazione piuttosto che a un’altra, alla diversità dei percorsi e delle scelte di vita, alla creatività e all’immaginario collettivo. Non si fa riferimento all’esperienza quotidiana che le persone reali hanno della città e alla conoscenza, minuziosa, puntuale, delle proprie esigenze e dei propri bisogni.
 
Nei progetti delle nostre città mancano le persone, quelle vere, vecchie, grandi, piccole, sane, malate, ci sono solo grandi idee di tecnici, senza età, senza sesso, senza famiglia, senza relazioni personali, senza memoria di sé.
 
Manca la consapevolezza che la diversità, ogni diversità dell’altro ed ogni diversità che appare volta per volta in ciascuno di noi, è una vera ricchezza, una novità, una possibilità. È necessario mettere al centro di ogni progetto le persone reali, i loro bisogni e i loro contesti di vita.
 
È necessario, a nostro avviso, un radicale cambiamento dei modi di progettare, che facciano riferimento ai veri valori, quelli che tengono in conto prima di tutto la persona, e che diano alle donne e agli uomini la certezza di poter vivere pienamente la bellezza e le opportunità, offerte da ogni frammento della città, in ogni tempo e condizione della propria vita.
 
*presidente di Associazione Euromediterranea

26/04/2005





        
  



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