Samb- Napoli. La parola al campo
San Benedetto del Tronto | La partitissima è servita. I meriti e i ricordi.
di Mimmo Minuto
La Curva rossoblù
Il grande giorno è arrivato. Samb -Napoli, prima delle due semifinali per i playoff è senza dubbio uno degli eventi sportivi più importanti legati alla storia calcistica della città.
Lo diventa ancora di più se si torna indietro negli anni. Agli inizi degli anni novanta la Samb è fallita, il calcio scomparso. Ci volle lintervento del Sindaco Paolo Perazzoli e di alcuni industriali locali per farlo ripartire, partendo da due colonne del calcio rossoblu, Paolo Beni e Francesco Chimenti, il primo a dirigere le operazioni di mercato ed il secondo quelle del campo.
Fu subito vittoria e da li si ripartì.
La seconda considerazione arriva leggendo cosa è accaduto alla fine della scorsa stagione. Gaucci va via, la squadra è ridotta a soli sei giocatori, oggi ce ne sono solo due Taccucci e Martini. La gente si spazientisce, si parla di cordate, qualcuno si presenta in pompa magna addirittura dal Sindaco. Ma non avviene nulla fino a che il giudice Aldo Manfredi non decide di insistere e fa incontrare Mastellarini con Gaucci. In quella occasione cera anche Paterna, presidente del Pescara. Tra alti e bassi si arriva alla conclusione.
Tempi stretti per far ripartire la squadra ed allora ecco arrivare lAvvocato Vincenzo DIppolito, che chiama accanto a se Francesco La Rosa e Michele Scaringella, si avvale della grande collaborazione di Remo Croci, che della Samb sa tutto e in 48 ore fa la squadra. È giusto partire da qui per capire quanto importante sia essere arrivati qui e quanto grande sia la speranza di continuare su questo percorso.
Come ci si è arrivati, di chi i meriti.
Abbiamo detto delloperato della società e di DIppolito che ha avuto naso lungo nel trovare il meglio che cera a disposizione, senza spendere, fra laltro, più di tanto. Ma in campo vanno i giocatori ed allora un grande merito spetta in primis al tecnico Ballardini, che ha saputo plasmare i venticinque giocatori in organico, disegnando una ipotesi di squadra, sulla quale ha insistito, modificando, quando necessario, ma senza mai stravolgere il suo credo. Era partito con le due punte, ma poi si è assestato su un albero di Natale, molto duttile e propositivo.
I giocatori hanno dato tanto, hanno formato un gruppo, che mai hanno avuto da che ridire. Ora è arrivato per loro il grande giorno, ma sanno che deve essere uguale agli altri e che deve essere primaria la concentrazione. È questa larma per vincere. Poi lasciamo al campo il verdetto. Approfondiremo nei prossimi giorni la questione tecnica.
Un grande plauso va certamente ai tifosi. E anche qui bisogna tornare indietro.
Nel 1964, quando sono arrivato a San Benedetto, mi colpì "il Ballarin". Ho assistito ad una partita, e da ex calciatore, sono rimasto impressionato. A Catania, città di 500.000 abitanti al Cibali cerano di media 15.000 spettatori che arrivavano a 30.000 per le partite speciali. Qui erano 8000 al Ballarin in una città di ventiquattromila abitanti. Una proporzione spettatori/abitanti incredibile. Con il Napoli ci saranno 15.000 spettatori, di cui 12.500 locali, anche in questo caso proporzione notevole ¼.
Bravi!
Infine una nota. A questa partita manca la firma di un giornalista che certamente avrebbe meritato, probabilmente molto più di altri, di essere presente. Ci riferiamo a Pasquale Bergamaschi, che per motivi molto particolari, è rimasto fuori una stagione. Anticipiamo che il sanguigno e passionale Pasquale tornerà presto a scrivere di Samb dalle pagine de "Il Carlino".
Questa nota non è rivolta, ovviamente, ai colleghi che dalle pagine de Il Carlino hanno scritto di Samb e sempre in modo compito ed altrettanto passionale, ma è una considerazione tutta personale. Del resto nel nostro settore non esiste riconoscenza, da parte di chi dirige, mentre da chi si vuole guadagnare solo la pagnotta esiste solo un modesto inchinarsi alle decisioni del capo per fare carriera, senza mai preoccuparsi di prendere iniziative. Si scrive quasi sotto dettatura e questo è pericoloso. Ecco perché ci vorrebbero tanti Pasquale Bergamaschi per riportare ai giusti livelli questa professione.
