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Lo sviluppo della Pesca meccanizzata sambenedettese

| La nascita della S.A.P.R.I. dei Fratelli Merlini.

di Ugo Marinangeli

Con la data del 30 agosto 1923 si costituiva la S.A.P.R.I.( Società Anonima Pesca e Reti Italiana) da parte del Fratelli Merlini: Filippo, Volga, Raffaele e Francesco. La società, che aveva la sua sede a Roma, aveva per scopo:
a) la pesca in genere con battelli a vapore in alto mare con speciale riguardo all'Adriatico, il trasporto, la conservazione e lo smercio del pesce;
b)la fabbricazione di spaghi, corde e reti a strascico e di quant'altro possa essere necessario per l'esercizio della industria della pesca.

Presidente della Società era il Comm. Filippo Merlini, ardito ed intelligente pioniere della pesca atalantica e della profonda trasformazione della nostra flottiglia da pesca fino ad allora vincolata a criteri e tradizioni di carattere artigianale e familiare.
La S.A.P.R.I. acquistò alcuni vecchi piroscafi residuati di guerra che la Germania consegnava all'Italia in conto riparazioni.

Esaminata la possibilità di trasformarli ed utilizzarli per la pesca, portava in Italia sei unità: Pegaso, Procione, Perso, Sirio, Orsa e Orione che venivano subito utilizzate nella pesca nell'Adriatico e nel Mediterraneo, con base a Lampedusa. Ma altre idee dovevano essere verificate e le sei unità, i piropescherecci della SAPRI, attraversarono lo stretto di Gibilterra nel 1926 ed iniziarono la pesca lungo le coste africane della Mauritania. A volte, soprattutto nel periodo estivo, i piropescherecci compivano rapide pescta vicino alla costa sambenedettese( le cosidette cacciatelle) per fornire di pesce fresco i consumatori fra i quali si notavano già i primo "forestieri", i primi turisti di Roma e Milano, accanto a quelli tradizionali della vicina Ascoli.

Nel 1938 la flottiglia della SAPRI aumentava di altre tre unità: "Orata", "Granco" e "Nasello" le quali si spinsero nei mari del Nord, sulle coste della Groelandia e nella Isole Spitsberg, sulle rotte polari alla pesca del merluzzo che poi veniva portato in Italia e gustato sulle nostre mense.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1940, le unità di questa flottiglia vennero tutte requisite ed adibite al taglio ed al recupero dei cavi telefonici sottomarini che univano l'Isola di Malta e Gibilterra.
Nella città di Zara, in Dalmazia, la SAPRI aveva costruito il più grande setificio meccanico d'Europa che fu prima bombardato e poi confiscato dalle autorità jugoslave, dopo la fine della guerra.

Il Comm. Filippo Merlini, che tanto aveva contribuito all'utilizzazione massima nel settore della pesca di tutti i progressi tecnologici e scientifici nel campo delle costruzioni navali e delle attrezzature di bordo, moriva il 23 dicembre 1968.
Instancabile consigliera e di costante e valido aiuto era anche la mamma, Benedetta Ottaviani Merlini "la pannellette", che per i meriti acquisiti nell'attività peschereccia, aveva meritato la nomina a "commendatore".
I piropescherecci non avevano la possibilità di entrare nel porto per cui, al loro arrivo, si iniziava il lavoro di scarico ad opera dei braccianti di mare, "i zautte", che si accostavano al natante con barche a remi.

Nel pomeriggio invece tornavano i pescherecci che esercitavano la pesca costiera, spesso seguiti dalle lancette con le loro vele variopinte che donavano accenti pittoreschi a  tutto l'insieme.

La S.A.P.R.I. svolgeva anche un'ottima azione pubblicitaria al fine di favorire il consumo del pesce aprendo a Roma finanche sette rivendite. In un opuscolo si illustrano le caratteristiche del prodotto ittico della Sapri perché:
1- Pescato lontano dalle coste e in fondali superiori ai cento metri;
2- Perché trasportato rapidamente a terra entro celle di assoluta pulizia;
3- Perché a bordo della navi viene confezionato in modo da non soffrire nel viaggio in ferrovia, dal porto di sbarco alle città dove verrà venduto.
E concludeva: "volete la salute? Volete l'economia? Volete aiutare la grande industria nazionale della pesca? Esigete il pesce della Sapri." Alla fine poi venivano riportate "Istruzioni e ricette culinarie" per le varie qualità di pesce e per i diversi modi di cottura.

Ormai l'avvio per la trasformazione industriale della pesca era stato dato, il cammino da percorrere era stato tracciato in modo chiaro e preciso tanto da richiamare l'attenzione e l'intervento delle Autorità governative su tutta la problematica della pesca e sul ruolo che essa poteva svolgere nell'economia nazionale e nel settore alimentare.
Ed i pescatori sambenedettesi affrontarono il mare con i nuovi mezzi meccanici con altrettante baldanza e sicurezza, sospinti dalla passione e dedizione di sempre.

E venivano costruiti i nuovi natanti, in Ancona o a Civitanova, e sopra di essi salivano le nuove generazioni per affrontare le più diverse platee, le varie zone di pesca che si presentavano e che venivano indicate nella prospettiva di nuovi e maggiori risultati.
Iniziava così un crescente movimento di pesce presso il nuovo mercato all'ingrosso si potenziavano le attrezzature di bordo e si miglioravano le infrastrutture a terra.
La crescita della flottiglia peschereccia, l'innovazione della motorizzazione e l'utilizzazione, dopo la prima guerra mondiale, dei piropescherecci diedero notevole sviluppo a tutta la produzione ittica ed all'attività commerciale e posero il nostro Centro all'attenzione della vita economica nazionale.

**da San Benedetto e l'attività peschereccia edito dall'istituto professionale di stato per l'industria e l'artigianato di San Benedetto, in occasione del 40° della sua istituzione.

28/06/2003





        
  



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