In difesa di Elvio
Grottammare | "Adesso se ne parla al bar, per strada, in spiaggia. Si ricama. A bassa voce, si capisce. Mormorio che è risacca inutile, complice, colpevole, qualunquista, parassita. Rivalsa vigliacca dopo le invidie."
di Sara Di Giuseppe
Sulla stampa di oggi campeggiano notizia e grandi foto, pure a colori. "Mazzagufo arrestato". Sbattuto in prima pagina. Poliziotti in ieratica posa con le 3 bottiglie d' acqua minerale/benzina e il "candelotto" di silicone ben in mostra.
Così è se vi pare. Pirandello ci sguazzerebbe. Velinari-fotografi-cronisti in allegra compagnia, purchè sia scoop non fa differenza. E allora la foto è quella di quando si becca - per caso - un traffico d'armi o di droga o una base di terroristi o il quartier generale di Al Qaeda o il Bin aden-sì-proprio-lui: in primo piano tutta l'armeria o la santabarbara o i sacchi di povere bianca e le forze dell'ordine che indossano la faccia delle grandi occasioni.
Per Mazzagufo uguale. Così il lettore medio plaude in cuor suo alle forze dell'ordine che "catturarono" il pericoloso individuo, il folle che tentò l'insano gesto.
Conosco Elvio quasi da sempre. Mai incrinata negli anni l'incondizionata stima: gran lavoratore, onesto geniale e generoso, dalla profonda ma anche solare e scanzonata umanità.
Per cui mi rivolto contro l'indecente modo di "informare", "assicurare", "lapidare" di molta stampa. Chi passa guarda, leggicchia, ci crede, quella è la verità. Pirandello, dicevo.
L'affare Fish: pur senza strumenti per entrare - e capirci - nei dettagli tecnici, la conosco come storia che disonora le istituzioni locali e regionali.
Storia di licenze concesse e revocate, battaglie politiche, controlli-blitz ai limiti di legalità e decenza, lotte maggioranza/opposizione, strumentalizzazioni di capitanerie/vigili/asl e chissà quanti altri.
Intrecci abbarbicatisi come mortiferi parassiti intorno alla micro-struttura Fish (bellissima, insolita nell'agghiacciante panorama della neo-edilizia grottammarese e verdepicena). Un impianto tra i sassi del mare, un'iniziativa che "rischiava" di dare (piccolo) lustro a questo pezzo di riviera votato all'assalto di palazzinari, affaristi, politici di ogni risma. Un gioiellino per niente abusivo che, se vi si è investito, è stato aperto, vi si è lavorato, sarà pure perché permessi e licenze c'erano.
Una storia che ha travolto come la tempesta de " I Malavoglia" la barca di Elvio e il suo carico di lupini: spirito d'iniziativa, voglia di spendersi mettendo a disposizione di tutti una lunghissima esperienza di uomo di mare che il mare ha vissuto e amato da sempre con tutto il rischio e la fatica.
Una storia che continua pericolosamente a sballottolare qua e là lui e i suoi familiari.
Ma lo sappiamo: "all'aria vanno i cenci.".
Di questo siamo tutti corresponsabili: politici e amministratori con i loro squallidi giochi di potere e d'ignoranza; informazione drogata che antepone il sensazionalismo al giornalismo vero; l'inerzia di tutti noi - per niente cittadini - incapaci di indignarci per le nostrane "valanghe di immondizia" scempi edilizi, abusi e abusivismi di ogni razza e categoria).
Anestetizzati al brutto, all'arrogante, all'indecente di ogni giorno, restiamo a guardare l'onestissimo e impulsivissimo Elvio rimbalzato per mesi, anni, tra uffici di ogni tipo, in un percorso che differisce dal kafkiano solo nel non essere finzione letteraria.Se alla fine salta il appo, di chi la colpa?
Come il personaggio Josef K., Elvio è vittima incolpevole. Più forte - e colpevole - è il POTERE .
Adesso se ne parla al bar, per strada, in spiaggia. Si ricama. A bassa voce, si capisce. Mormorio che è risacca inutile, complice, colpevole, qualunquista, parassita. Rivalsa vigliacca dopo le invidie.
Conviene a tutti non esporsi, non impicciarsi. Che il vapore vada dove pochi - i soliti - hanno deciso.Solidarietà e partecipazione. Ma va'
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22/05/2007
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