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Piergiorgio Cinì su "(E)vento di terra"

Ascoli Piceno | Un misto di sconcerto, rabbia ed indignazione si impadroniva di tutti quelli (ed erano tanti) che da anni vivono ed operano culturalmente nel Piceno e che erano costretti ad assistere ad un tale ‘spettacolo’.

di Piergiorgio Cinì *


Ero tra gli 800 spettatori che martedì 25 aprile hanno assistito, al Teatro dell’Aquila di Fermo, alla messa in scena di “(E)vento di terra”, spettacolo che l’assessore provinciale alla cultura e le cronache avevano presentato come un’operazione culturale “specialissima, unica, addirittura rivoluzionaria per contenuti e coraggio rappresentativo” e che avrebbe dovuto incarnare scenicamente “l’identità e il sentimento di chi vive nella terra picena”.

C’erano tutti i presupposti per l’evento di grande impatto mediatico: l’attore ormai indiscusso Neri Marcorè, il musicista più acclamato del momento Giovanni Allevi, l’artista di fama internazionale Tullio Pericoli, il regista- architetto “di Roma” Sandro Polci.

Man mano che le scene si susseguivano, il disagio di buona parte del pubblico cresceva (e non solo di quelli che si aspettavano di vedere il Marcorè-Gasparri): attori che si avventuravano in una lettura monocorde e, a dir poco, raffazzonata di testi costruiti con approssimazione drammaturgica dilettantesca; sequenze interpretative, esibizioni musicali e proiezioni video che si rincorrevano in un faticoso e casuale inseguimento, frutto di un’assoluta imperizia registica, ulteriormente evidenziata da un uso dello spazio scenico degno del peggior saggio parrocchiale; la pochezza, che si faceva sempre più evidente, di un'operazione culturale che avrebbe dovuto rappresentare quanto di meglio l'arte scenica picena riesce ad esprimere in questo momento…

Un misto di sconcerto, rabbia ed indignazione si impadroniva di tutti quelli (ed erano tanti) che da anni vivono ed operano culturalmente nel Piceno e che erano costretti ad assistere ad un tale ‘spettacolo’. Il sentimento negativo lasciava presto lo spazio alla convinzione che la vera forza del Piceno è rappresentata da numerose realtà culturali consolidate, fortemente legate al territorio e da tempo impegnate, al di fuori dei clamori del momento, lontane dalle luci della ribalta e con risorse economiche nemmeno lontanamente paragonabili a quelle investite in progetti di tal fatta, a portare avanti un discorso serio e di grande qualità in vari campi artistici . Realtà che, purtroppo e loro malgrado, nessun tipo di ruolo e spazio hanno avuto nella progettualità dell’attuale Amministrazione Provinciale (che tanti entusiasmi aveva in loro acceso…).

*Presidente del Laboratorio Teatrale Re Nudo

27/04/2006





        
  



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