La 9° Giornata dell'Economia, la Camera di Commercio illustra la situazione del Piceno
Ascoli Piceno | E' il momento di investire nella lenta e faticosa uscita dalla crisi: necessario puntare all'estero e allo snellimento della burocrazia.
«La Camera di Commercio è la sede ideale per scambiare riflessioni sull'economia essendo la casa delle associazioni di categoria - ha esordito nel suo discorso introduttivo il presidente Adriano Federici - Siamo giunti a un momento cruciale per l'imprenditoria picena, è arrivato il momento di investire di più perché i dati che abbiamo ci indicano che il mercato, anche se lentamente, si sta riprendendo. La CCIAA, in questi due anni, conta di tornare in attivo. Siamo sulla buona strada, abbiamo risparmiato 200mila euro per spese di funzionamento e abbiamo deciso di terminare i finanziamenti a pioggia puntando solo su progetti che diano un reale valore aggiunto al nostro territorio. Purtroppo, però, ancora tanti sono gli ostacoli che frenano questi investimenti sul futuro. Penso alla troppa burocrazia - ha proseguito Federici - agli oneri fiscali sempre più opprimenti, la carenza delle infrastrutture o il gap energetico con il quale bisogna confrontarsi».
Il presidente, però, non ha sottolineato solo le criticità, ma ha voluto indicare una linea guida che può servire a risollevare il mercato economico Piceno. «C'è bisogno di investire, mettersi in gioco. - ha spiegato Federici - Vero è che il sistema bancario è restio a concedere credito e quando lo fa tende a finanziare la ristrutturazione del debito piuttosto che le idee. Bisogna mettersi in testa che c'è da investire nelle eccellenze, nei giovani, sono loro che hanno il giusto entusiasmo. L'importante è guidarli bene».
I dati parlano chiaro: il 95% delle imprese picene è composta di un numero di addetti che va da 0 a 10, piccole e medie imprese che con gli ostacoli presenti fanno fatica a crescere. Su 14 mila imprese del territorio piceno, il 57% sono individuali. A tenere nonostante la crisi sono le aziende del manifatturiero, ma le cose non vanno bene per quanto riguarda il settore agricolo (-1,56%) e il tessile. Le aziende che risultano non avere problemi sono, quindi, quelle che investono all'estero.
«C'è bisogno di rischiare maggiormente e di mettersi in gioco in prima persona - così ha spronato gli imprenditori nel suo intervento Gianluca Gregori Preside della Facoltà di Economia "G. Fuà" dell'Università Politecnica delle Marche -La ricchezza va creata, non si può più contare solo sul trasferimento pubblico. Bisogna formare i giovani ad una nuova cultura imprenditoriale che si basi su un'analisi specifica del territorio su cui si va ad investire, magari contribuendo in prima persona a dotarlo di quelle infrastrutture, materiali e immateriali, che si ritengono imprescindibili. Bisogna basarsi su dati certificati e sviluppare una pianificazione integrata. Al giorno d'oggi bisogna favorire le aggregazioni a livello locale ma anche internazionali, aprirsi al mondo. Pochi sogni, individuiamo bene dove investire e dove acquisire le risorse. Non esiste una ricetta unica ma al contrario numerosi interventi in diversi settori».
Il problema della mancanza di investimenti da parte di società estere dovuto alla troppa burocrazia esistente e alla lentezza della giustizia, però, potrebbe ridimensionarsi con la nuova legge che regola l'arbitrato e la mediazione commerciale. «Queste nuove regole - ha spiegato Tiziana Pompei Vicesegretario generale Unioncamere e dirigente Area Regolazione del Mercato, Tutela della Concorrenza e Innovazione - introdotte dal D.L. 4/3/2010 n. 28 porteranno a una soluzione dei problemi della giustizia civile più celermente. Già nei primi mesi si è registrato un ricorso alla mediazione abbastanza massiccio e un quarto delle controversie si è risolta in pochi giorni. Il ruolo delle Camere di Commercio è fondamentale nel formare figure quanto più possibile preparate che si possano occupare a pieno titolo delle controversie così da snellire il lavoro e favorire l'arrivo di nuovi investimenti ».
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16/05/2011
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