Lo diventa ancora di più se si torna indietro negli anni. Agli inizi degli anni novanta la Samb è fallita, il calcio scomparso. Ci volle lintervento del Sindaco Paolo Perazzoli e di alcuni industriali locali per farlo ripartire, partendo da due colonne del calcio rossoblu, Paolo Beni e Francesco Chimenti, il primo a dirigere le operazioni di mercato ed il secondo quelle del campo.
Fu subito vittoria e da li si ripartì.
La seconda considerazione arriva leggendo cosa è accaduto alla fine della scorsa stagione. Gaucci va via, la squadra è ridotta a soli sei giocatori, oggi ce ne sono solo due Taccucci e Martini. La gente si spazientisce, si parla di cordate, qualcuno si presenta in pompa magna addirittura dal Sindaco. Ma non avviene nulla fino a che il giudice Aldo Manfredi non decide di insistere e fa incontrare Mastellarini con Gaucci. In quella occasione cera anche Paterna, presidente del Pescara. Tra alti e bassi si arriva alla conclusione.
Tempi stretti per far ripartire la squadra ed allora ecco arrivare lAvvocato Vincenzo DIppolito, che chiama accanto a se Francesco La Rosa e Michele Scaringella, si avvale della grande collaborazione di Remo Croci, che della Samb sa tutto e in 48 ore fa la squadra. È giusto partire da qui per capire quanto importante sia essere arrivati qui e quanto grande sia la speranza di continuare su questo percorso.
Come ci si è arrivati, di chi i meriti.
Abbiamo detto delloperato della società e di DIppolito che ha avuto naso lungo nel trovare il meglio che cera a disposizione, senza spendere, fra laltro, più di tanto. Ma in campo vanno i giocatori ed allora un grande merito spetta in primis al tecnico Ballardini, che ha saputo plasmare i venticinque giocatori in organico, disegnando una ipotesi di squadra, sulla quale ha insistito, modificando, quando necessario, ma senza mai stravolgere il suo credo. Era partito con le due punte, ma poi si è assestato su un albero di Natale, molto duttile e propositivo.
I giocatori hanno dato tanto, hanno formato un gruppo, che mai hanno avuto da che ridire. Ora è arrivato per loro il grande giorno, ma sanno che deve essere uguale agli altri e che deve essere primaria la concentrazione. È questa larma per vincere. Poi lasciamo al campo il verdetto. Approfondiremo nei prossimi giorni la questione tecnica.
Un grande plauso va certamente ai tifosi. E anche qui bisogna tornare indietro.
Nel 1964, quando sono arrivato a San Benedetto, mi colpì "il Ballarin". Ho assistito ad una partita, e da ex calciatore, sono rimasto impressionato. A Catania, città di 500.000 abitanti al Cibali cerano di media 15.000 spettatori che arrivavano a 30.000 per le partite speciali. Qui erano 8000 al Ballarin in una città di ventiquattromila abitanti. Una proporzione spettatori/abitanti incredibile. Con il Napoli ci saranno 15.000 spettatori, di cui 12.500 locali, anche in questo caso proporzione notevole ¼.
Bravi!
Infine una nota. A questa partita manca la firma di un giornalista che certamente avrebbe meritato, probabilmente molto più di altri, di essere presente. Ci riferiamo a Pasquale Bergamaschi, che per motivi molto particolari, è rimasto fuori una stagione. Anticipiamo che il sanguigno e passionale Pasquale tornerà presto a scrivere di Samb dalle pagine de "Il Carlino".
Questa nota non è rivolta, ovviamente, ai colleghi che dalle pagine de Il Carlino hanno scritto di Samb e sempre in modo compito ed altrettanto passionale, ma è una considerazione tutta personale. Del resto nel nostro settore non esiste riconoscenza, da parte di chi dirige, mentre da chi si vuole guadagnare solo la pagnotta esiste solo un modesto inchinarsi alle decisioni del capo per fare carriera, senza mai preoccuparsi di prendere iniziative. Si scrive quasi sotto dettatura e questo è pericoloso. Ecco perché ci vorrebbero tanti Pasquale Bergamaschi per riportare ai giusti livelli questa professione.
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