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Riconversione area Carbon: quale priorità?

San Benedetto del Tronto | Mandozzi: "Ad oggi, da quello che leggo, mi pare di capire che gli interessi primari si siano spostati dal “polo tecnologico” al "polo edilizio""

L'area della ex Carbon nel centro di Ascoli

Ho seguito con attenzione, in questi giorni e settimane, l'evolversi della discussione inerente la proposta di progetto riguardante l'ex area Carbon presentata dal Consorzio "Restart" di Ascoli Piceno.

Una lunga sequela - aperta dall'intervento del preside della Facoltà di Architettura, Umberto Cao - di comunicati ed interventi da parte di politici, amministratori, sindacalisti, per dire la propria rispetto ad un'area il cui sviluppo è dirimente per le sorti del Piceno.
Non nego che, nel suo complesso, tale proposta così come è stata presentata dal Consorzio mi lascia con molti dubbi rispetto alle linee generali che avevamo avanzato alcuni anni (anni!) addietro come Provincia, grazie al lavoro ed al fattivo contributo di idee della locale Facoltà di Architettura, in seguito riportate in una pubblicazione che, mi auguro, non sia stata già dimenticata ed oggi (forse) riposta in un cassetto perché ritenuta troppo ingombrante.


Dei 27 ha di terreno che compongono l'area, semplificando si era detto di suddividerla in "terzi": 1/3 verde pubblico (recuperando l'asta fluviale del Tronto, aveva evidenziato la Facoltà di Architettura); 1/3 sviluppo edilizio, 1/3 da adibire a Polo Scientifico e Tecnologico, incubatore di nuove imprese volte al futuro, per dare una speranza ai nostri giovani.
Ad oggi, da quello che leggo, mi pare di capire che gli interessi primari si siano spostati dal "polo tecnologico" al "polo edilizio" ed ai suoi 370 mila metri cubi ritenuti edificabili. Ovvero, proprio il rischio che si voleva evitare: valorizzare l'area ex Carbon dal lato immobiliare fagocitandone la pianificazione urbanistica.
E la valorizzazione e l'arricchimento della base economica locale? Ed il coinvolgimento della ricerca pubblica (università, centri di ricerca), onde sviluppare una specificità dello sviluppo stesso in termini di innovazione di prodotto e di processo?
Verranno in un secondo momento? Ma qual è la vera priorità di questo territorio?

Creare altri appartamenti (una "Monticelli 2"? No, grazie) oppure creare nuove opportunità di lavoro, a più alto valore aggiunto e non delocalizzabile, dove far confluire le forze migliori del Piceno: i nostri giovani?
Io credo che per non ripetere gli errori del passato bisognerebbe fare tesoro delle esperienze vissute. Diciamo di voler puntare sul turismo, ma i centri storici delle nostre città si svuotano sempre di più. Perché, invece di costruirne di nuove andando ad occupare nuovi terreni - "un immenso parco dedicato al cemento", l'ha definito il preside della Facoltà di Architettura, Umberto Cao -, non recuperare unità abitative in palazzi esistenti nei centri storici, oggi desolatamente vuoti come nel caso della città di Ascoli? Recuperare vecchi edifici ristrutturando l'esistente e quindi non andando a consumare altro territorio, credo debba essere una priorità sia ambientale che sociale, e redditizia sul piano economico, anche alla luce delle oltre 130 mila abitazioni invendute esistenti oggi in Italia.


So già che ci sarà chi mi risponderà, anche gentilmente, che la mia trattasi di una valutazione superficiale e che non ho letto a fondo il progetto "Ascoli21" dove a fronte di 330 milioni investiti da capitale privato, si creeranno 300 opportunità di lavoro per i prossimi dieci anni; che mi sia sfuggito il fatto che il verde pro-capite per gli Ascolani salirà dell'81% e che il valore complessivo delle volumetrie sarà inferiore del 47% rispetto alle cubature che insistono oggi su quell'area. Bene, ma perché non iniziare dal Parco Scientifico e Tecnologico, ancora avvolto dalle nebbie, piuttosto che evidenziare con dovizia di particolari l'aspetto immobiliare?
Una vecchia logica sindacale recita: "Meglio un brutto accordo che nessun accordo". Mi pare che alcuni abbiano tentato, in questi giorni, di mutuare questa logica anche nel caso del progetto riguardante l'area ex Carbon.
Una visione, mi permetto di affermare, alquanto miope. E la miopia, nel sindacato come in politica, trattasi di un difetto grave.

24/05/2012





        
  



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