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Terza edizione di Slow Fish

San Benedetto del Tronto | La Comunità della nassa e della retina di San Benedetto del Tronto

di Alessia Consorti

Dal 4 al 7 maggio si svolge, alla fiera Internazionale di Genova, la terza edizione di Slow Fish. Quest'anno le Marche saranno presenti con il Presidio del Mosciolo di Portonovo e con la Comunità della nassa e della retina di San Benedetto del Tronto, la prima comunità di pescatori che si è costituita nella nostra regione. Le tematiche che verranno affrontate in questi quattro giorni riguarderanno la tutela dell'ambiente, delle acque, le politiche sostenibili del mare e il consumo responsabile del pesce.

Venerdì 4 maggio alle ore 16.30 la Comunità della nassa e della retina di San Benedetto del Tronto avrà un momento pubblico di fronte al mondo Slow. Antonio Attorre, Alessia Consorti e Federico Palestini la presenteranno e l'ufficializzeranno, a livello internazionale, con una degustazione integrata dei prodotti ittici della piccola pesca artigianale e vitivinicoli (il Pecorino).
Presente allo Slow Fish grazie aò patrocinio dalla Regione Marche, della Provincia di Ascoli Piceno, e dal Comune di San Benedetto del Tronto anche la città rivierasca.

La Comunità della nassa e della retina di San Benedetto del Tronto
Nella realtà sambenedettese, la pesca è il simbolo più significativo della storia, dell'economia e della cultura del nostro territorio. Così, la Comunità del Cibo, chiamata Comunità della nassa e della retina di San Benedetto del Tronto, non poteva che essere costituita da pescatori locali, che ancora oggi utilizzano in mare sistemi di cattura tradizionali (piccola pesca artigianale), quali le nasse, le retine, i cerchi e i cogolli, sistemi sicuramente a basso impatto ambientale. La piccola pesca artigianale, che a San Benedetto del Tronto ha tradizione plurisecolare, viene praticata con imbarcazioni di ridotta dimensione entro le tre miglia dalla costa, rispettando le diverse fasi stagionali del mare ed impiegando un particolare sistema di conservazione -non nel ghiaccio ma esclusivamente in acqua marina-, che garantisce una maggiore freschezza del pescato. Le principali fasi stagionali della piccola pesca artigianale prevedono un pescato a base di lumachine di mare e cefali per il periodo invernale, seppie, mormore, cicale di mare, lumachine di mare, triglie in primavera, sogliole, mazzoline, cicale di mare in estate e autunno.

Nel tratto di costa che va da San Benedetto del Tronto a Porto Sant'Elpidio (poco più di una trentina di chilometri), si è costituito da qualche anno un consorzio tra imprese della piccola pesca.

Convinti che al rispetto delle compatibilità ambientali (e dunque alla necessità comunque ineludibile della riduzione dello sforzo di pesca), alla creazione di un parco marino (e di zone chiuse alla pesca e alla protezione delle aree di ripopolamento), oltre che all'abolizione di tecniche distruttive, è legato il proprio futuro, questi pescatori artigianali sono stati i primi in Italia a recepire la nuova legge che stimola la costituzione di forme consorziali. E' così nato il COGEPA (Consorzio di gestione, indirizzo e coordinamento tra le imprese della piccola pesca artigianale). Tra gli obiettivi concreti su cui si sta lavorando, e i primi risultati importanti conseguiti, ricordiamo la vendita diretta del pescato, già in fase di realizzazione, un codice di autoregolamentazione per limitare lo sforzo di pesca, l'impegno ad avere un ruolo preciso all'interno del Parco Marino, l'individuazione-al centro del compartimento-di alcune barriere artificiali sommerse per il ripopolamento della fauna ittica, per l'allevamento di mitili, e contro lo strascico abusivo. Sono state create-ed altre sono in fase di completamento- delle microstrutture di vendita diretta, tutte a norma dal punto di vista igienico e senza incremento dei prezzi, in ciascuna delle località comprese nell'area in cui opera il COGEPA: Grottammare, Cupra, Pedaso, Porto San Giorgio, Lido di Fermo, Porto Sant'Elpidio.

Come accade per altre Comunità, attorno a questo nucleo fondante che ne costituisce, per così dire, la ragione sociale si intreccia una rete di altri soggetti, tradizioni, prodotti e produttori del territorio, a partire da quegli elementi che ne identificano il contesto antropologico culturale, oltre che geografico. Ad esempio:

-Il Brodetto Sambenedettese, anche per il forte valore identitario e simbolico di questo piatto di bordo che, nella versione locale, presenta spiccate peculiarità rispetto ad altre ricette analoghe, ma differenti, diffuse nella costa adriatica.
-La produzione ortofrutticola, da sempre centrale nel territorio (e individuabile materialmente e simbolicamente nell'uso peculiare del peperone nel brodetto sambenedettese)
-Il vino che non era vino: l'impiego dell'aceto in questo brodetto, ma anche la storia del vino cotto (e derivati, come la sapa, con relativo uso in diverse ricette come condimento della polenta o come ingrediente di diversi dolci, ad esempio, oltre che come bevanda che, al tempo stesso, fa di necessità virtù e custodisce significativi valori simbolici familiari e sociali).
-I vini delle colline picene, dal Rosso Piceno Superiore al Falerio (tra le prime DOC in Italia) e alla Doc Offida nelle sue diverse tipologie. Tra queste, un rapporto particolare con la Comunità lo instaura il Pecorino, un bianco autoctono di grande personalità molto congeniale alla gastronomia ittica locale.


Il progetto della Comunità si svilupperà su diversi versanti: oltre all'attivazione di reti con altre Comunità del Cibo, italiane e non, crediamo nella proposta concreta di un ripensamento dell'offerta turistica del territorio. La sostenibilità ittica, la relativa trasparenza, la qualificazione dell'offerta ristorativa, la stessa ricomposizione dell'identità locale, attraverso uno stretto rapporto tra economie ittica, turistica, agricola riteniamo siano oggi centrali e possano fornire un contributo concreto per orientare la qualità della vita e lo sviluppo locale.

Un punto di forza significativo della comunità è la qualificazione della vendita diretta di un pescato che non viene trattato con il ghiaccio per la conservazione. Qualcuno commenta scettico "programma difficile in estate". In realtà con contenitori di acqua salata, magari raffreddata, si può fare sempre. Ma l'aspetto più qualificante è il ripristino dell'antico sapore. Provare di nuovo la fedeltà al sentore di mare e all'influenza del sale dell'acqua marina sulle carni dei pesci. Si dovranno sviluppare attività specifiche che identifichino gli elementi organolettici e le caratteristiche del prodotto, per creare un'informazione trasparente e corretta sui pesci stessi e sulle caratteristiche delle loro carni, nonché sul luogo di provenienza del pesce (banco di cattura) in modo da localizzare anche le caratteristiche gustative derivanti dalle piccole variazioni di luogo (temperatura dell'acqua, correnti, caratteristiche del fondale ecc.) che danno poi variazioni specifiche di gusto.

04/05/2007





        
  



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