Ritornare a San Benedetto dopo qualche giorno di assenza “romana” mi ha restituito una città in preda al delirio amministrativo. Ci sono le elezioni, i candidati telefonano per chiedere voti. Nulla di male, fanno il loro lavoro.

E’ per la carica di sindaco che la questione si complica. Da un lato il tridente Cdl, Tablino Campanelli, Edio Costantini e Domenico Martinelli (in rigoroso ordine alfabetico) si scontreranno con la corazzata non Potemnkin ma Giovanni Gaspari. Giornalisticamente parlando s’intende, è più la prima delle due situazioni quella più stuzzicante.

Si parta allora da un assunto. La Casa delle Libertà, alle Politiche recentissime, vinto. Un patrimonio che soltanto le faide interne potranno dilapidare.
“Ma le elezioni cittadine sono un’altra cosa” si dice “conta la capacità di ogni candidato di avere amici”. Tutto vero. Ma è più vero che Giovanni Gaspari, sono i dati delle ultime elezioni per la segreteria provinciale, è meno amato nella “sua” San Benedetto che nel resto della Provincia. Ergo, è sempre il centrodestra a fare i giochi.

Può buttare alle ortiche un prezioso budget di voti. Oppure saperlo far fruttare. Quindi sarà il primo turno a sostituire le Primarie. Da una parte e dall’altra.
Quelle che il centrosinistra si è guardato bene dal voler fare. E che qualunque candidato sicuro della propria forza (vedi Prodi) ha accettato di buon grado.

Ma torniamo alle beghe del centrodestra. Che ne ha molte. Gianluigi Scaltritti lascerà la direzione provinciale. Lui, che aveva 8 consiglieri e tre assessori, una carica da deputato. Con l’idea di presentarsi alle Provinciali è riuscito a mettersi nella posizione peggiore. Se fosse stato candidato Paolo Forlì, ad esempio, la sconfitta avrebbe fatto fare le ossa al neofita (nessuno gliel’avrebbe imputata) e si sarebbe apposto la medaglia di chi fa crescere i giovani. Era molto. Ma anche questa è acqua passata.

Ora c’è lo scontro diretto tra Edio Costantini e Domenico Martinelli. L’uno espressione del cattolicesimo illuminato, l’altro del potere. Correre separati di per sé non è un male. A patto che serva per portare maggiori consensi alla Cdl. E al ballottaggio?

Da più parti si sente dire che così non sarà. Che alcune frange dell’estrema destra preferiranno andare al mare piuttosto che appoggiare l’ex sindaco. La sensazione è che saranno in pochi. Mentre è altamente probabile che dall’altro lato, una investitura popolare del presidente del Csi potrebbe creare un terremoto.

Non sarebbe cosa da Remigio Ceroni, neo grande sponsor del medico prestato alla politica. E’ uomo dalla lunga esperienza democristiana. Un realista. Farsi del male non rientra nei suoi convincimenti.
A meno che l’astinenza dal comando (leggasi l’elezione a deputato ma di minoranza) non gli abbia cambiato i connotati politici. Quindi la “battaglia” in casa si prospetta leale. Ottenere parecchie poltrone in cambio di far ottenere la vittoria del centrodestra, è meglio che niente. Può essere anche una formula, in attesa di tempi migliori. Per mantenere comunque una città strategica tra quelle amministrate dal centrodestra. E poi giocarsi questo piccolo sacrificio in cambio di un gran bene futuro. Soprattutto se il governo nazionale dovesse durare poco.