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Innovazione come fattore di sviluppo economico del territorio.

Ascoli Piceno | Presentati i risultati dello studio promosso dalla Fondazione Carisap, in collaborazione con l’Assindustria di Ascoli Piceno.

di Stefania Mistichelli

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Si è tenuto oggi, presso l’Auditorium della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli, il convegno “Innovazione e fattori di sviluppo economico del territorio. I risultati di un’indagine campionaria sui fattori di sviluppo del Piceno”.

Presenti in platea il presidente della Provincia di Ascoli Massimo Rossi, il presidente dell’Assindustria Ascoli Adriano Federici, il direttore di Assindustria Luciano Vizioli, il presidente Gruppo Giovani Imprenditori Simone Mariani e il direttore della Zona Territoriale 13 dell’ASUR ingegner Maresca.

Dopo i saluti della Fondazione Carisap, che, in strettissima collaborazione con la Assindustria di Ascoli Piceno, ha promosso questa ricerca sui fattori di sviluppo nel territorio piceno, il convegno è entrato nel vivo, con la presentazione dello studio ad opera del Professor Marini – docente di Teorie dello Sviluppo Economico dell’Università della Calabria.

Il professor Marini ha illustrato la ricerca, inquadrandola in generale e parlando in particolare degli “Atteggiamenti imprenditoriali come fattore di sviluppo”.

Il professor Pollini, docente dell’Università di Trento, ha trattato nello specifico il tema del ruolo del rendimento delle istituzioni, partendo dall’ipotesi, nuova in campo sociologico, che l’agire e il ruolo del funzionario sia compatibile con la crescita economica.

La ricerca è stata di tipo comparativo, mettendo in relazione i dati relativi a tre comprensori: quello del Piceno, quello di Vallagarina (TN) e quello di Sibaritide (CS). La metodologia della ricerca è consistita nell’intervistare cento imprenditori e cento impiegati nella pubblica amministrazione per zona, per andare ad individuare quali siano le chiavi del successo delle imprese, considerando tre ordini di fattori: le dotazioni di risorse, le norme e le preferenze socio-culturali e i comportamenti.

I risultati emersi ci dicono che i fattori che maggiormente incidono sullo sviluppo delle imprese sono la propensione all’innovazione dell’imprenditore, correlata ad un’alta frequenza di cambiamenti.
Parallelamente, laddove si registra un elevato assenteismo della Pubblica Amministrazione, si rileva una minore crescita economica; questo dato si potrebbe leggere anche nei termini invertiti, cioè l’alto rendimento della Pubblica Amministrazione è collegato positivamente al rendere più competitive le aziende del territorio.
 
Tali risultati coincidono con la teoria schumpeteriana, secondo cui l’innovazione è la chiave della crescita, e con quella di Fuà, secondo cui fondamentale è il fattore OI, Organizzativo – Imprenditoriale.

Altro risultato positivo è che la predisposizione all’innovazione sia correlata strettamente alla giovane età degli imprenditori; ciò significa che le tendenze spontanee delle evoluzioni sociali vanno nella direzione giusta, e che sarebbe auspicabile favorire il ricambio generazionale ai vertice delle aziende e costruire la formazione attorno alle aziende leader del territorio.

In sintesi quindi tre i fattori su cui lavorare per lo sviluppo delle nostre aziende:
1. la centralità della figura dell’imprenditore innovatore;
2. l’importanza del ricambio generazionale
3. il rendimento della Pubblica Amministrazione

A questo proposito il presidente della Provincia Rossi ha evidenziato come nel nostro territorio “siamo ottimi produttori, ma un po’ carenti nella capacità innovativa e nella penetrazione del mercato”. Il presidente assicura la massima disponibilità dell’amministrazione a dare il proprio contributo in termini di
– servizi al sistema economico;
– creazione di un ambiente predisposto all’innovazione, dove sia agile il meccanismo concertativo.
La provincia in questo senso è impegnata nella creazione di un Tavolo di progettazione economica concertata, con lo scopo di produrre un piano di sviluppo sul territorio, favorendo la formazione degli imprenditori e la relazione tra università e imprese.

A chiusura dell’incontro, moderato da Ugo Bertone (editorialista e direttore di Borsa & Finanza), le conclusioni sono state affidate al Professor D’Antonio – docente ordinario di Economia dello Sviluppo dell’Università Roma Tre nonché collaboratore de Il Sole 24 Ore ed Il Mattino di Napoli.

Sua la proposta di stabilire rapporti intensi di collaborazione tra le istituzioni pubbliche e gli imprenditori, secondo il principio di sussidarietà, creando istituzioni intermedie tra i Comuni interessati e i livelli istituzionali più alti, come per esempio le Agenzie Regionali Strategiche per lo Sviluppo Territoriale e Locale (ARSTEL), cui ha fatto cenno recentemente il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca.

Tali agenzie potrebbero “favorire il dialogo e la collaborazione tra imprenditori che operano nella stessa filiera produttiva, assecondare gli sforzi degli imprenditori nel diversificare la fornitura, attrarre investimenti imprenditoriali esterni”.
Per evitare la caduta di queste agenzie in errori quali privilegiare le procedure a scapito delle tecniche o il prevalere degli interessi dei ricercatori o degli studiosi lontani  dai fabbisogni delle imprese, è importante che la presenza degli imprenditori negli organi d’amministrazione di queste istituzioni sia ampia.

“Non c'è nulla di fatale, d'ineluttabile nel declino industriale del nostro Paese. – conclude D’Antonio – L'Italia dispone di ampie risorse umane, da valorizzare e da qualificare, tra gli imprenditori, i lavoratori, gli amministratori pubblici, gli studiosi. La crisi economica che attraversiamo impone a questi soggetti di superare atteggiamenti particolaristici, di chiusura corporativa. Non è questo il tempo perché ciascuno coltivi solo il proprio orticello. Come suggeriva Voltaire a chiusura del suo Candide. E' il tempo di guardare anche agli orti dei vicini sapendo che la prosperità degli altri è condizione anche della nostra prosperità individuale”.

15/06/2005





        
  



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