L'incendio all'Arena era doloso: Arrestato un dipendente
| CASTELPLANIO - Un uomo di 38 anni ha confessato di aver dato fuoco a un reparto dello stabilimento. Nel rogo ha perso la vita un'operaia.
E' un dipendente dello stabilimento Arena il responsabile del rogo in un reparto dell'azienda di Castelplanio (Ancona) nel quale martedì ha perso la vita un'operaia. Valter Mazzolani, 38 anni, dalla notte scorsa è in stato di fermo. Messo di fronte a prove concrete, ha confessato. Ora, si trova nel carcere di Montacuto ad Ancona. Il magistrato gli contesta il reato di incendio aggravato, con la conseguenza della morte di una donna, rimasta intrappolata in uno dei bagni della fabbrica.
I carabinieri sono arrivati all'uomo collegando altri incendi divampati nell'azienda (l'ultimo il 2 aprile), ma non si era pensato alla possibilità che dietro vi fosse un piromane. Mazzolani, che lavora da circa 6 anni come operaio a tempo indeterminato nel reparto spedizioni della Arena, era stato sentito come testimone, ma le sue dichiarazioni fin da subito non hanno convinto i militari dell'Arma, che hanno iniziato un interrogatorio incalzante al termine del quale Mazzolani ha ammesso le sue responsabilità.
Il fuoco è stato appiccato in due punti diversi dello stabilimento e si è propagato velocemente l'intero stabile. Nel rogo è morta Alite Cardella, 59 anni, alla soglia della pensione, vedova (anche il marito era morto in un incidente sul lavoro) e madre di due figli, Katia e Massimo.
Mazzolani, originario di Camerino (Macerata) e residente a Montecarotto, conosceva bene la famiglia della donna, anche perché per un certo periodo aveva abitato a Pozzetto, la frazione in cui viveva la Cardella.
Secondo gli investigatori, ad accendere la "lampadina" nella mente di Mazzolani - con precedenti specifici per un incendio divampato nel '90 alla Gommus di Montecarotto dove all'epoca lavorava, ma la sua responsabilità non è stata mai accertata - sarebbe stato il principio d'incendio, quello sì accidentale, del 29 marzo.
Sempre secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, Mazzolani il 2 aprile avrebbe fatto le "prove generali", dando fuoco a un quadro elettrico nel pomeriggio e poi, in serata, facendo un altro tentativo sempre nella stessa zona. Due episodi "modestissimi", riferiscono i carabinieri, che potevano essere ritenuti "fisiologici" in una grande azienda.
Il 3 aprile il vero attentato: Mazzolani si fa cambiare il turno, perché quel mattino non avrebbe dovuto lavorare; alle 5.40, quando inizia il primo turno, entra con i 249 dipendenti in servizio tra operai e amministrativi, prende le chiavi e si dirige verso il deposito. E' qui che con dei fiammiferi trovati il giorno prima in un ripostiglio dà alle fiamme il materiale per imballaggi che si trova sopra un bancale. Quindi esce e va a prendere un caffè, interrotto dall'allarme nel frattempo scattato.
Tutti scappano, lui compreso; solo Alite Cardella ci ripensa e torna indietro, per riprendere la borsa con i suoi effetti personali. E per lei è la fine. Verrà trovata morta, forse per un malore o per asfissia, nel bagno del deposito dove si era rifugiata.
Mazzolani era stato sentito ieri sera come testimone. I suoi precedenti e il fatto che avesse chiesto un cambio di turno hanno messo in allarme i militari, che lo hanno incalzato di domande. Alla fine, nella notte, l'operaio è caduto in contraddizione e ha ammesso di essere l'autore dei piccoli incendi del 2 come del rogo del 3 aprile, che ha messo in ginocchio l'azienda provocando danni per milioni di euro, con pesanti ricadute occupazionali per i dipendenti, i quali verranno posti in cassa integrazione.
Il piromane non avrebbe fornito un movente, ed è apparso piuttosto confuso. I carabinieri stanno ora riprendendo in mano tutti i casi di incendi dolosi (di auto e altro) dell'ultimo periodo, rimasti finora insoluti, per vedere se anche questi episodi rechino la stessa firma.
(fonte Repubblica.it)
I carabinieri sono arrivati all'uomo collegando altri incendi divampati nell'azienda (l'ultimo il 2 aprile), ma non si era pensato alla possibilità che dietro vi fosse un piromane. Mazzolani, che lavora da circa 6 anni come operaio a tempo indeterminato nel reparto spedizioni della Arena, era stato sentito come testimone, ma le sue dichiarazioni fin da subito non hanno convinto i militari dell'Arma, che hanno iniziato un interrogatorio incalzante al termine del quale Mazzolani ha ammesso le sue responsabilità.
Il fuoco è stato appiccato in due punti diversi dello stabilimento e si è propagato velocemente l'intero stabile. Nel rogo è morta Alite Cardella, 59 anni, alla soglia della pensione, vedova (anche il marito era morto in un incidente sul lavoro) e madre di due figli, Katia e Massimo.
Mazzolani, originario di Camerino (Macerata) e residente a Montecarotto, conosceva bene la famiglia della donna, anche perché per un certo periodo aveva abitato a Pozzetto, la frazione in cui viveva la Cardella.
Secondo gli investigatori, ad accendere la "lampadina" nella mente di Mazzolani - con precedenti specifici per un incendio divampato nel '90 alla Gommus di Montecarotto dove all'epoca lavorava, ma la sua responsabilità non è stata mai accertata - sarebbe stato il principio d'incendio, quello sì accidentale, del 29 marzo.
Sempre secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, Mazzolani il 2 aprile avrebbe fatto le "prove generali", dando fuoco a un quadro elettrico nel pomeriggio e poi, in serata, facendo un altro tentativo sempre nella stessa zona. Due episodi "modestissimi", riferiscono i carabinieri, che potevano essere ritenuti "fisiologici" in una grande azienda.
Il 3 aprile il vero attentato: Mazzolani si fa cambiare il turno, perché quel mattino non avrebbe dovuto lavorare; alle 5.40, quando inizia il primo turno, entra con i 249 dipendenti in servizio tra operai e amministrativi, prende le chiavi e si dirige verso il deposito. E' qui che con dei fiammiferi trovati il giorno prima in un ripostiglio dà alle fiamme il materiale per imballaggi che si trova sopra un bancale. Quindi esce e va a prendere un caffè, interrotto dall'allarme nel frattempo scattato.
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(fonte Repubblica.it)
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05/04/2007
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