L'evento è stato organizzato dall’associazione "I luoghi della scrittura", nell’ambito della sesta edizione del Festival letterario “Piceno d’autore”, incentrato quest’anno sul tema dell’economia. Partendo dai recenti dati ISTAT, che confermano un leggero aumento del PIL e la relativa uscita dell’Italia dalla recessione, gli ospiti intervenuti hanno tracciato un quadro esauriente della nostra situazione economica e sociale e del futuro che sembra attendere il nostro paese. La crisi che stiamo vivendo è l’estremo risultato di decenni di storia in cui, sin dagli anni ’70, l’Italia ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità subendo, inoltre, le conseguenze di un’instabilità politica e di una corruzione sempre più crescente. Nonostante il fatto che, come è stato rilevato durante il dibattito, gli italiani siano tra i più ricchi d’Europa in quanto a patrimonio, generalmente ereditato dai nonni o dai genitori, sono, però, quelli con uno tra i più bassi redditi pro capite.

La ricchezza patrimoniale, quindi, ancor più perché è enormemente tassata, non può garantire una sicura stabilità economica, se purtroppo non è supportata da un reddito sufficiente a garantire dignitose condizioni di vita. Insomma, il patrimonio, a lungo andare, può esaurirsi se non esistono altri mezzi di sussistenza. Riguardo alla spinosa e centrale questione dell’uscita dal tunnel, quindi, gli economisti ospiti sembrano tutti essere d’accordo nel ravvisare timidi segnali di ripresa, anche se i dati attuali, che ce lo fanno pensare, non soltanto vanno letti con cautela, ma analizzati e giudicati a lungo termine. L’Italia, però, come è stato detto, ha un forte potenziale di risorse e di ricchezza, costituito in gran parte dalle piccole e medie imprese manifatturiere.

Il prodotto artigianale, made in Italy, è, dunque, ciò che piace al mondo e ciò che ci contraddistingue nel mondo. Ma è soltanto lavorando su questo aspetto e potenziandolo, che potremo ancora avere un peso a livello internazionale e, di conseguenza, aumentare le esportazioni dei nostri prodotti all’estero uscendo, così, da una crisi che ha portato inevitabilmente al declino della classe media e a un aumento del numero dei poveri. Un altro importante accento è stato posto sul tema dell’istruzione. Soltanto una politica mirata a una più specifica formazione scolastica e professionale potrà aiutarci ad acquisire le competenze necessarie affinché gli italiani possano essere ancora competitivi nel mondo. Ovviamente, bisognerà lavorare insieme, di comune accordo, ricordandoci che l’Italia non deve fare concorrenza a se stessa, ma continuare sempre di più a far parte di un sano competitivo mercato globale.

Non dobbiamo, quindi, fermarci, altrimenti saremmo condannati al declino. Un ringraziamento, dunque, va ad Antonio Belloni, Marco Bettiol, Valerio Castronovo e Alessandro Barbera per averci saputo fornire in maniera chiara e stimolante numerosi spunti di riflessione ed elementi di, seppur cauto, ottimismo. E un grazie anche a Roberto Ippolito, che ha coordinato l’incontro in modo lucido e misurato. Una speranza per il nostro futuro forse ancora c’è e, sinceramente parlando, se ce l’hanno data gli addetti ai lavori, non possiamo far altro che crederci.