Il Vaticano approvò la sceneggiatura della Passione di Cristo
| ROMA - Jim Caviezel racconta: La prima volta che ho portato la croce pesava cinquanta chili, ma dopo qualche ora sembrava pesarne settantacinque.
Il Vaticano approvò la sceneggiatura del film di Mel Gibson. Lo rivela Jim Caviezel, scrive Giancarlo Padula, autore del libro, I segreti della Passione di Cristo (edizioni Tabula fati), che è uscito in contemporanea con la proiezione della pellicola nelle sale italiane alla rivista Vanity La prima volta che ho portato la croce", ha raccontato Caviezel a Kataweb, "pesava cinquanta chili, ma dopo qualche ora sembrava pesarne settantacinque. A fine giornata arrivava a trecento! In una delle cadute, qualcuno ha messo un piede sull'asse della croce, e mi ha slogato una spalla. Ho sentito un dolore fortissimo, e da quel momento ho iniziato a farmi sempre più male. Durante la scena del supplizio, dovevo essere frustato.
I torturatori, in realtà, dovevano colpire una base di metallo a pochi centimetri dalla mia schiena. Mel urlava: 'Frustate come se doveste lanciare delle palle da baseball!'. Qualcuno, però si è sbagliato e mi ha colpito sulla schiena. Un dolore che mi ha tolto il respiro, non pensavo che potesse fare così male. Nella scena che vedete, quindi, non sentite molte urla: in quelle condizioni non si riesce nemmeno a respirare, è troppo doloroso. Durante le vacanze di Natale ho dormito anche diciotto ore al giorno, ero esausto. Quando sono tornato sul set, avevo i capelli bianchi... "Mi chiamò un produttore amico", ha raccontato Jim Caviezel ad Andrea Carugati della rivista Vanity, "voleva parlarmi, disse, di un film sul surf. Ci incontrammo a pranzo e dopo un paio d'ore arrivò Mel che mi raccontò di un suo progetto per un film sulle ultime ore di vita di Gesù. Gli dissi che avevo visto quello di Zeffirelli.
"Forse non hai capito", rispose lui, "Io voglio mostrare le cose come sono andate veramente": A quel punto ho capito: stava pensando a me per la parte di Gesù, la bugia del surf era servita a tastarmi il polso. Gli ho chiesto se davvero mi voleva nel film. "Tu sei il film", mi ha risposto". Ha mai pensato di fuggire durante le riprese? "Avrei mollato tutto", ha risposto l'attore al giornalista di Vanity, "se avessi avuto la sensazione che stavamo facendo qualcosa di sbagliato, che si trattava solo di una manovra economica, che non eravamo in linea con i Vangeli. Ma visto che il Vaticano aveva approvato la sceneggiatura, non mi è mai passato per la testa di andarmene". L'attore ha raccontato al giornalista di Vanity anche l'avventura delle vere frustate: "Fu l'unica mattina che non partecipai alla Messa".
L'attore era in ritardo con il trucco, sulla schiena, una robusta protesi di gomma, una specie di doppia pelle, dopo le prime frustate sentì un dolore infinito, l'attore urlò, pianse, uscì vero sangue. Uno dei colpi raggiunge per sbaglio la parte della schiena non protetta dalla protesi. "Dopo le cure", ha raccontato Caviezel ad Andrea Carugati, "riprendiamo la scena, sebbene la ferita mi dolga ancora. Pochi secondi dopo resto di nuovo senza fiato, l'aria nei polmoni si ferma e anche il mondo intorno a me. Tutto si fa silenzioso, sento solo il dolore che mi assorda. Una frustata, molto più violenta della prima, mi ha solcato il fianco. Ho una cicatrice lunga trenta centimetri. Forse avrei fatto meglio a confessarmi quella mattina".
L'attore ha raccontato ancora al giornalista di Vanity: "Mel mi tormentava: non sei costretto a sopportare", mi ripeteva, "sei libero di andartene". Io ero mezzo nudo, al freddo, alle 5 del mattino, d'inverno, con una spalla slogata dal peso della croce, la corona di spine che mi faceva pulsare la testa e un principio di bronchite .pensavo che la maggiore difficoltà sarebbe stata recitare in aramaico. Mi sbagliavo. La crocifissione è stata la mia passione personale. Mi alzavo a notte fonda per il trucco, andavo a Messa e poi mi appendevano per ore alla croce, con il vento tagliente che saliva dalla valle verso i Sassi di Matera.
Il freddo i crampi, le continue emicranie. Stavo ore e ore immobile, ad aspettare che la cinepresa venisse sistemata, che Mel Scegliesse l'angolazione migliore. Nei momenti più duri, quando l'unico pensiero era scendere dalla croce, pensavo a Gesù, a quello che aveva sofferto lui, e trovavo la forza di resistere ancora un po'. Ma ci sono stati momenti in cui ho dubitato della mia fede. Quando nel film ho gridato al cielo: "Padre, perché mi hai abbandonato", non era solo una frase da recitare. Lo pensavo sul serio».
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10/04/2004
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