Successo per il convegno “Uomini e vino” presso l’IPSSEOA “F. Buscemi” di San Benedetto del Tronto
San Benedetto del Tronto | Grande partecipazione di pubblico giovedì 30 maggio all’istituto alberghiero “F. Buscemi” di San Benedetto del Tronto, che ha ospitato il convegno “Uomini e vino”, organizzato dal Rotary club di San Benedetto.
di Elvira Apone
un momento del convegno
Grande partecipazione di pubblico giovedì 30 maggio all’istituto alberghiero “F. Buscemi” di San Benedetto del Tronto, che ha ospitato il convegno “Uomini e vino”, organizzato dal Rotary club di San Benedetto. Un appuntamento sul vino inserito dal Rotary nell’ambito di un progetto di cene sociali, in cui vengono promosse diverse etichette di vini del Piceno, come ha spiegato il presidente del Rotary club, Alberto De Angelis, che ha esordito dopo il breve intervento del sindaco di San Benedetto, Pasqualino Piunti, che ha subito evidenziato la necessità di custodire e veicolare la nostra realtà turistica, storica e culturale, ringraziando il Rotary per l’impegno profuso nel promuoverla. La parola è poi passata a Valerio Pignotti, presidente del Rotaract, il ramo più giovane del Rotary, che ha puntualizzato l’importante ruolo svolto dal Consorzio dei Vini Piceni nel promuovere i vini del nostro territorio, vini di grande pregio, ma purtroppo non abbastanza conosciuti, mentre Armando Falcioni, direttore del Consorzio dei Vini Piceni, nel portare i saluti del presidente del Consorzio, Giorgio Savini, ha rilevato l’importanza del legame tra vino e territorio, da cui l’esigenza di vendere e far conoscere anche il territorio in cui il vino viene prodotto.
Ha aperto il convegno il professor Francesco Felix, docente dell’Istituto alberghiero “F. Buscemi”, che, dopo aver portato i saluti della dirigente, la professoressa Manuela Germani, sempre fautrice di iniziative di grande spessore come questa, ha fatto un excursus sulla storia della produzione vitivinicola. Dal mondo italico antico, in cui i vini del Piceno erano molto apprezzati ed erano usati anche per riattivare la circolazione, al periodo post unitario, in cui si produceva una grande quantità di vino di scarsa qualità, fino agli anni cinquanta del secolo scorso in cui, con il boom economico e il conseguente afflusso turistico, è aumentata la richiesta di un vino imbottigliato e di qualità. Risalgono agli anni sessanta, infatti, le prime denominazioni di origine controllata e le prime coltivazioni di vitigni autoctoni.
L’enologo Pio Carlini ha, invece, illustrato ai presenti i problemi legati all’arrivo della filossera, un parassita dell’uva importato dalle Americhe che, in particolare verso la fine dell’‘800, ha distrutto quasi il 90% dei vigneti. Tra le soluzioni tentate per debellarla, come la solforazione del terreno, l’allagamento e l’insabbiamento, quella decisiva è stata l’innesto di varietà di viti europee su portainnesto americano. L’ibridazione sembra, quindi, un metodo efficace sia per rafforzare la qualità dell’uva sia per rendere la vite più resistente alle malattie, in virtù di una maggiore sostenibilità.
È stata poi la volta di Giuseppe Merlini, responsabile dell’Archivio Storico Comunale, che ha mostrato al pubblico una serie di documenti tratti dall’archivio che, a partire dal periodo napoleonico, regolamentavano le cantine della zona in cui si consumava il vino, frequentate in particolare dai marinai quando erano a terra. Dal 1911 sono poi comparsi anche i primi veri e propri commercianti di vino.
In chiusura, è intervenuto Armando Falcioni, direttore del Consorzio dei Vini Piceni, che ha illustrato l’attività svolta dal consorzio, tesa a tutelare, promuovere e valorizzare tutti i vini del Piceno, vigilando sul corretto utilizzo delle denominazioni. Anche lui ha ribadito che i nostri vini sono di alta qualità, ma devono essere maggiormente promossi fuori dalle Marche insieme alla loro storia. Investire in promozione è, dunque, essenziale per garantirne l’esportazione verso i mercati esteri, sempre più attratti dalla loro qualità, e l’esportazione risulta un importante mezzo per il mantenimento del nostro mercato vinicolo. Il ritardo a etichettare, a elevarne la qualità e a uscire fuori dai nostri confini hanno sicuramente rallentato il raggiungimento di risultati che, tuttavia, sembrano promettere bene per il futuro. “Il Piceno è l’Italia che non ti aspetti e i nostri vini sono i vini che non ti aspetti” ha concluso Falcioni.
E per suggellare questo interessante e stimolante pomeriggio dedicato al vino, espressione alimentare e culturale sia della nostra regione che di tutta l’Italia, un assaggio dei nostri vini, accompagnato da un gustoso e ricco buffet offerto dall’istituto alberghiero. Un momento conviviale che ha visto di nuovo protagonista il vino e che ha coinvolto tutto il pubblico; un’occasione per gustare e apprezzare i vini del Piceno, che meritano sicuramente di essere conosciuti in tutto il mondo.
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31/05/2019
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