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Fecondazione e tutela della vita

San Benedetto del Tronto | Quanto costa e chi ci guadagna, i rischi della Fivet e le informazioni da sapere prima di scegliere responsabilmente se, e come, votare ai referendum del prossimo 12 e 13 giugno

di Laura Ripani

 
 
Un “no” che vale doppio si chiama astensione. Le ragioni che inducono i cattolici, ma anche quei laici che sostengono la vita umana sin dal suo sorgere, che ne riconoscono la dignità umana già in potenza, sono rispettabili sia sul profilo etico perché qui regna sovrana la Coscienza, sia su quello giuridico, perché soltanto nel caso dei referendum la Costituzione italiana (che prevede esclusivamente quello abrogativo di leggi già esistenti) offre tre opzioni per esprimere un parere: il sì, il no e appunto, l’astensione capace di far mancare il quorum necessario alla sua validità.

Ma, nel caso del referendum sulla procreazione assistita si pone al vaglio dei cittadini una faccenda estremamente delicata. Dove il diritto alla vita può scontrarsi con l’accanimento del volere “a qualunque costo” un figlio.

Con il desiderio di manipolare la stessa ordinando “su misura” un essere umano in una sorta di fabbrica dei bambini, può dare adito alla selezione naturale della specie. Occorre, insomma, anche fare chiarezza sulle questioni economiche che si scatenano e sulle effettive capacità di riuscita degli interventi genetici.

Oltre che sui limiti che la legge attuale effettivamente pone e quelli che si vogliono far passare come impedimenti quando rappresentano invece un ulteriore forma di libertà per chi ancora non è nato.
Esistono, dunque, i “miliardari della provetta”.  Ne parla sul numero di aprile 2005 di «Studi cattolici» il costituzionalista Aldo Loiodice che ha pubblicato un articolo con questo titolo inquietante e che è stato divulgato da Rino Camilleri nel suo blog “Antidoti”. Gli aspetti mercantili della Fivet (la fecondazione assistita ndr) con la donazione di ovociti hanno costi che si aggirano sugli  “8.000 euro per il primo tentativo e crescono sino a superare i 20.000 euro. Vi sono cataloghi dei donatori, con foto, storia sanitaria e albero genealogico”.

Ma anche la diagnosi preimpianto per verificare se l’embrione è portatore di gravi malattie (anche se ciò arreca danno allo stesso embrione) arrivano intorno ai 6.000 euro”. E l’intera procedura “raggiunge livelli non attingibili da tutti gli utenti (specie quelli a reddito fisso)”. Inoltre “la restrizione normativa degli utenti alle sole coppie sterili  impedisce che i “capricci” della provetta possano sollecitare anche le coppie fertili, rendendo più ricco il mercato della provetta”.

“Al momento” sostiene ancora il Costituzionalista “non sono ancora emersi, nel dibattito in corso, tutti gli interessi e le prospettive che, in effetti, vengono in gioco; per esempio, l’aspetto più nascosto (quasi difeso) è quello che si veste della tutela costituzionale per la libertà di ricerca per coprire la sua vera natura di esigenza di ampliare la libertà d’impresa reclamata (tramite la ricerca) dalle case farmaceutiche, dalle case cosmetiche, dalla case di cura private e dai ginecologi interessati”.

E “le regole poste da tale normativa (la legge 40/2004) hanno infatti chiuso i mercati collegati alla fecondazione, quali quelli degli spermatozoi, degli ovuli, degli uteri in affitto con vera e propria prostituzione (che significa anche far mercato di sé)”.

La “la ricerca su staminali non embrionali è l’unica acclarata scientificamente con guarigioni accertate, mentre l’uso delle cellule staminali embrionali, fin ad ora mai tentato neppure in via sperimentale sull’uomo, si è dimostrato cancerogeno nella sperimentazione animale (in corsivo nel testo, ndr)”.

Il saggio termina con una serie di domande. “Che senso costituzionale può assegnarsi alla pretesa di intromissione, nella disciplina della legge, di una dimensione ipoteticamente più ampia della libertà di ricerca a fini che non sono solo terapeutici? Quale obiettivo reale persegue il soprannumero degli embrioni? Si tratta del diritto alla salute della donna ovvero di altri interessi? Se lo scopo della legge 40/2004 è quello di superare una patologia (infertilità e sterilità), che senso avrebbe l’allargamento (anche ai fertili) della sfera dei soggetti che possono accedere alla Pma (procreazione medicalmente assisitita, ndr)? Se la legge vuol rendere concreta la traduzione in realtà del desiderio (o diritto) di un figlio proprio, che senso avrebbe la fecondazione eterologa che porta ad avere un figlio altrui o non totalmente proprio?”.

