Cittadinanzattiva su nuovi dati infezioni ospedaliere: una inerzia colpevole.
| ROMA - Niente di nuovo negli ultimi venti anni.
E inutile affannarsi a cercare strumenti per limitare il contenzioso e il riconoscimento del diritto dei cittadini ad un indennizzo o ad un risarcimento se non si decide di investire seriamente in prevenzione. I dati pubblicati oggi sulle infezioni ospedaliere dimostrano che in venti anni non è cambiato praticamente nulla e siamo costretti a fare i conti sempre con le stesse percentuali sconfortanti.
Queste le dichiarazioni di Stefano Inglese, responsabile nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
Nonostante i progressi della ricerca e della innovazione tecnologica, ha continuato, gli ospedali continuano a rappresentare un vero e proprio fattore di rischio per i cittadini che vi si ricoverano. Il fatto che le rilevazioni per il nostro paese siano in linea con quelle degli altri paesi industrializzati è una ben magra consolazione e, comunque, non può rappresentare un alibi per continuare a far finta di niente.
I dati odierni coincidono con quelli rilevati, negli anni, dal Tribunale per i diritti del malato attraverso la elaborazione delle segnalazioni e richieste di intervento da parte dei cittadini e i monitoraggi periodici sulla sicurezza delle strutture ospedaliere. Non può non stupire limmobilità della situazione e la evidente assenza di interventi efficaci.
Le commissioni per la prevenzione delle infezioni ospedaliere, introdotte per legge, almeno sulla carta, da quasi un decennio, sono presenti in realtà solo in poco più di un terzo delle strutture e spesso producono assai poco.
Si fa ancora troppa fatica ad adottare tecnologie e strumenti di prevenzione dei fattori di rischio, quasi non si avesse piena consapevolezza di cosa tutto ciò comporti in termini di danni per i cittadini e per il sistema. I costi di questa inerzia ricadono soprattutto sui singoli cittadini colpiti che, se va bene, dovranno fare i conti con gravi patologie croniche e con indennizzi e riconoscimenti di invalidità che arrivano con lentezza esasperante. Ma anche sul sistema costretto a farsi carico, a posteriori, di oneri aggiuntivi che potrebbero essere assai più efficacemente dirottati sulla prevenzione.
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25/05/2005
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