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“Fecondazione Assistita: riflessioni sui 4 quesiti referendari”

Ascoli Piceno | Ferretti: “L’intento dell’incontro era di trasmettere ai presenti le conoscenze sull’argomento referendario per una scelta consapevole e ragionata”

di Federico Biondi

Il Circolo di Ascoli Piceno ha organizzato l’incontro “Fecondazione Assistita: riflessioni sui 4 quesiti referendari” con l’intervento del dottor Paolo Marchionni. Il dibattito è stato moderato dal presidente dell’associazione “Il Circolo” la professoressa Donatella Ferretti, “un incontro per riflettere, il dottor Marchionni ha fatto un’esposizione estremamente chiara e corretta, sia dal punto di vista scientifico che culturale”.
 
L’intento dell’incontro era di trasmettere ai presenti le conoscenze sull’argomento referendario per una scelta consapevole e ragionata. Si opta per l’astensione che non è in nome di un non impegno, in quanto è necessario prima sperimentare la legge 40, la quale disciplina una materia che prima non era regolamentata e se ce ne fosse bisogno affidare un eventuale modifica al Parlamento.
 
Dall’incontro è emerso che la legge ha una coerenza, parte dalla difesa e dalla tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito. Quest’ultimo “è uno di noi – dice il dottor Marchionni e aggiunge - è il soggetto più debole, si deve sviluppare e per questo ha bisogno di maggiore tutela”.
 
I quesiti referendari vorrebbero abrogare parti significative della legge 40 e dall’incontro si evince un chiaro No ai quesiti referendari e all’utilizzo del referendum come strumento per scardinare ciò che il Parlamento ha portato a compimento in modo coerente dopo 20 anni di lavoro.
 
L’intervento del dottor Marchionni si potrebbe sintetizzare così:
 
Il primo quesito referendario vuole far credere che sono in atto studi e ricerche che la legge 40 impedisce, in realtà non è vero, la ricerca scientifica continua grazie all’impegno di molti ricercatori e nella legge si è impedito di fare la ricerca sugli embrioni umani.
 
Il secondo quesito vorrebbe eliminare il divieto di realizzare tentativi di fecondazione artificiale da parte di coppie non sterili con il chiaro intento di tipo eugenetico, cioè di volere realizzare concepimenti e trasferimenti di embrioni solo nel caso essi siano sani e non malati.
 
Il referendum vorrebbe eliminare il divieto di mettere fino a tre embrioni nel corpo della donna, per consentire d’inserirne quanti se ne vuole, ma questo non è corretto dato che l’utero non può supportare ciò.
 
Con il referendum si vorrebbe eliminare il divieto del congelamento, ma in Italia ci sono già 30 mila embrioni congelati ai quali non si saprà cosa accadrà in futuro e continuare a produrre embrioni per congelarli appare incoerente con le finalità della legge.
 
In ultimo il divieto della fecondazione eterologa, che la legge ha posto per salvaguardare il diritto all’identità di ciascuno individuo, quindi difesa dell’identità genetica e di quella familiare, al contrario, l’abrogazione consentirebbe al bambino di nascere in un contesto biologico diverso da quello in cui viene chiamato alla luce.
 
La legge 40 afferma che i diritti del nascituro e della madre sono uguali, “si vuole eliminare con il terzo requisito referendario l’articolo 1 della legge perché qualcuno ha timore che vada ad intaccare la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, ma questo non è vero”.
 
La legge su più passaggi specifica “fatto salvo la legge 194” e questo perché nella legge sull’interruzione volontaria della gravidanza sono previsti due diritti, uno della madre e uno del concepito e solo in particolari condizioni prevale il diritto della madre sul concepito.
 
“La legge 40 non si occupa di questo argomento e pone entrambi i soggetti sullo stesso piano”.
 
Il divieto dell’uso dei protocolli operativi per la cura di alcune malattie o per ricorrere alla fecondazione assistita non costringono i cittadini italiani a rivolgersi a cliniche ospedaliere all’estero, dato che questo era possibile prima, è possibile ora e lo si potrà fare in futuro.
 
Non è in discussione il diritto delle copie di fare come meglio credono, è in discussione l’idea che l’Italia tolga valore al principio di identità e al principio costituzionale di famiglia certa. “Dobbiamo essere consapevoli che porre dei limiti in questo settore significa salvaguardare la dignità della persona, dell’individuo e della famiglia”
 
Quindi astenersi, per non assecondare questo metodo che vuole trinciare come un accetta cose molto importanti. È stato delegato in modo democratico il Parlamento a fare le leggi, lasciamo che sia il parlamento a farle ed eventualmente a modificarle.
 
“Non ci stiamo a partecipare ad un voto che si sta trasformando in maniera emotiva in una sorta di consenso elettorale, in realtà in questi argomenti non possiamo accettare che si deleghi su questioni cosi importanti, in maniera così poco prudente e trasparente”.

01/06/2005





        
  



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