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“MILANO di MODA”: prima conferenza strategica sulla moda

| MILANO - Milano di Moda si è conclusa con un’impressione diffusa: una “cultura orientata al fare” può davvero essere utile per il futuro del Made in Italy.

di Francesca Rinaldi



Si è appena conclusa la due giorni “Milano di Moda-prima conferenza strategica sulla moda”. L’obiettivo era quello di fare un punto della situazione italiana del settore moda. Milano ha voluto ritagliare uno spazio importante per discussioni e riflessioni sullo stato dell’arte del settore portante dell’economia nazionale.
 
Alla conferenza hanno partecipato personalità di rilievo come il Professor Guido Corbetta e Stefania Saviolo (Università Bocconi), Giovanni De Felice (Ufficio Studi e Ricerche-Banca Intesa), Domenico Dolce, Stefano Gabbana, Elio Fiorucci, Renato Borghi, Ottavio e Rosita Missoni, Laura Biagiotti, Roberto Cavalli, Mario Boselli (presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana), Gaetano Marzotto, Michele Perini, Santo Versace, Paolo Zegna e Gabriele Albertini.   
 
Nel corso della conferenza è stato più volte sottolineato il ruolo fondamentale che la Moda ricopre per l’eccellenza del Made in Italy e anche per la forza della città di Milano e della nazione Italia.
“La moda, si è detto, non è più riconducibile allo stereotipo di fenomeno effimero, ma è oggi sinonimo di cultura e creatività” (Renato Borghi).
Proprio in un momento difficile per la perdita di quota di mercato internazionale a favore dei Paesi emergenti, è necessaria una riflessione collettiva per analizzare le cause della crisi e i punti critici per la crescita e lo sviluppo.
 
In particolare nella seconda giornata di discussione, prima del dibattito condotto e monitorato da Bruno Vespa, il Professor Guido Corbetta e Stefania Saviolo (Università Bocconi) hanno svolto un riassunto sintetico e puntuale degli argomenti trattati.
 
Le osservazioni sono elencabili in 7 punti:
 
1- Competitività del sistema
La moda sta vivendo un momento di trasformazione ed è compito degli attori del sistema moda capire i cambiamenti dei modelli di produzione e consumo. Dal concetto di “filiera materiale”, oggi sembra avere un’importanza sempre maggiore quello di “filiera immateriale” dove la comunicazione gioca un ruolo sempre più strategico.
L’azienda del futuro è quella verticalmente integrata che si localizza in un terreno fertile sia per i consumi che per concentrazione di talenti.
 
2- Settimana della moda
Sono state avanzate diverse proposte: unificare le sfilate-uomo con le sfilate-donna, ridurre il timing dell’offerta e creare uno spazio per l’Alta Moda anche a Milano.
Un elemento importante da considerare è comunque quello della “capacità del contenitore”: un numero eccessivo di eventi durante la settimana della moda potrebbe essere negativo, perciò si dovrebbe riflettere sulla segmentazione (articolazione dell’offerta).
 
3- Zone fieristiche
Se è vero che un settore forte ha almeno una fiera forte di rilevanza internazionale, Milano ha tutti i diritti di rappresentare la principale città della moda in Italia.
 
4- Città della Moda
E’ in progetto la costruzione a Milano di uno spazio specifico per sfilate ed eventi collaterali dedicato totalmente alla moda. I lavori finiranno nel 2009. Vista l’impossibilità di utilizzare ancora gli spazi della Fiera di Milano, dal 2006 al 2009 probabilmente la sede delle sfilate saranno il Castello Sforzesco e gli spazi adiacenti.
 
5- Sviluppo del commercio
E’ un punto critico da tenere sotto controllo. A riprova è stato citato un dato significativo: l’amministratore delegato di Valentino ha dichiarato che la redditività dei punti vendita Valentino di Milano è circa la metà di quella nelle altre piazze del mondo.
Due sono le alternative per l’evoluzione del commercio tradizionale: una forte specializzazione oppure l’alleanza per essere più competitivi.
 
6- Giovani
E’ stata sottolineata l’importanza di dare spazio e visibilità ai giovani, intesi come stilisti, manager e consumatori finali.
In particolare Milano non svolge più un ruolo di trend setter per la clientela finale e bisogna trovare il modo per renderla appealing al livello internazionale.
 
7- Milano come contesto
Tutto si riconduce ad un’osservazione “Si crea bello se si vive nel bello” (Stefania Saviolo). Oggi purtroppo Milano non è più bella come forse lo era in passato e soprattutto non esiste più un’avanguardia nel retail.
 
Milano di Moda si è conclusa con un’impressione diffusa: quella che una “cultura orientata al fare” può davvero essere utile per il futuro e per questo sarà necessario prendere delle misure per improntare un cambiamento.
Aprire una tavola permanente su questi temi è stata una delle proposte.

04/05/2005





        
  



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