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Alla mostra Collectio Thesauri la prima edizione della Divina Commedia

| JESI - Da oggi visibile presso il SAS il rarissimo esemplare stampato proprio nella città federiciana nel 1472.

La Mostra Collectio Thesauri si arricchisce di un’opera straordinaria, non solo per l’arte tipografica, ma per l’intera storia della cultura. E’ infatti giunta oggi a Jesi, dalla Biblioteca del Centro Dantesco dei Minori Conventuali di Ravenna, il Liber Dantis: la prima edizione a stampa della Divina Commedia. Il preziosissimo volume è visibile presso Palazzo Pianetti Vecchio a Jesi, sede della Studio per le Arti della Stampa, che ospita la sezione dedicata all’arte tipografica della Mostra “Collectio Thesauri. Dalle Marche tesori nascosti di una collezionismo illustre”, aperta fino al 30 aprile ad Ancona (presso la Mole Vanvitelliana) e a Jesi. Un eccezionale prestito, giunto al termine di intense trattative, che rappresenta in realtà un ritorno: proprio a Jesi, infatti, nel 1472,  l’opera uscì dai torchi di un oscuro e geniale tipografo di origini venete, Federico de’ Conti di Verona. Insieme al Liber Dantis sono giunti da Ravenna altri incunaboli danteschi, anch’essi visibili al SAS nell’ambito di Collectio Thesauri.

Il preziosissimo incunabolo è una delle uniche sei copie esistenti al mondo, oggi conservate in biblioteche pubbliche, della prima edizione a stampa della Divina Commedia di Dante.

L’editio princeps jesina, uscita nello stesso anno delle altre due edizioni stampate a Mantova e a Foligno, fu  la prima a riportare chiaramente la sottoscrizione con il nome dell’Alighieri e la data precisa di stampa, ovvero il 18 luglio del 1472.  Per la prima volta poi, i visitatori della mostra si troveranno di fronte a un lavoro tutto italiano, sia per i caratteri in littera antiqua o romana, sia per il nome del tipografo, quel Magister Federicus che in data 25 settembre 1472, dopo la stampa della Commedia, chiese al Comune di Jesi non solo la cittadinanza jesina per sé e per la sua famiglia, ma anche particolari privilegi ed emolumenti. Figura sicuramente affascinante quella di Federico de’ Conti, dalla vita errabonda e avventurosa (egli riuscì perfino ad evadere nel 1477 dalle segrete jesine, dove era stato rinchiuso per delle inadempienze contrattuali, scomparendo nel nulla), così come quella dell’altro grande stampatore presente nelle Marche nella seconda metà del Quattrocento, l’ “ebreo errante” Girolamo Soncino.

Ora, grazie al generoso impegno della Regione Marche, della  dott.ssa Rosalia Bigliardi, Direttrice della Biblioteca Planettiana e del dr. Mauro Mei, curatore della mostra Collectio Thesauri, l’incunabolo federiciano, con tutto il suo portato di storia e di mistero, riappare nella città dove vide la luce più di cinquecento anni fa, sommo esempio di quell’ars artificialiter scribendi, l’arte della stampa, che per prima fiorì a Jesi, dopo Venezia, Firenze e Bologna.

L’opera torna a Jesi dopo più di trent’anni dall’ultima e finora unica volta in cui fu esposto nel 1972, per la mostra sui Cinque secoli di arte tipografica jesina a cura di Giovanni Annibaldi junior ed Edoardo Pierpaoli.

08/04/2005





        
  



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