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Assolutamente si....

| Se "No" è la prima parola che il bambino impara a pronunciare, "Si" è certamente la seconda. "assolutamente si" è entrato nel linguaggio quotidiano.

di emme

 Se <No> è la prima parola che il bambino impara a pronunciare, <Si> è certamente la seconda. Due avverbi contrapposti i quali, a differenza di parole come < Mamma, Papà, Pappa >, affermano la coscienza della propria individualità e, nel suono tagliente, voluttuosamente pronunciato del No!, anche la maligna essenza della propria condivisa Umanità Si può sostenere, ancora, che Si e No andrebbero qualificati come la base dell'apprendimento linguistico, la scoperta della comunicazione, l'affermazione relativa dell'autocoscienza del soggetto. Naturalmente, quando parlo del Si, intendo l' avverbio affermativo di risposta, non il Si olofrastico né il Si pronominale. Erede del latino Sicut (est), usualmente Sic ( est), non ammette, per sua natura, condizionamenti : “ Si,si; no, no – Pane, pane; Vino, vino”.

E allora : che senso ha questo nuovo “ tormentone” che rimbalza dai media al discorso colloquiale, aggiungendo avverbio ad avverbio?.

“ Assolutamente si! “ (“assolutamente no”, chissà perché, non s'usa). Ormai non si può porre la più innocente delle domande senza sentirsi rispondere “ Assolutamente si!”. Mai nessuno che dica, che so,
“ Forse”, “ Non saprei…”, “ Dipende dalle circostanze”. “ Si, ma…” e via dicendo.

Ammessa la legittimità non pleonastica dell'”Assolutamente si”, dovremmo attenderci, per coerenza, anche un “ Relativamente Si”.  E invece, niente.

 Facciamo un esempio. Durante una trasmissione di “intrattenimento” tv, il conduttore chiede all'ospite, una donna piacente, di incerta età e plurimi amanti, costretta in una taglia in meno a giustificar la tetta imbottita e trapunta che schizza fuori da un'idea di scollatura,: “ Lei si  piace? “. E quella, sventata e ‘sventurata', risponde alla domanda idiota. Implacabile, sbarrando gli occhioni sulle telecamere, non con un sorriso allusivo o, come ci si aspetterebbe da persona di spettacolo, con una battuta spiritosa, ma con un sonoro “ Assolutamente si!”. Ne deduco che, se avesse risposto soltanto Si, avremmo dovuto dubitare della sincerità dell'illustre ospite.  Presumendo poi che quell'”assolutamente” abbia un significato ad escludendum alium,, dovremmo fare tanto di cappello all'intervistatore ed all'intervistata, audacemente confessa di ‘ballar da sola'. 

            “E' una moda”, mi si può obbiettare. In effetti, è una moda ricorrente. In Europa, un tempo,  fu in voga l'esclamazione “ Mervilleux! “ e ogni oca volle la sua “Camera azzurra”, ma, poiché le graziose – non più ‘ Preziose ‘ -  ochette non capivano gran che dei discorsi di politici e filosofi che ricevevano, se la cavavano dicendo in continuazione, a proposito e sproposito, “ Merveilleux! “. Caddero nel ridicolo e furono chiamate “Les mervillleuses” . Qualcuna ci rimise la testa (“ Va bene così, signor  boia?”), qualche altra intraprese la carriera di Imperatrice.

            Sotto il Regime dell'Infausto Ventennio, entrò in uso la parola “ controproducente”, che veniva impunemente usata a torto ed a ragione. Dubitare che la guerra andasse male, prima che la faccenda diventasse un reato, era “ controproducente”; propinare un bicchiere di olio di ricino al dubbioso, era pure “ controproducente”, ma per via della scarsità della dose. Col senno di poi, che le cose andassero male e non potessero durare, si sarebbe dovuto capire da certi usi verbali.

            Quando venne la democrazia, negli anni 60, la moda era, fra altre,  “ prendere coscienza – presa di coscienza”. – All'amico anzianotto che sonnecchia sulla panchina : “ Che fai?” – “ Sono intento a prendere coscienza”. Tutti, i lavoratori, le donne, i giovani, gli Intellettuali, i Politici, erano impegnatissimi a prendere coscienza: i giovanotti borghesi, della classe operaia che non c'era più, ma non se n'erano accorti; stagionate dame insoddisfatte, della ‘condizione femminile'; Intellettuali a mezzo servizio, della organicità della cultura a questa o quella consorteria politica (…la cara anima di Benda si poteva risparmiare la fatica, dico io…). La “ presa di coscienza” aprì la strada ad un torrente di genericità lessicale: tutti parlavano, per fare un esempio, di “ sovrastrutture”, vocabolo indifferentemente riferito ad istituzioni politiche, religiose, culturali, e al superattico costruito senza licenza. “ Figlio mio, anche quest'anno ti hanno bocciato. Se non studi e non vai bene a scuola…” – “ Papà! – la Scuola è una sovrastruttura…(borghese, naturalmente, n.d.A.): cominciamo a demolirla introducendo l'esame di gruppo anche al Liceo! “ “.

            Al giorno d'oggi, i più colti ed audaci, si spingono, se gli si domanda  telefonicamente se è bel tempo  dalle loro parti, fino a glissare l'”Assolutamente si!” e rispondono “ Bella domanda !!!”
(non è un errore, lo dicono proprio con tre punti esclamativi…). Questa risposta sembra che significhi, nell'ordine: 1) Grazie di avermi fatto questa domanda. Adesso posso cominciare il comizio. 2) Queste non son cose da dibattere pubblicamente. Troppo difficili per gli utenti tv. Ne parleremo in privato od in altra occasione. 3) Non si fanno queste domande! – Scegli fra una querela ed i padrini!”. A questo punto il Lettore, esasperato, esclama : “ Ma questa è pignoleria! – In fondo la locuzione “ Bella domanda !!!” è solo  un modo di dire!”. Già: un “modo” di dire, che cosa?. E perché nessuno dice mai “ Bella risposta!” (magari con un solo punto esclamativo…).

Rispettoso come sono del lessico altrui, (si sa che ognuno usa il lessico che si merita. Però c'è, anche, la cafonaggine linguistica!) mi limito ad annotare queste mode., pienamente convinto che, nelle cose di lingua, ci vuole sempre gran prudenza a pronunciarsi. (lo  disse , sulla fede di De Santis,  G.Leopardi – quello del Passero solitario, proprio Lui, uno che di Lingua se ne intendeva - , una sera che, per non mangiar gelati, era andato a sentire che si diceva in casa Puoti). Tuttavia la lingua è la cultura, il carattere, direbbe Croce, di un Popolo. Usar male della Lingua è, alla lunga, un buttar alle ortiche tonaca e Storia e diventare stranieri alla propria Nazione. Ben lo sanno quei sapienti che pretendevano di parlare soltanto il morto Latino e, da ultimo, quel Cattolicesimo costretto, per ritrovare le proprie radici ed una possibilità di consonanza di intenti con la gente, a  tradurre  la Messa in volgare idioma

Ma, per tornare ai malvezzi quotidiani,  quello che mi sconcerta è che nessuno, fra quanti usano i topòi di cui ho detto sopra,  mai dica “ Brutta domanda!”. Eppure, dati i tempi…

“ E che vorresti?, che tutti parlassero come un libro stampato, o, peggio ancora, che si facessero capire quando parlano e scrivono?!…”, mi chiede il mio amico  Carneade, cui ho incautamente confidato i miei dubbi.  La mia risposta è scontata: “ Assolutamente, Si!”..

                                    emme

 

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03/06/2003





        
  



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