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Combattere la disillusione

San Benedetto del Tronto | Chissà cosa penserebbero dell'Italia di oggi gli italiani che accolsero sessantadue anni fa l'alba del 25 aprile?

di Maria Teresa Rosini

Le immagini di allora, che la nostra mente evoca subito, sono le strade delle città e dei paesi colme di gente in festa, negli occhi appena una traccia dello smarrimento per la tragedia vissuta.

Era il futuro ciò a cui pensavano. Esprimevano la voglia di continuare a vivere anche per coloro che vivi non erano più. Tutto ciò che doveva venire sarebbe stato sicuramente migliore di ciò che era stato: la gente comune era ancora capace di pensarlo, aveva bisogno di pensarlo.

Gli alleati sfilavano acclamati come eroi della ritrovata libertà nelle strade e nei paesi semidistrutti senza che nessuno sapesse ancora in quali forme quell 'alleanza avrebbe, nel bene e nel male, condizionato il futuro della nostra nazione.
Le donne non avevano ancora mai votato e forse non avrebbero immaginato che sessant'anni dopo si sarebbe ancora parlato e discusso di "quote rosa".

La Costituzione non era stata scritta anche se le istanze che la caratterizzeranno fermentavano già da tempo nella società devastata dalla dittatura e dalla guerra... e la Resistenza non aveva ancora iniziato ad essere celebrata o sminuita , ma celebrava essa stessa una vittoria che era costata morte e sacrifici infiniti a coloro che ne avevano sostenuto il peso.
Dalla nascita della Repubblica ad oggi tutte le generazioni che si sono succedute sono state costrette, loro malgrado, ad affrontare numerose disillusioni. L'unità e la riconciliazione che sembravano essere state ritrovate dal paese nell'esperienza della Costituente hanno da subito e perversamente trovato la strada per frantumarsi in una molteplicità di fenomeni: contrapposizioni ideologiche, malaffare, clientelismi, mafie, poteri occulti, ingerenze straniere, eversione e terrorismo politico, prevalere di interessi corporativi.

Buona parte del paese ha però continuato a coltivare l'aspirazione a realizzare quel sogno e gli ideali di giustizia sociale, legalità, partecipazione, unità che lo riempivano. Molti hanno lavorato e lavorano da allora per questo, spendendo la loro vita e questa è la risorsa alla quale possiamo ancora attingere per guardare al futuro con speranza, nonostante le disillusioni. Dovremmo pensare un po' più spesso alle donne e agli uomini che molte volte abbiamo osservato nelle immagini del 25 aprile del 1945, e, senza retorica, realizzare che noi possiamo essere ancora il futuro che quel giorno sentivano nel cuore anche se non ancora vedevano cogli occhi.

Abbiamo quindi il dovere di consegnare nelle mani di coloro che saranno o si avviano ad essere il futuro di questo paese, quel sogno che riempiva di festa gli sguardi della gente.

26/04/2007





        
  



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