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Referendum sulla procreazione assistita: le ragioni del sì

San Benedetto del Tronto | Sabato 14 maggio si è tenuto un convegno al Cinema Calabresi, con la partecipazione del dott. Tricarico tra gli altri

di Giovanni Desideri

Un convegno all’insegna della chiarezza quello che si è tenuto sabato 14 maggio all’hotel Calabresi di San Benedetto, organizzato dal Comitato cittadino per il sì al referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 giugno. Sicuramente un comitato trasversale destra/sinistra, anche a giudicare dai presenti in sala: dal presidente della Provincia Massimo Rossi (Rifondazione Comunista), al dott. Vincenzo Rosini (Alternativa Sociale alle ultime regionali), passando per i DS Colonnella e Gaspari e Paolo Forlì del Nuovo Psi.
 
È stato in particolare il dott. Gerardo Tricarico a spiegare il contenuto dei quattro quesiti referendari riguardanti la legge 40 del 19 febbraio 2004 sulla fecondazione assistita e sulla loro portata scientifica. Il dott. Tricarico è vicepresidente della Lega Italiana Fibrosi Cistica (la malattia genetica letale più frequente nella razza bianca, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I bambini che ne sono affetti hanno una speranza di vita di circa 30 anni. I portatori sono uno ogni 27 individui). Il suo intervento ha calamitato l’attenzione del pubblico non soltanto per la puntualità dei riferimenti scientifici, ma anche per la testimonianza del proprio caso personale.
 
Alcuni dati: tra il 15 e il 20% delle coppie in Italia è colpito dal problema dell’infertilità, cioè 70 mila nuove coppie ogni anno, la metà delle quali affronta il “calvario” della fecondazione assistita. Gli italiani affetti da una delle 5 mila malattie genetiche sono circa 3 milioni.
 
La tecnica dell’inseminazione artificiale è particolarmente pesante per la donna, che deve sottoporsi dapprima ad una forte stimolazione ormonale per favorire la formazione di ovociti, che vengono quindi prelevati con un procedimento invasivo e fecondati. Un procedimento che prima della legge 40 veniva effettuato una volta nella vita: veniva prodotta una serie di embrioni, congelati, analizzati prima dell’impianto, per evitare di determinare una gravidanza che conducesse all’aborto, nei portatori di malattie genetiche. La produzione di più embrioni è necessaria dal momento che quelli destinati a dar luogo ad una gravidanza rappresentano una bassa percentuale.
 
La legge 40, tuttavia, impedisce di produrre più di 3 embrioni per volta, il loro congelamento e l’analisi preimpianto in persone portatrici di malattie genetiche (secondo quesito referendario), equiparando l’embrione alla persona (terzo quesito). A causa della bassa percentuale di cui sopra, costringe dunque la donna a reiterare i tentativi, ogni volta con una nuova cura ormonale. Vieta inoltre la fecondazione eterologa (quarto quesito), ovvero da un donatore esterno alla coppia (in un 1/3 dei casi una donatrice). Vieta infine la ricerca sulle cellule staminali: le più promettenti per la cura di gravi malattie genetiche (primo quesito).
 
Pesanti sanzioni sono previste per i medici che non rispettano le norme e anche per coloro che indicano Paesi e centri esteri (in Europa tutti) in cui è lecito ciò che è vietato in Italia. Particolarmente grave per la ricerca medica è il divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali, dovuto all’equiparazione tra embrione e persona. Lo stato italiano ha però recentemente ricevuto fondi europei per lo studio di cellule embrionali: purché prodotte all’estero.
 
Al convegno è intervenuta anche Silvana Amati (segreteria nazionale DS), precisando che la campagna referendaria non intende contrapporre laici e cattolici e che la principale difficoltà sarà il raggiungimento del quorum del 51% dei votanti (fallito negli ultimi 10 anni): 23 milioni circa di aventi diritto, nonostante che 1 milione e 600 mila italiani all’estero non potranno neppure essere informati del referendum, per difficoltà logistiche.
 
La dott.ssa Margherita Sorge (coordinatrice comunale del comitato, segretaria unità di base San Benedetto centro dei DS), ha introdotto il convegno e moderato gli interventi, lamentando il “deficit di informazione” su questo referendum e denunciando la trasformazione da parte di alcuni dei temi referendari in “offese per la morale come ai tempi di Galileo”.
 
La dott.ssa Giuseppina Petrelli (direzione comunale DS, segretaria CGIL medici Zona 12 della Asur), ha evocato in un’agile sintesi i temi poi approfonditi dal dott. Tricarico. Eloisa Stella (segreteria provinciale DS) ha messo in guardia contro il “partito dell’astensionismo”. Altra toccante testimonianza in chiusura, con rinnovato invito ai 4 sì al referendum, da parte di Assunta Cassa del PDCI.
 
Sugli stessi temi, per mercoledì 18 maggio ale 21, l’associazione Emily organizza un’assemblea aperta al pubblico presso la sede dell’Ulivo in via Mazzocchi.

15/05/2005





        
  



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