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Le tre cime di Lavaredo emettono un verdetto chiaro ed ambiguo

San Benedetto del Tronto | Il nostro quasi conterraneo, subisce l'offensiva della Saunier di Simoni, ma non è Simoni a fuggire o staccarlo. Piepoli il vecchio, diremmo Nestore, se fossimo nell'Iliade e Riccò, il giovane, diremmo Achille sempre per Omero.

di Renato Novelli

Inquietanti, minacciose, solitarie, lontane, dal respiro del mare e dalla vita pulsante della grande distesa dell'acqua salate, le tre cime di Lavaredo emettono un verdetto chiaro ed ambiguo allo stesso tempo. D'altronde sono tre, numero misterico. Il paradosso delle tre cime sta nella celebrazione della maglia rosa Di Luca: la sua Liquigas, sempre per paradosso è liquefatta. D'altronde, direbbe Totò, il nome non è una quisquiglia. C'era da aspettarselo, al di là delle analisi ciclistiche circostanziate. Il nostro quasi conterraneo, subisce l'offensiva della Saunier di Simoni, ma non è Simoni a fuggire o staccarlo. Piepoli il vecchio, diremmo Nestore, se fossimo nell'Iliade e Riccò, il giovane, diremmo Achille sempre per Omero.

I due eroi opposti e complementari hanno fatto una lunga fuga. Come quella che consacrò un ragazzo di venti anni e un mese nel 1940. Si chiamava Fausto Coppi. Il suo capitano Gino Bartali era caduto e lui ebbe via libera. Fuga solitaria, maglia rosa. Poi lo stesso Bartali lo portò al trionfo insieme, come oggi Piepoli ha fatto con Riccò. Lo so che sono blasfemo, ma il ciclismo piace perché è una foto di famiglia. Riccò impudente nella prima parte del Giro, si ritira da una fuga (se non si fosse fermato quel giorno oggi sarebbe maglia rosa), Riccò rientrato nei ranghi del potere ciclistico che attacca e perde minuti nel finale per la corsa del suo capitano Simoni, Riccò protagonista e forse candidato alla vittoria finale... il prossimo anno, come dicono i saggi commentatori - senatori.

Invece, io imprudente e sognante tifoso al Riccò di Lavaredo auguro che un giorno, si possa sentire di lui quello che nel 1946 si sentì alla radio di Coppi dopo la sua vittoria alla Sanremo: "Fausto Coppi di Castellana ha vinto la Sanremo solitario, in attesa del secondo arrivato, trasmettiamo un breve intervallo di musica da ballo". Non accadrà. Il ciclismo post - moderno è altra storia, ma Riccò è giovane e masnadiero, come Coppi lo fu nel suo tempo giovanile. Intanto in classifica sempre troviamo l'altro giovane Schlek, bravissimo e forse il ciclismo dei prossimi anni sarà caratterizzato dall'incubo di Riccò che fugge, scatta, ma trova sempre la regolarità elegante di un lussemburghese lungo e sottile a fare la differenza tra la sua generosità e la vittoria.

Torniamo a Lavaredo. Di Luca sulla salita è andato bene, ha diminuito lo svantaggio da Riccò, ha staccato Simoni e soprattutto Cunego. Damiano fu un lampo improvviso di un ciclismo divenuto perbene e ordinario dopo la caduta del profeta della fantasia pedalatoria, Marco Pantani. Oggi a soli 25 anni, si ritrova senatore di seconda dignitosa fila. Accadde a Bartali. Quando Coppi lo chiamava Signor Bartali nel 1940, lui campione straordinario aveva già vinto due giri(1936 -1937) e un Tour(1938) de France, ma aveva perso due giri in favore di un certo Valletti, nel Giro già ricordato del 1940, fece la parte del padre nobile, a soli 26 anni non ancora compiuti. Il destino di Cunego assomiglia a quello di Bartali. E' un augurio impegnativo, perché Gino vinse ancora, non lasciò mai che l'ombra di Coppi oscurasse la sua pedalata. Auguri Damiano, forse sulle prossime salite vincerai il Giro, o forse il prossimo Tour.

Di Luca è sicuramente il meglio posizionato. Renato Mannheimer, maestro incantatore di indagini quantitative, lo darebbe vincente al 65,43,07%. Noi figli minori di una sociologia narrativa, vorremmo che vincesse il Giro. Per un motivo elementare. Mentre tre francesi(Anquetil, Hinault, Fignon), due belgi(Mercx, Pollentier), due svizzeri(Koblet, Clerici), un Lussemburghese(Gaul), un tedesco(Rominger), due russi (Berzin, Tonkov) hanno vinto il giro, nessun italiano nato sotto il 43° parallelo ha mai trionfato. Di Luca vendicherà i tanti sambenedettesi di altri tempi che furono tifosi di La Cioppa, Taccone e gli altri che sudarono sulle montagne nordiche, perdendo sudore terrone.

28/05/2007





        
  



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