Il presidente della Regione, D'Ambrosio, alla Conferenza sull'Immigrazione
| Nelle Marche vivono 41.500 extracomunitari. Per il presidente della Provincia, Colonnella, il Prestito d'onore ha funzionato.
Anche per l' immigrazione vale un "modello marchigiano". È il dato saliente emerso dalla I Conferenza regionale sull' immigrazione, organizzata da Regione Marche, Provincia di Ascoli
Piceno e Consulta per l' immigrazione e apertasi oggi al Palacongressi.
Un appuntamento teso a monitorare un settore complesso, descrivendone situazione e problemi attraverso due indagini: una presentata da Emmanuele Pavolini, ricercatore dell'Università Politecnica delle Marche, e incentrata sulla realtà regionale; l' altra di Enrico Pugliese ,Università di Napoli, sulla situazione italiana. Dai dati emerge che anche per
l' immigrazione esiste una situazione specifica marchigiana, una regione dove gli stranieri sono circa 41.500 (il 2,8% della popolazione), con un tasso di crescita che fra il 1990 e il 2000 è stato il più alto a livello nazionale.
Un' altra particolarità è rappresentata dalla distribuzione geografica. Mentre a livello nazionale un immigrato su due risiede in comuni oltre i 50 mila abitanti, nelle Marche il 40% ha scelto di vivere in centri sotto i 10 mila abitanti, pienamente in linea con la tendenza della
popolazione locale.
Per quanto riguarda la religione, oltre il 40% degli immigrati è di fede musulmana, e anche questo, afferma l' indagine, contribuisce al fatto che un marchigiano su tre percepisca lo straniero come una possibile minaccia sociale o culturale, e comunque come un apporto non necessario al mercato del lavoro. Che, al contrario, assorbe una sempre maggiore
percentuale di immigrati, con un' impresa su sei che ha al suo interno lavoratori stranieri.
"Nella regione, complessivamente, sono molti di più i segnali positivi rispetto a quelli negativi" ha sottolineato il presidente della giunta regionale Vito D'Ambrosio. "I reali problemi di intolleranza sembrano essere minimi, mentre la maggior parte degli immigrati ha saputo accettare il contesto entro il quale vive e lavora, senza perdere la propria identità culturale".
"Certo - ha aggiunto D'Ambrosio - dobbiamo stare attenti a evitare il rischio che l'integrazione avvenga principalmente a livello lavorativo e che, una volta finito il turno di lavoro, marchigiani e immigrati non abbiano contatti di sorta".
La questione del voto amministrativo agli stranieri è stata invece sollevata dal presidente della Provincia di Ascoli Piceno Pietro Colonnella. "Un nodo da sciogliere" l' ha definito l' amministratore, "così come quelli della ricerca dell'alloggio e della regolarizzazione delle badanti". Secondo Colonnella, un segnale positivo viene comunque dal mondo dell' imprenditoria.
"Sono diversi - ha spiegato - gli immigrati che, anche attraverso il prestito d' onore, cercano di mettere su un' attività imprenditoriale, e anche questo porterà a una maggiore integrazione".
Ai lavori sono intervenuti anche gli assessori regionali Ugo Ascoli e Marcello Secchiaroli, l'assessore provinciale Patrizia Rossini, il sindaco di San Benedetto Domenico Martinelli e
Nanmonday Kokou Vincent, presidente della Consulta regionale per l'immigrazione.
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07/06/2003
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