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Marche Endurance si tinge di Rosa

Ancona | "Voci di donne arabe" al Teatro Cortesi di Sirolo

Se si dovesse dare un titolo a quanto è emerso questa mattina al Teatro Cortesi di Sirolo, nel corso di" Un momento d'incontro imprenditoriale e culturale al femminile - Voci di donne arabe", nell'ambito di Marche Endurance, sarebbe: "Dobbiamo osare di più", suggerito dalla senatrice Stefania Giannini, già Rettore dell'Università per stranieri di Perugia .

Alla quale ha fatto eco, Thuraya Al Awadi imprenditrice emiratina: "Dialoghiamo e scambiamo di più esperienze tra donne." Un talk show tutto al femminile condotto da Jole Saggese di Class CNBC al quale hanno preso parte gli assessori regionali alle attività produttive Sara Giannini, ai diritti e alle Pari Opportunità, Paola Giorgi, il presidente del Tavolo per la internazionalizzazione delle imprese femminili del ministero dello Sviluppo economico, Mirella Ferlazzo, l'esperta culturale per i Paesi del Golfo del ministero Pari opportunità, Alessandra Priante, la chairman Emirates Business Women Council, Fatima Obeid Al Jaber,la psicologa e ricercatrice, Sultana Othman e la Board member Emirates Business Women Council, Reed Al Shuryani Al Dhaheri.

Nel corso dell'interessante dibattito sono emerse alcune informazioni che si allontanano parecchio dallo stereotipo della donna araba sottomessa e poco emancipata. Almeno negli Emirati Arabi Uniti le donne studiano, lavorano ed hanno spesso una posizione di leadership governativa e nel mondo degli affari. Basti pensare che il 70% dei laureati negli EAU sono donne e il 20% delle aziende sono rette da manager donne.

"Nel nostro Paese - ha detto la senatrice Giannini - anche i livelli alti di Governo sono accessibili alle donne e la legislazione italiana è molto avanzata nella tutela della maternità e del lavoro femminile, ma non sempre è generalizzata nella società una effettiva parità, derivante da carenze di servizi come gli asili nido. Ci sono contraddizioni ora anche nel modello culturale: di fronte ad un avanzamento dei diritti non dobbiamo dimenticare 124 "femminicidi" in un anno consumati in ambiente domestico. Certamente qui oggi parliamo con una fascia alta di donne arabe altamente scolarizzate che hanno forti opportunità ma non è purtroppo un fatto consolidato in tutto il Medio Oriente."

 Fatima Obeid Al Jaber ha riferito che "anche negli Emirati Arabi Uniti la donna è tutelata sia nel settore pubblico che privato e si segue con tenacia il principio dell'uguaglianza e delle pari opportunità. Non ci sono problemi di remunerazione paritaria con gli uomini ". Per Thuraya Al Awadi, imprenditrice e mamma di sette figli , "il sogno si è realizzato: dirigere un'azienda e ho ricevuto tutto il supporto possibile. Noi siamo un Paese conservatore però i promoter principali dei diritti delle donne sono proprio i nostri leader politici uomini".

Paola Giorgi, ricordando il ruolo duplice della donna e la necessità di trovare soluzioni per la conciliazione dei tempi di cura, ha ricordato la legislazione regionale che prevede un ruolo femminile declinato a 360 gradi nella comunità, ed ha poi ribadito l'esigenza di maggiore consapevolezza per le donne dei propri mezzi e dei propri valori oltre che di lavorare insieme agli uomini e non in competizione."

Sara Giannini ricordando la dichiarazione della Banca d'Italia:" se tutte le donne lavorassero, il PIL italiano crescerebbe di 7 punti percentuali" ha dall'altra parte sottolineato che l'accesso al credito finanziario per le donne è molto più difficile, il costo del denaro per le donne è molto più alto perché per le banche la donna è meno affidabile, penalizzata dal lavoro di cura della famiglia, mentre in altri paesi europei è il contrario: si riconosce la volontà di impegno delle donne nel lavoro. Un modello culturale che va corretto se si vuole contribuire ad uscire dalla crisi. Se una differenza dobbiamo riconoscere tra le donne degli Emirati Arabi e quelle italiane è che in Italia la battaglia per i diritti delle donne è stata fatta molti anni fa e siamo arrivate quasi ad un "culmine", con una situazione aggravata anche dalla crisi, mentre per i Paesi Arabi si tratta di un'ascesa verso quei diritti, in territori che sono in netta fase di espansione economica." 

La Priante ha sottolineato che le "emiratine rispetto alle italiane vivono con più ottimismo e tra loro c'è una forte forma di sostegno reciproco nel perseguimento degli obiettivi. Oltre al reciproco dialogo è importante che le donne abbiano dei modelli perché questi le fanno progredire e seguire gli esempi di altre donne".

"Negli Emirati Arabi Uniti - ha detto Sultana Othman - le donne assumono un ruolo fondamentale nella società affrontando delle sfide tanto che circa 20mila aziende sono fondate da donne".

"Il 23% delle PMI italiane sono imprese femminili - ha rimarcato Mirella Ferlazzo - e nonostante la crisi economica hanno resistito meglio. Questo deve far riflettere, per trovare nuovi strumenti per accompagnare le nostre imprese femminili ai processi di globalizzazione al fine di svilupparle maggiormente ".

15/06/2013





        
  



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