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La Coldiretti sugli allevamenti di maiali

| ANCONA - 15mila imprese a rischio. Luzi: “dobbiamo inventarci un modello marchigiano”.

“Se non creeremo presto un modello marchigiano, l’allevamento di suini nella nostra regione diventerà un ricordo”. E’ il grido di allarme che Coldiretti Marche lancia sullo stato di un settore che rischia di chiudere i battenti, viste la difficoltà a caratterizzare le produzioni e la costante diminuzione delle aziende, dimezzatesi rispetto a un decennio fa. “Una crisi che, a mio avviso, viene ben riassunta dal fatto che l’unico prosciuttificio della nostra regione, con tanto di marchio Dop, non utilizza un solo coscio di suino marchigiano – spiega il presidente Giannalberto Luzi -.

C’è poi il drastico calo delle aziende, dimezzatesi rispetto agli anni ‘90, mentre il numero dei capi è sceso del 40%. In altri settori, come il latte, ciò ha portato a un aumento dei capi medi in azienda, ma non qui. E questo dovrebbe far riflettere”. La realtà è che, mentre la carne bovina ha conosciuto un considerevole rilancio, con la valorizzazione della Marchigiana come razza legata al territorio, non altrettanto è sinora accaduto a quella suina, che figura, tra l’altro, all’ultimo posto nella classifica degli acquisti da parte della famiglie secondo i dati Ismea Ac Nielsen.
 
Ma qualche segnale positivo è stato lanciato. “Un ottimo lavoro, grazie a Coldiretti Ancona, si sta facendo sul Salame di Fabriano, con la costituzione di un’associazione di produttori e la prossima stesura di un disciplinare che preveda esplicitamente l’utilizzo di suini allevati in loco – ricorda Luzi -, ma lo stesso discorso andrebbe fatto su tutte le tipicità. Un prodotto che tutti ci invidiano è il ciauscolo: perché non accrescerne il valore utilizzando, per farlo, solo maiali marchigiani?”.
 
Oltre a ciò, Coldiretti Marche propone il recupero di tutta una serie di colture da utilizzare per l’alimentazione zootecnica (anche per evitare il rischio Ogm) e spinge per l’etichettatura obbligatoria dell’origine pure per la fettina di maiale, come già fatto per quella di vitello. “Serve, in definitiva, arrivare a un vero e proprio modello marchigiano, forte e capace di caratterizzare in maniera originale il prodotto – conclude Luzi -. Fonti storiche affermano che l’allevamento del maiale è presente nelle Marche sin dal tempo dei Piceni. Un’eredità che sarebbe un peccato, culturale oltre che economico, disperdere”.
 
In allegato i numeri della suinicultura nelle Marche 

28/05/2004





        
  



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