Trenitalia: la saga del disservizio continua sui binari
San Benedetto del Tronto | Tra mancanze da denuncia, carenza di innovazione e tagli indiscriminati la Compagnia si candida al titolo di Rapace d’oro.
di Martina Oddi

Antefatto. Trenitalia riformula la sua strategia di (sotto) sviluppo e decurta quasi tutte le fermate dei treni di breve e lunga percorrenza della stazione strategica di San Benedetto. Poi di fronte alle proteste di utenti e Istituzioni ripristina i treni regionali e due corse dirette per Milano, senza specificare se si tratti di un provvedimento valido solo durante la stagione estiva.
Fatto. Comincia l'estate e se fino al gran caldo le manchevolezze erano imperdonabili, senza aria condizionata con più di trenta gradi su vagoni vecchi e arroventati, diventano insopportabili. Ma di routine, se nel giro di dieci giorni il ‘guasto regolare' si ripete con costanza da record.
Oltre il danno la beffa. La compagnia però un regolamento ce l'ha, anche se si stenta a crederci. Se l'operatore della biglietteria sbaglia a scrivere il giorno della partenza sul biglietto, il malcapitato viaggiatore viene spintonato giù dal treno, tra gli insulti dei due controllori che nemmeno l'indignazione degli altri passeggeri solidali con lo sprovveduto - colpevole di non aver dato per scontato l'errore controllando di conseguenza scrupolosamente il biglietto - riescono a contenere. Se però si parte alle 15.00 di un torrido venerdì con l'aria condizionata che non va, i controllori diventano affabili e premurosi, fino a preoccuparsi di distribuire gratuitamente bottigliette di acqua fresca.
La misura è colma. La sventurata viaggiatrice con il biglietto sbagliato viene sbattuta giù dal treno freccia bianca 9809 Milano - Ancona delle 10.35, e costretta a cambiare il biglietto a terra nella stazione di Piacenza, aspettando un'ora nell'asfisia di una mattinata di cemento (venerdì 22 giugno alle ore 11.26), attonita e muta. I passeggeri del treno freccia bianca n. 9819 delle 15.35, lasciati a soffocare senz'aria condizionata sull'interminabile tratta Milano - Bari di un altro ordinario venerdì (28 giugno) invece non ci stanno a subire l'ennesimo abuso e reagiscono. Si attivano con una raccolta di firme e si rivolgono a un avvocato.
L'aquila e il gregge. Riusciranno gli agnelli dell'Adriatico, penalizzati da disservizi puntuali come l'assoluta assenza di investimenti lungo la dorsale, a mettersi al riparo dagli attacchi ai propri diritti della rapace compagnia che punta senza scrupoli di sorta al profitto selvaggio, non curante del proprio dovere di fornire un servizio pubblico?
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29/06/2012
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