La legge, infatti ha vietato la clonazione e la selezione eugenetica (di nazista memoria) ed ha lo scopo di impedire l’ignobile mercato degli embrioni e dei tessuti staminali oltre che degli interventi chirurgici e delle illusioni tecnico-mediche, i cui costi sono elevati e inducono le coppie sterili e infertili a indebitarsi oltre i limiti delle loro possibilità. Il sospetto, insomma, è che  alcuni gruppi finanziari (collegati o meno alla case di cura ed ai tecnici e ricercatori ginecologici e genetici) abbiano subito avvertito il grande rischio (per loro) della legge che aveva cercato di porre fine al cosiddetto Far West: leggi “libero mercato” o “liberalizzazione”.

Infatti, prima di tutto bisognerebbe chiedersi se e quanto la fecondazione artificiale sia efficace e, nei casi positivi, se i bambini nascano sani. Un sostenitore della fecondazione artificiale è il ginecologo Carlo Flamigni dell’Università di Bologna. Ma in suo libro sul tema, La procreazione assistita (Il Mulino, 2002) si può leggere che “tutte le tecniche di procreazione assistita si caratterizzano per il fatto di non essere molto generose in materia di risultati  (p.35)”. E che l’iperstimolazione ovarica può provocare nella donna una “sindrome pericolosa persino per la vita (p.29)”.

Per quanto concerne i nati tramite queste tecniche, “resta il dubbio relativo alla possibile comparsa di un'anomalia tardiva”, in particolare “malattie di tipo degenerativo riguardanti il sistema nervoso e i muscoli (p.54)”. Se si prescinde dalla “delusione della coppia, esperienza altrettanto frequente quanto sgradevole (p.62)”, le complicazioni alla cui “frequenza” ci si riferisce sono: gravidanze tubariche e/o multiple e/o extrauterine, lesioni vascolari, mortalità perinatale, aborti ripetuti, parti prematuri e/o cesarei, bambini nati troppo piccoli, gestosi e placente previe, malformazioni fetali, e così via; con “conseguenze drammatiche sull'equilibrio psicologico della madre (pp. 65-66 e 73-74)”.

Insomma, sarebbe molto più semplice, non facile, adottare figli. Evidentemente, se si preferisce questa strada, addirittura più irta di difficoltà delle  responsabilità legislative di procedere ad una adozione, la sensazione è che ci siano interessi (farmaceutici) notevolissimi in gioco.

Ma i fronti contrapposti sono gli stessi che si formarono all’epoca del referendum sull’aborto. Da una parte, i difensori di quel che resta dell’ordine naturale e cristiano; dall’altra, i sostenitori di tutto ciò che sia “naturale”, dal cibo all’allattamento, tranne la fecondazione umana.
Per quanto concerne il terzo punto, vale a dire l’impossibilità di impiantare più di tre embrioni, spesso si dimentica di aggiungere “per volta”.

Ciò vuol dire che la Fivet può essere ripetuta (come accade d’altra parte oggi con le tecniche di stimolazione uterina) in più cicli. Quindi lo scopo della legge è quello di evitare di creare embrioni soprannumerari -cavia, congelati magari, che, per un qualunque motivo possono rimanere abbandonati a sé stessi se non impiantati e diventare preda appunto di mercimonio se in un limbo di difficile gestione.

Insomma, forse la legge varata non è la migliore possibile ma, sicuramente, ha posto alcuni paletti ed è quindi migliorabile. Forse sforzi ed investimenti potrebbero essere dirottati sullo sviluppo di tecniche alternative come la ricerca sul cordone ombelicale che offre anche maggiori chances di guarigione e fronte di un rischio nullo. Una cosa è certa: la dignità umana e l’interesse del nascituro, il rispetto di una società per la vita si vede nella tutela dei più deboli. Che fino ad oggi erano i bambini ma è necessario oggi fare un passo indietro: fino ai più fragili del fragili, coloro che non sono ancora nati.

21/05/2005





        
  



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